Medium e Piramidi
Il racconto
Mi guarda negli occhi. Lo guardo. “Ciao”, dice lui. “Ciao”, dico io. “Ma allora vi conoscevate già!”, interviene delusa A., la mia amica che mi ha portato da lui pensando di farmi una grande sorpresa. “Sì, – dice lui – da un centinaio di anni” “Di più”. Dico io. “Vuoi volare?”, dice M. rivolto al bambino –. “Siii!”, risponde lui eccitato. “Allora vieni”, lo prende per mano. A. ed io li seguiamo con una certa preoccupazione. Ci conduce in una stanza arredata semplicemente, una scrivania, qualche sedia e le pareti ricoperte da librerie sovraccariche di libri. Ne individuo subito alcuni con il suo nome sul dorso, so che ne ha scritti tanti, molti sulle Piramidi, è un grande esperto in materia. “Vieni, – dice al piccolo – siediti qui di fronte a me, ora metti il palmo delle tue mani sulle mie e… vola!” “Sto volando, sto volando!”, grida il bambino euforico. Naturalmente non si è mosso dalla sua sedia. “Fammi scendere, sto arrivando al soffitto”. Io guardo preoccupata. M. intercetta il mio sguardo “Sta’ tranquilla, il volo è già finito”. “E’ stato bellissimo!”, questo è mio nipote. Non preoccuparti, – ripete – il volo è già finito” “È stato bellissimo!” “Sì, ma ora basta con questi giochetti!”, intimo. Mi fissa, il capo oscilla quasi inavvertibile. Distolgo lo sguardo. “Non tentare di ipnotizzarmi, – dico – non ci riesci”. Ride: “Sei una tosta. Vuoi fare una regressione? – mi provoca – Ti faccio andare indietro nel tempo”. “Neanche per idea, non scherzo con queste cose”. “Sapete, – dice rivolgendosi ad A. e a me – alcune sere fa abbiamo fatto andare indietro una nostra amica, ha visto che era vissuta a Torino cinquant’anni prima, ha descritto esattamente la casa dove avrebbe abitato dandoci anche altri particolari. Uno di noi è andato a verificare, combaciava tutto esattamente”. “È possibile, – dico, per niente impressionata, – so di altre storie anche più emozionanti”. Interviene pochissimo, è chiaro che si diverte. Il piccolo sfoglia un libro sulle Piramidi che M. gli ha messo fra le mani. “È vero che hai dormito in una Piramide? Cosa hai visto?”, gli chiede, M. è impallidito e cambia discorso, non indaghiamo oltre”. “Mostragli i tuoi quadri”, dice A. che mi ha sollecitata a portare un album di foto della mia produzione più recente. Guarda con interesse: brevi, appropriati commenti, poi si sofferma a lungo su uno dei miei Segni zodiacali, il Segno del Cancro. Un volto femminile enigmatico e altero con una gran massa di capelli e un grande granchio in primo piano. “Ma questa è la Gazzera!” “La che? Che è il granchio?”, dico in un italiano approssimativo. Mi guarda male. “Questa è la Gazzera, il mio Spirito guida, una famosa medium degli inizi del secolo scorso. “Ma va, – dico molto colpita – non ho avuto una modella, è venuta così”. Si è alzato, e avvicinandosi ad una delle librerie ha preso un libro di modeste dimensioni evidentemente tante volte sfogliato, lo apre con sicurezza ad una pagina con una foto. “Ma è lei!”, esclama il piccolo che si è avvicinato. “E lei!”, conferma A. Non commento, improvvisamente ho freddo. Quando andiamo via ci salutiamo come se dovessimo rivederci il giorno dopo. Trascorrono alcuni anni, non ci siamo più sentiti, A. mi dice che ha una torre, credo in Toscana, ci si è rinchiuso da mesi e sta facendo esperimenti alchemici. Anche con A. ci vediamo poco, il piccolo è ora un bel ragazzo alto e mi dà sempre molta gioia. Poi un giorno la mia amica viene a trovarmi: “M. è morto”. “Ci rivedremo fra cent’anni”, dico pensosa. A. mi guarda senza parlare e non commenta. © Riproduzione riservata