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La storia di Michele Palmiotti e della sua partecipazione con Italo Balbo alla crociera atlantica degli anni '30 di Italo Balbo
03 ottobre 2013
MOLFETTA
– Interessante convegno a Molfetta nella sala Finocchiaro della Fabbrica S. Domenico su “
Michele Palmiotti: un molfettese tra gli Atlantici
” per ricordare la
Crociera Atlantica del Decennale
della Marina militare, compiuta da
Italo Balbo
dal 1 luglio al 12 agosto del 1933. Ad organizzare l’evento è stata l’Associazione culturale “Eredi della storia”, dell’Anmig (Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra) di Molfetta e dall’istituto del Nastro azzurro, sezione di Molfetta. Alla crociera partecipò col grado di tenente pilota, il molfettese
Michele Palmiotti
(che ha concluso la sua carriera col grado di generale) facente parte della squadriglia “Verde cerchiata” a bordo di un Savoia-Marchetti S.55X al comando del Cap.Pil. Jacopo Calò Carducci, con a bordo oltre a Palmiotti anche il 1°Av.Mot. Oscar Pinelli e il Serg.R.T. Tito Mascioli.
Palmiotti non fu l'unico molfettese che prese parte alla storia dell'aviazione; infatti in modo indiretto furono protagonisti anche il mitragliere/cannoniere della RN San Giorgio,
Giuseppe Scardigno
e il meccanico e tecnico dei cannoni,
Vittorio Nappi
. Di quest'ultimo solo il giorno del convegno si è saputo che assistette all'azione di guerra che portò presso il porto di Tobruk, all'abbattimento dell'aereo dell'allora Ministro Italo Balbo (organizzatore della crociera del decennale).
La situazione non è molto chiara, infatti resta il dubbio su come fossero veramente andate le cose, perché non si sa se l'abbattimento fosse stato un errore di valutazione (infatti poco prima erano passati ben 9 aerei inglesi) o se fosse stato dato volutamente l'ordine di sparare pur avendo riconosciuto il trimotore italiano che aveva partecipato alla trasvolata (infatti si diceva che non corresse buon sangue tra Italo Balbo e Mussolini, dunque i loro seguaci dovevano agire per l'interesse di uno dei due).
Inoltre c'è da considerare la concitazione del momento (infatti un'azione di guerra per quanto possa essere prevista, non è mai ordinata e ponderata del tutto, a maggior ragione all'epoca) ed il fatto che i testimoni oculari ancora viventi (Scardigno e Nappi) siano ultranovantenni e spesso s'impuntino sul voler dire certe cose e tenerne nascoste altre per più tempo possibile, oppure i ricordi talvolta si fanno confusi (sono pur passati più di 70 anni ed addirittura 80 dalla crociera del decennale).
Comunque questo è uno di quei casi che molto probabilmente resterà irrisolto, come tanti casi storici (anche e soprattutto più datati) che ancora sono velati da un alone di mistero.
Il Convegno (nella foto, da sinistra: Spadavecchia, Cormio, Mezzina, Bufi, Mongelli) ha visto la partecipazione come relatore di
Michele Spadavecchia
, ricercatore storico e presidente degli “Eredi della storia”, che ha tracciato la figura del generale Michele Palmiotti e della trasvolata, organizzata e condotta dal generale Italo Balbo, realizzata da 24 aerei Savoia Marchetti S55X che, partiti da Orbetello, ammararono a Chicago, per poi raggiungere New York e infine Roma. Un evento epocale, che portò l’Italia ad essere riconosciuta all’estero come grande potenza, all’avanguardia nella tecnica aviatoria e navale. Michele Palmiotti, all’epoca tenente, partecipò alla Crociera atlantica come secondo pilota dell’equipaggio del S.M. S55X denominato “I-Calò”, raggiungendo nel dopoguerra il grado di generale di divisione aerea e distinguendosi, durante la sua carriera, non solo per meriti militari, ma anche civili, tanto da ricevere, durante gli anni ’60, l’incarico speciale di sovrintendente e coordinatore dei lavori del nuovo aeroporto intercontinentale di Fiumicino (Roma).
La storia della nascita della Regia aeronautica e delle crociere aeree è stata raccontata dal generale di divisione aerea
Vitantonio Cormio
, capo di stato maggiore della III regione aerea di Bari.
Al convegno, introdotto dall’avv.
Nico Bufi
presidente Anmig di Molfetta e moderato dal prof.
Giuseppe Maria Mezzina
, è seguita l’inaugurazione di una mostra sul tema, presso l’ospedale dei crociati di Molfetta che resterà aperta fino al 12 ottobre, con esposizione di cimeli storici, modellini, foto e documenti, molti dei quali inediti. © Riproduzione riservata
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Caroline Mansuetto
02 Dicembre 2014 alle ore 18:43:00
I am the great cousin of General Michele Palmotti. I would appreciate if someone can contact me. Thank you.
Rispondi
Chi ha incastrato Roger Rabbit?
