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Legambiente: dopo Torre Calderina, difendiamo la costa dalla privatizzazione selvaggia
27 aprile 2004

MOLFETTA – 27.4.2004 Conferenza stampa a Palazzo Giovene del circolo Legambiente di Molfetta dopo la bocciatura da parte del Tar dell'intero accordo di programma sottoscritto dal sindaco Tommaso Minervini e dal presidente della giunta regionale, Raffaele Fitto, il 12 dicembre 2001 che prevedeva, secondo il progetto presentato dalla ditta Ho.Ri.Ba. la realizzazione di un albergo con sale per meeting, due piscine, undici bungalows ed un parcheggio nell'oasi di protezione avifaunistica “Torre Calderina” (nella foto). “Il Tar ha accolto il secondo e terzo motivo del ricorso - spiegano con gran soddisfazione i legali di Legambiente, Zaza e Jacono, nel corso della conferenza stampa tenuta a Palazzo Giovene per spiegare le ragioni della vittoria - rispettivamente per carenza di autonomia istruttoria, in quanto la giunta regionale si era limitata ad introdurre nella propria delibera una relazione peritale di parte privata; per carenza di motivazione perché la stessa delibera non esplicitava la compatibilità ambientale dell'opera in relazione alla reale tipizzazione del sito”. Il nodo della disputa è stato proprio il tipo di classificazione dell'area in questione all'interno del Piano Urbanistico Territoriale Tematico regionale; l'associazione ambientalista, coadiuvata dal circolo cittadino di “Rifondazione comunista” sosteneva a ragione l'appartenenza all'ambito territoriale distinto e non, come erroneamente sostenuto dalla controparte, all'ambito territoriale esteso. Effettivamente l'oasi, che si estende dal retro della Madonna dei Martiri fino a Cala di Ripalta in territorio biscegliese, è stata riconosciuta,con decreto ministeriale del 1985, “bellezza naturale” e “area di notevole interesse pubblico”, oltre ad essere importante zona di sosta per circa 130 specie di uccelli migratori. Smascherata in questo modo l'ennesima contraddizione dell'amministrazione comunale di Molfetta che non ha esitato ad autorizzare questo consistente insediamento in un'area già perimetrata come oasi di protezione dallo stesso consiglio comunale. A due anni dalla presentazione del ricorso, Legambiente Puglia porta così a casa il primo round della disputa e, aspettando un possibile appello al Consiglio di Stato, rilancia, promuovendo un piano di riqualificazione delle coste cittadine cadute nella trappola di una pesante privatizzazione a cominciare dallo Scoglio d'Inghilterra per finire al lido Bahia e alle future concessioni che non lasceranno un metro di spiaggia libera ai cittadini. Giuseppe Bruno
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