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La telenovela del centrodestra CORSIVI
15 settembre 2005

Le vicende politiche della nostra città si stanno evolvendo secondo i tempi di una telenovela: anche se non sono seguite per qualche tempo non si perde nulla. Il riepilogo delle puntate precedenti, come nel gioco dell'oca, ci porta sempre allo stesso punto. Maggioranza a pezzi, spaccata, annunci di scontro finale, sono i segnali che alcuni settori del centro destra avevano lanciato alla vigilia della seduta di bilancio. Una vigilia allungata fino alla fine di maggio per diversi motivi. Ufficialmente per il cronico ritardo del governo nazionale a definire il quadro normativo di riferimento, poi sono sopraggiunte le elezioni regionali e si sa che di fronte ad un passaggio elettorale le bocce rimangono ferme. Oltre a ciò, il sindaco ha dovuto lasciar sfogare i suoi consiglieri che, quando si tratta di nomine ed incarichi, drizzano le orecchie e ritrovano la parola. Sì, perché oltre al bilancio gli occhi e le mani erano puntati sulle nomine scadute: Multiservizi, Asm, Revisori dei conti dell'Asm e Comune, Mtm e incarichi vari. Il sindaco conoscendo i suoi “polli” si è lasciato avvolgere la corda intorno al collo, consapevole che nessuno avrebbe avuto il fegato di farlo secco. Così è stato. È bastato far circolare la voce di un improbabile ribaltone o commissariamento che i malpancisti se la sono fatta sotto. Infatti, la tortuosa nomina del presidente dei Revisori dei Conti del Comune, considerata la "madre di tutte la nomine", è passata all'unanimità della maggioranza (21 voti) e di conseguenza anche il Bilancio. Sicuramente sentiremo mugugni di rito per le altre nomine, ma il più è fatto, al punto che la strada verso la riconferma della candidatura di Tommaso Minervini per un altro mandato appare in discesa. Da questa vicenda il sindaco esce rafforzato a pronto a riproporre il patto del 2001: lasciatemi fare il sindaco perché sono bravo, in compenso chi mi sosterrà sarà degnamente ricompensato. Ovviamente la ricompensa dipenderà dal peso dei voti. Una proposta più che una formula politica, e anche allettante. Perché è un'opportunità per qualcuno di salire la scala sociale, fino a sentirsi parte integrante della classe dirigente locale. Che le cose siano andate così in quattro anni di governo, è confermato dal fatto che nessun provvedimento licenziato sia dalla Giunta sia dal Consiglio è ascrivibile all'iniziativa di qualche partito o consigliere di maggioranza. Questi ultimi si sono limitati solo ad alzare la mano al momento del voto. Per il resto ci hanno pensato il sindaco o il sen. Azzollini, oppure entrambi, oltre a una ristretta cerchia di persone. Insomma, un'oligarchia che pensa, veglia, agisce e spende. Per carità, sempre nell'interesse della città. Così dicono. Certo anche questo è un modello di governo come un altro. Abbiamo un sospetto: e se fosse questa la formula che piace alla maggioranza dei molfettesi? Francesco del Rosso francesco.delrosso@quindici-molfetta.it
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