La società Molfetta Nuoto ex gestore della piscina di Molfetta, propone nuovo ricorso al Tar: si allungano i tempi e la vandalizzazione dell'impianto. Il commissario resiste al ricorso e conferma i motivi della chiusura
Insolvenze, canoni non versati, forniture non pagate, manutenzione ordinaria assente, mancato pagamento dei dipendenti: queste le inadempienze già cominciate nel 2012 sotto l'amministrazione Azzollini
MOLFETTA – Incredibile nuovo ricorso al Tar da parte della società Molfetta Nuoto che ha gestito la piscina comunale di Molfetta e nei confronti della quale l’amministrazione comunale aveva disposto l’immediata chiusura per alcune situazioni di pericolo e di insolvenza.
Era, insomma, un disastro annunciato: 450mila euro di canoni non versati, 18 richieste di rimborso, 4 atti di diffida e messa in mora notificati al gestore, forniture di acqua, gas, ed energia elettrica non pagate, manutenzione ordinaria assente, situazione compromessa dal punto di vista igienico-sanitario, inadempimenti contrattuali, mancato pagamento dei dipendenti da oltre 6 mesi, occupazione dell’impianto a contratto scaduto. Questa situazione di inadempienza contrattuale e di morosità era già cominciata nel 2012 con la precedente amministrazione di centrodestra di Antonio Azzollini. Con queste motivazioni addotte dal Comune di Molfetta e dal sindaco Paola Natalicchio, la società avrebbe dovuto fare ammenda e non proporre un nuovo ricorso. Non si capisce quale sia l’intento degli ex gestori con la proposizione di nuovi contenziosi: quella di allungare i tempi del redde rationem? Ma questo contenzioso infinito danneggia l’impianto, che non può essere reso sicuro dopo la caduta di un pezzo del soffitto e altre situazioni di pericolosità, illustrate a suo tempo dal sindaco. E questi tempi lunghi alla fine portano alla vandalizzazione, già in atto, dell’impianto.
Ora il commissario straordinario dott. Mauro Passerotti, confermando i motivi di urgenza e pericolo che determinarono quella chiusura, ha deciso di resistere a questo ricorso della società che sostiene l’inesistenza delle condizioni di pericolo per la salute pubblica e la pubblica incolumità (ma tace sulle bollette non pagate, i canoni versati, ecc?), sperando che il Tribunale amministrativo regionale possa mettere la parola fine a questo stillicidio. Da ricordare che a difesa dell’Ente c’è anche l’Avvocatura Distrettuale dello Stato.
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