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La storia di Giuseppina Tortora in Cozzoli e del Risorgimento di Molfetta in un cortometraggio dell'Ipsiam e della scuola media Giaquinto
19 marzo 2012

MOLFETTA - L’8 marzo 2012, nell’ambito delle celebrazione per la Festa della Donna, si è svolta a Bari, presso l’auditorium dell’Archivio di Stato, la manifestazione dal titolo “Donne pugliesi del Risorgimento, Giuseppina Tortora Brayda in Cozzoli”, all’interno della quale è stato presentato un video prodotto da due Istituti della città di Molfetta, l’IISS IPSIAM “Vespucci” e la Scuola Secondaria di 1° Grado “C: Giaquinto”, con la collaborazione dell’Istituto barese, sulle vicende del patriota risorgimentale Giovanni Cozzoli.

La manifestazione è stata presentata dal Direttore dell’Archivio di Stato di Bari Dott.ssa Eugenia Vantaggiato al cui intervento sono seguiti quelli dell’assessore Mara Gianpaolo, in rappresentanza del sindaco di Bari, dal prof. Antonio Vacca, dirigente scolastico IISS IPSIAM Molfetta, dalla dott.ssa Beatrice Viganotti, funzionario dell’Archivio di Stato di Bari, del prof. Saverio Binetti, docente IISS IPSIAM, curatore del progetto, di Maria Finestrone, studentessa del Settore Moda dell’IISS IPSIAM, intervenuta per illustrare le procedure di progettazione e confezionamento degli abiti, riproduzione dell’abbigliamento ottocentesco, indossati dagli studenti – attori nel cortometraggio.

Peculiarità del prodotto audiovisivo era quella di presentare le vicende anche sotto un aspetto diverso, quello femminile. Lo spunto era stato offerto dalla presenza storica di un personaggio, Giuseppina Tortora, figlia del Barone Carlo Tortora che l’8 agosto 1811, all’età di sedici anni convolava a nozze con il figlio di un borghese, tra i più in vista del ceto mercantile in Terra di Bari, appunto Giovanni Cozzoli.

I due in un primo tempo eleggevano come residenza il palazzo Allegretti, dimora della famiglia Cozzoli, sulla via S. Domenico, nei pressi del porto di Molfetta. In quel luogo nel 1813, probabilmente i due sposi avevano modo di assistere alla visita di Gioacchino Murat, di passaggio per Molfetta, diretto a Bari per inaugurare il nuovo quartiere. Poi si trasferirono nel più prestigioso palazzo Cavalletti, un possente edificio settecentesco di stile tardo barocco che domina l’attuale piazza Vittorio Emanuele II, prima denominata largo Cavalletti.

In breve tempo la giovane donna diveniva molto importante per il Cozzoli, assecondando le sue attività sovversive, alle quali partecipava anche il fratello Loreto Tortora, e permettendo che, all’interno del loro palazzo, fossero custodite armi anche in grande quantità, così come emerge dai verbali della perquisizione dell’immobile, eseguita dai soldati del generale Colonna, giunto a Molfetta per sedare la rivolta del ’48. La stessa, dopo la condanna a morte del marito, e nonostante il loro matrimonio non avesse prodotto prole, continuò a sostenerlo durante l’esilio, per decenni, fino al suo rientro in patria dopo l’impresa garibaldina.

Sulla scorta della documentazione catastale, notarile e giudiziaria ricercata nell’Archivio di Stato di Bari e nella sez. di Trani e selezionata dalle dott.sse Mariolina Pansini e Beatrice Viganotti dell’Archivio di Stato di Bari con la collaborazione delle dott.sse Marisa Memeo e Luciana Attolico della sez. di Trani, è stato possibile fare chiarezza, innanzitutto, sulle notizie riferite dagli storici intorno al quadro familiare della famiglia Tortora Brayda, correggendo e precisando dati onomastici e cronologici, le circostanze del matrimonio e soprattutto le confuse vicende storico politiche seguite al ’48, dalla perquisizione di palazzo Cavalletti, all’arrivo a Molfetta del generale Marcantonio Colonna, all’atto di accusa, fino alla definitiva sentenza di condanna a morte di Giovanni Cozzoli della Gran Corte di Giustizia Criminale di Trani il 14 novembre 1851.

