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Luci e suoni a Levante, questa sera i Carmina Burana all'anfiteatro di Ponente a Molfetta
30 agosto 2013

MOLFETTA - Gli inni a Bacco e al buon cibo, le canzoni d’amore ad alto contenuto erotico, le parodie blasfeme della liturgia. Ma anche il rifiuto della ricchezza e la lucida condanna della curia romana, in cui gran parte dei suoi componenti erano unicamente dediti alla ricerca e alla conservazione del potere. È sconcertante l’attualità dei temi cantati nei Carmina Burana, antico manoscritto tedesco risalente al 1230 e ritrovato solo nel 1803 nel monastero benedettino di Benediktbeuren, nelle Alpi Bavaresi. Il nome fu dato da Johann Andreas Schmeller, quando nel 1847 ne uscì la prima edizione completa. Mentre Carl Orff (1895-1982) musicò i poemi tra il 1935 e il 1936, modificandone i temi originali e consegnandone diversi alla storia.


Questa sera, venerdì 30 agosto, alle 21, nell’ambito della quarta edizione di «Luci e suoni a Levante» (rassegna organizzata dalla Fondazione Musicale Valente), all’Anfiteatro di Ponente a Molfetta, i Carmina Burana di Orff riecheggeranno in tutta la loro imponenza, grazie all’Orchestra del Conservatorio «Tito Schipa» di Lecce, diretta da Giovanni Pellegrini e al coro ARCoPu (Associazione Regionale Cori Pugliesi), formato dai migliori coristi provenienti dall’intero territorio regionale (ingresso libero).
I Carmina Burana sono ingiustamente conosciuti a metà (se non meno) dal grande pubblico: è un po’ la croce e delizia di questa composizione, entrata nella storia soprattutto per il primo brano (O Fortuna), capace di entusiasmare registi, produttori, coreografi e pubblicitari che l’hanno esibito in overdose sui media più disparati, solleticando il gusto di tutti coloro che magari non hanno mai messo piede a un concerto di musica classica. Oggi quasi nessuno si sogna di andare a rivedere un film onesto ma mediocre come Excalibur, ispirato alla vicenda di re Artù: eppure tutti ricordano la cavalcata nella foresta sotto lo squarcio sonoro, possente e incitante del primo grandioso brano. Merito della musica a contatto con le immagini, legame che crea, a volte, una potenza espressiva senza pari; ma è indubbio il fascino ritmico e trascinante che inneggia alla sorte con questi versi: O Fortuna, velut Luna, statu variabilis, semper crescis aut decrescis («O Sorte, come la Luna mutevole, sempre cresci o decresci»).

C’è anche chi, come Alessandro Baricco, sostiene che i Carmina Burana di Orff, la prima volta che si ascoltano affascinano, la seconda volta incuriosiscono, la terza creano una certa sofferenza, la quarta diventano quasi insopportabili. Non siamo di questo avviso: se è pur vero che la collezione di liriche, alternate da annotazioni morali e didattiche, si avvicina a una delle tante «enciclopedie» moralizzanti in uso nel Medioevo, i Carmina restano uno straordinario caleidoscopio musicale, dotato di profonda spiritualità. I testi di molti poemi raccontano alla perfezione un periodo storico (a cavallo dei secoli XII e XIII) che rappresenta l’e poca della riforma ecclesiastica; non manca la riflessione finale sull’uomo e sul significato da dare alla propria vita (Dum juventus floruit), con il leitmotiv che lega tutti i canti, incentrato sul tempo che passa inesorabile.

(da Gdm Livio Costarella)

 

 

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