04 Ottobre 2013 alle ore 21:39:00
Al di là della sua fede fascista e del suo passato, purtroppo, di squadrista manganellatore (ma già all'inizio degli anni Trenta era un fascista di fronda, e Mussolini invidiava i suoi successi), Italo Balbo possedeva un grande fascino personale, aveva il talento dell'avviatore nato, e, come organizzatore, non era inferiore a nessuno. Fu lui, contro il parere di molti esperti, a voler realizzare la doppia traversata dell'Atlantico del Nord in formazione, non tanto in nome del decennale della “marcia su Roma”, ma in quello della Regia Aeronautica, che era stata istituita come Arma autonoma nel 1923. La preparazione dell'impresa fu curata dalla Scuola Nadam (Navigazione Aerea d'Alto Mare), sottoposta al generale Aldo Pellegrini, con sede a Orbetello. La preparazione d'equipe durò più di due anni. L'indispensabile appoggio navale sarebbe stato fornito dalla Regia Marina, con i sommergibili oceanici “Balilla” e “Millelire” e le vedette “Biglieri” e “Matteucci”, e anche da una flottiglia di baleniere noleggiate nel porto inglese di Fleetwood. Infine il servizio meteorologico nei mari d'Islanda e di Groenlandia sarebbe stato assicurato da unità navali danesi. Al termine del duro addestramento, i velivoli e gli equipaggi della Seconda Squadra Atlantica furono 25, di cui uno di riserva, suddivisi in 8 squadriglie, contrassegnate con una stella o un cerchio. La crociera prese il via da Orbetello alle ore 4.38 antimeridiane del 1° luglio 1933, in rotta verso Amsterdam. La capitale olandese fu raggiunta alle 11:32, dove perse la vita il motorista sergente Ugo Quintavalle: il suo S.55 si ribaltò. Ripartirono all'alba del 2 luglio, diretti a Londonderry in Irlanda. Dopo varie peripezie dovute alle cattive condizioni meteorologiche, alle ore 18:00 del 5 luglio fu raggiunto il paese più a Nord d'Europa, l'Islanda e tutti i ventiquattro S.55 calarono su Vatnagard, presso Reykjvìk, avendo coperto 1.528 chilometri alla notevole velocità media di 245 chilometri orari. Il 12 luglio riprese la traversata verso il Canadà e Stati Uniti. Il 15 luglio alle 17:10, gli italiani ammararano sul lago Michigan: un trionfo tutto italiano. Il 25 luglio iniziò il viaggio di ritorno. Il 9 agosto fu funestato da un grave incidente che provocò la morte del tenente pilota Enrico Squaglia. Infine , alle 17:30 del 12 agosto, la formazione al completo si posò sulle acque del Tevere. Il 13 agosto, rivisitando la base di Orbetello e alla presenza del re, Balbo così rispose: “Alla presenza e in nome di Sua Maestà, dichiaro sciolta la Seconda Squadra Atlantica.”
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Mars79
04 Ottobre 2013 alle ore 10:24:00
Caro Arditi, se avessi partecipato al convegno avresti forse capito che l'Italo Balbo di cui si parlava nel convegno non era dal punto di vista del Fascismo, ma dal punto di vista scientifico-tecnnologico. Con questa impresa l'Italia fu apprezzata in tutto il mondo per lo sviluppo tecnologico (gli aerei erano stati completamente costruiti in Italia). SE fosse come dici tu, sarebbe come voler raccontare la storia di cappuccetto rosso senza nominarlo per niente senza stravolgere la storia. Tu ne saresti capace?? Non penso.
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Arditi
04 Ottobre 2013 alle ore 02:28:00
io invece vorrei far notare che, con presenza di un assessore (se non ho visto male), si continuano ad omaggiare personalità che hanno fatto attiva parte del fascismo, quali Italo Balbo, quadrumviro della marcia su Roma. Basti vedere il manifesto in allegato allo stesso articolo di quindici. Speravamo che con la fine di Azzollini certe cose scomparissero, ma evidentemente il folklore locale passato per storia è duro a morire nella nostra città.
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Marco Aurel...
03 Ottobre 2013 alle ore 21:06:00
Ogni qualvolta che capita di leggere articoli che raccontano storie vissute dai nostri avi, compaesani, mi vien voglia di cospargermi il capo con un pizzico di cenere per chiedere scusa di non essere stato in grado di seguire il loro esempio, continuare a fare ciò che hanno fatto questi giovani per Molfetta, eroi in guerra, grandi lavoratori in pace. Basta affacciarsi in piazza Mazzini, entrare nella sede dell'Associazione Eredi della Storia per rendersi conto di cosa si sta parlando. Tanti non ci sono più altri sono nonni o bisnonni. Per quei giovani quale è stata la speranza? - Oggi si dice svanita- Sperare di andare in Belgio a lavorare nelle miniere di carbone, dormire nelle baracche in Germania dopo aver lavorato per dodici ore nelle catene di montaggio o stare su vecchi pescherecci e riposare col mare agitato giù sottocoperta a prua su reti bagnate, o stare imbarcati su carrette del mare affrontare tempeste, lontani dalle famiglie, anche per anni in Venezuela, Australia, oppure lavorare con tute di amianto per proteggersi dalle fiamme davanti agli altiforni dell'Italsider. Era questo il lavoro che tanti molfettesi speravano di trovare a tutti i costi. Guadagnare, mantenere la famiglia mandare i figli all'Università, comprare la casa.
Rispondi
Mars79
03 Ottobre 2013 alle ore 09:32:00
Volevo far presente a chi scrive gli articoli sulle iniziative delle associazioni di cui sopra (mutuando da più fonti), che si scrive: "Associazione Eredi della Storia e Fondazione ANMIG (non Anmig), infatti "ANMIG" è un acronimo. Grazie.
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