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Ma il Comune non espone la bandiera della pace Involontaria dimenticanza o scelta politica dell'amministrazione di centro-destra?
15 marzo 2003

Sono rimasto deluso e rattristato nel constatare che il Comune di Molfetta non ha esposto la bandiera multicolore simbolo di pace, in occasione della manifestazione internazionale per la pace del 15 febbraio scorso, svoltasi in tutto il mondo, con cortei di imponenza mai vista prima, in seicento grandi città del pianeta, dall'Australia all'estremo oriente, dall'America all'Europa e con la partecipazione di oltre centodieci milioni di persone, senza contare i miliardi di bandiere esposte alle finestre. La cosa mi sembra tanto più grave se penso che Molfetta è stata per dieci anni la patria adottiva del Vescovo Mons. Tonino Bello, Presidente nazionale di Pax Christi, strenuo difensore dei diritti dei poveri e degli oppressi, della vita, della giustizia e soprattutto della pace. E non a caso questa città gli ha anche conferito la cittadinanza onoraria. Molfetta è anche “Città della Pace” come recitano i cartelli stradali posti sulle strade di accesso alla città. Voglio anche ricordare che quest'anno ricorre il decennale della morte del Vescovo, che con la sua opera appassionata ed il suo esempio ha dato luce e lustro alla nostra città, facendola conoscere in positivo in Italia e all'estero. Anche solo per questo sarebbe stato doveroso esporre la bandiera della pace. I colori rappresentati nella bandiera simbolo della pace, come tutti sanno, sono i colori dell'arcobaleno, segno biblico di pace fra Dio e gli uomini, fra cielo e terra, dopo il diluvio universale. Rappresentano idealmente anche le tante razze umane che realizzano la “Convivialità delle differenze”, tanto cara a don Tonino Bello, che portò quella bandiera, con tanto sacrificio e fatica, a Sarajevo durante la guerra di Jugoslavia. Subì per questo anche dileggio e offese da parte di molti personaggi e ambienti che all'epoca consideravano inopportuni e pericolosi i suoi comportamenti. La bandiera arcobaleno è un simbolo trasversale universale, non politico, non appannaggio di alcun gruppo o fazione o partito. Infatti è condiviso da tante persone ed è stato esposto da centinaia di Comuni di ogni colore politico, dalle Chiese, dalle Associazioni non solo “pacifiste”; persino la Regione Puglia ha dato prova di sensibilità esponendo la bandiera davanti alla sua sede e inviando il proprio gonfalone all'immenso corteo per la pace di Roma. Anche il Consiglio comunale di Bari ha deciso di imbandierare con questo simbolo il lungomare della città e corso Vittorio Emanuele; e così tanti Comuni di Puglia, come Gioia del Colle e altri. Voglio sperare che qui da noi si sia trattato di una involontaria dimenticanza di chi rappresenta la nostra città nella sua interezza, certamente non solo questo o quell'altro credo politico, e non di meschini calcoli o, peggio, di supina sudditanza. Fra meno di un mese vedremo certamente tanta gente partecipare compunta e commossa alle celebrazioni e alle cerimonie di commemorazione del decennale della morte di don Tonino Bello. Verranno fatti tanti bei discorsi ufficiali, peraltro già iniziati, e spero che in quelle occasioni, oltre ad evitare strumentalizzazioni e ipocrisie, venga anche data qualche spiegazione pubblica ai cittadini molfettesi, che pure a centinaia hanno esposto la bandiera della pace alle loro finestre e che non si sarebbero certo risentiti se la bandiera fosse stata posta per qualche giorno accanto alla bandiera tricolore e a quella europea, senza minimamente voler mancare di rispetto a queste ultime. Sono fermamente convinto che manifestare la voglia di pace è un atto che si pone al di sopra e al di fuori da qualsiasi interesse, che alberga nella coscienza di ogni uomo e che richiede anche coraggio. Per dirla con Spinoza: “La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d'animo, una disposizione alla benevolenza”. Mauro Binetti
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