In virtù delle notizie desunte dalla ricca documentazione messa a disposizione degli Istituti scolastici, dalla dott.ssa Eugenia Vantaggiato, direttore dell’Archivio di Stato di Bari, è stato possibile scrivere una sceneggiatura aderente alla realtà storica ed adatta a degli attori di giovane età.

Nel cortometraggio così prodotto, girato in ambienti delle città di Molfetta e Trani, dopo due introduzioni ad immagini fisse una sulla situazione politica del Regno di Napoli ed una sulla vicenda familiare dei coniugi Cozzoli, seguendo l’ordine cronologico degli eventi, nel rigore dei tempi, degli eventi e delle circostanze storiche, abbiamo immaginato scene familiari dei coniugi Cozzoli, scene raffiguranti le riunioni all’interno della vendita carbonara ed incontri tra le nobildonne che commentavano dal loro punto di vista, apparentemente frivolo, le stranezze del comportamento dei rispettivi consorti, coinvolti nelle attività sovversive. Facendo trasparire dai loro discorsi il timore più grande del ritorno dei francesi e la diffidenza verso i repubblicani, portatori di una ideologia di fondo inaudita per l’epoca, esecrabile soprattutto per aver mosso guerra anche al Papa.

Inoltre abbiamo fatto emergere l’animo profondamente cattolico delle donne e la loro certezza nell’onnipotenza divina tale da metterle in condizione di riporre tutte le speranze nell’opera di Dio, al quale, nelle avversità, rivolgevano le loro suppliche.

Con una certa libertà nell’interpretare le fonti, abbiamo anche immaginato una scena nella quale la nobildonna Giuseppina, dopo la fuga del Cozzoli per sottrarsi all’arresto, riceveva nei suoi appartamenti un emissario del Generale Colonna recante un messaggio che la invitava ad abbandonare il palazzo prima della sua perquisizione, dalla quale emerge la dignità e la forza morale del personaggio.

Oltre agli studenti e alle studentesse di scuola secondaria di primo e secondo grado che hanno interpretato i personaggi, hanno avuto un compito altrettanto importante anche coloro che sono stati attivi nei
ruoli di operatore video, fotografo, tecnico del suono, addetto alle luci o al montaggio.

Per l’intera operazione si è fatto ricorso a strumentazione amatoriale (videocamere, microfoni, macchine fotografiche, PC portatili) già in possesso delle scuole e ad attrezzature gentilmente messe a disposizione da parenti ed amici.

Anche i luoghi utilizzati sono stati resi disponibili a titolo gratuito dalla Municipalità di Molfetta, dalla Curia, dagli Enti ecclesiastici e da privati che in alcuni casi hanno anche recitato brevi parti.

I costumi, riproduzioni di abiti ottocenteschi, e gli accessori sono stati prodotti interamente nei laboratori dell’Istituto “Vespucci” dagli studenti del corso di Operatore Moda.

 Il montaggio e la produzione del video, in formato DVD della durata di 30’, nonché l’elaborazione grafica delle forme di pubblicità è stata portata a compimento negli Istituti scolastici, unicamente con strumentazione propria, dal personale impegnato nel progetto, senza specifica esperienza nel settore.

Ciò, oltre a costituire un duro banco di prova organizzativo, ha permesso di limitare fortemente i costi tanto da poterli definire pari a zero.

La preparazione del video ha comportato un lavoro durato oltre un anno che ha impegnato a titolo gratuito molti operatori spinti soltanto dall’entusiasmo.

Autore: Leonardo de Sanctis
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