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Lino Patruno, giornalista e saggista, questa sera al Rotary di Molfetta parla su: Ricomincio da Sud, qui è il futuro dell'Italia
12 aprile 2013

MOLFETTA – Questa sera alle ore 20 all’Hotel Garden, sarà ospite del Rotary Club di Molfetta il dott. Lino Patruno, giornalista e saggista, già direttore del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” che tratterà il tema: “Ricomincio da Sud: qui è il futuro d’Italia”.

L’incontro, aperto a tutti, sarà introdotto dal presidente del Club. Dott. Vito Valente e sarà l’occasione per parlare del Mezzogiorno raccontato nell’ultimo libro del giornalista.
«Lo sapevate che, se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe aerei e auto, acciaio e olio d’oliva, computer e cellulari, benzina e medicine? – scrive Patruno - Lo sapevate che il Sud considerato improduttivo produce almeno 71 inaspettati tesori? Lo sapevate che Cristo si è mosso da Eboli dove si era fermato? Lo sapevate che senza il Sud neanche il Nord sarebbe Nord? Lo sapevate che al Sud c’è un Sacro Graal col segreto del vero benessere? Lo sapevate che il Sacco ai danni del Sud è 29 volte peggiore del Sacco del Nord? Lo sapevate che Mille meridionali sono pronti a mettersi in cammino, e che neanche il dio terrone assolve certi peccati del Sud? Se non sapevate tutto questo, Ricomincio da Sud è una visita guidata verso una terra che, senza indulgenze ma anche senza pregiudizi, racconta se stessa invece di essere sempre raccontata da altri. Per capire perché il Sud conviene a tutta l’Italia. Per capire perché il Sud è il nuovo ombelico del mondo. Mezzogiorno è l’ora dalla quale ripartirà tutto».
 
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“………………..Il vero nemico, quello che impedisce ogni libertà e ogni possibilità di esistenza civile, è la piccola borghesia dei paesi. E' una classe degenerata, fisicamente e moralmente: incapace di adempiere la sua funzione, e che solo vive di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feudale. Finchè questa classe non sarà soppressa e sostituita non si potrà pensare di risolvere il problema meridionale. Questo problema, nel suo triplice aspetto, preesisteva al fascismo; ma il fascismo, pure non parlandone più, e negandolo, l'ha portato alla sua massima acutezza, perché con lui lo statalismo piccolo-borghese è arrivato alla più completa affermazione. Noi non possiamo oggi prevedere quali forme politiche si preparino per il futuro: ma in un paese di piccola borghesia come l'Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghese sono andate contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera di violenza, e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse, saranno riportate a riaffermare, in modi diversi, quelle ideologie; ricreeranno uno stato altrettanto, e forse più, lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nuovi nomi e nuove bandiere, l'eterno fascismo italiano. Senza una rivoluzione contadina, non avremo mai una vera rivoluzione italiana, e viceversa. Le due cose si identificano. Il problema meridionale non si risolve dentro lo Stato attuale, né dentro quelli che, senza contraddirlo radicalmente, lo seguiranno. Si risolverà soltanto fuori di esso, se sapremo creare una nuova idea politica e una nuova forma di stato, che sia anche lo Stato dei contadini; che li liberi dalla loro forzata anarchia e dalla loro necessaria indifferenza. Né si può risolvere con le sole forze del mezzogiorno: che in questo caso avremmo una guerra civile, un nuovo atroce brigantaggio, che finirebbe, al solito, con la sconfitta contadina, e il disastro generale; ma soltanto con l'opera di tutta l'Italia, e il suo radicale cambiamento. Bisogna che noi ci rendiamo capaci di pensare e di creare un nuovo Stato, che non può essere né quello fascista, né quello liberale, né quello comunista, forme tutte diverse e sostanzialmente identiche della stessa religione statale. (Tratto da: "Cristo si è fermato a Eboli" - Carlo Levi.
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