Recupero Password
La scuola per l'infanzia “Filippetto” di Molfetta cessa di essere comunale e passa allo Stato Le opposizioni attaccano: “Tradita la memoria di Gaetano Salvemini”
20 marzo 2007

MOLFETTA - La scuola pubblica dell'infanzia “Filippetto”, sorta per volontà del nostro esimio concittadino, Gaetano Salvemini, al fine di ricordare la memoria del figlioletto (Filippetto, appunto) morto tragicamente assieme a tutta la famiglia dell'antifascista molfettese, in occasione del terribile terremoto che devastò Messina nel 1908, cessa di essere comunale e passa al II Circolo Scolastico Statale “Cesare Battisti”. E' stata questa, infatti, la volontà espressa, nella serata di ieri, dal Consiglio Comunale che ha approvato, a maggioranza, una delibera che tutti non hanno esitato a definire “storica” in quanto sancisce, dopo quasi ottant'anni, il trasferimento ad una Direzione Scolastica Statale di quel servizio socio-assistenziale in favore dei minori che vivono condizioni di marginalità, da sempre gestito direttamente dal Comune. E, come inevitabile e come già accaduto nei mesi scorsi in occasione della discussione in Consiglio di una delibera di Giunta che già segnava il destino di “Filippetto” e che suscitò un vespaio di polemiche, anche questa volta il confronto tra maggioranza ed opposizione è stato molto duro. E' stata l'assessora ai Servizi Sociali, Anna Maria Brattoli a leggere, in Aula, una relazione che spiegava le motivazioni che hanno indotto l'amministrazione ad assumere questa decisione. Ragioni di carattere eminentemente economico e finanziario in quanto il Comune, per le note ristrettezze di bilancio, non è più nelle condizioni di gestire al meglio quel servizio anche in considerazione del fatto che sarebbero necessarie nuove assunzioni di personale specializzato (in particolare, almeno 4 insegnanti e 6 ausiliari) assolutamente insostenibili per le casse comunali. Trasferire quel servizio, dunque, determinerebbe - a detta dell'amministrazione - un doppio beneficio: da un lato realizzando un considerevole risparmio di spesa per le casse comunali (che, però, si determinerebbe solo nel medio e lungo periodo, così come spiegato dal dirigente del Settore Finanziario, dott. Luigi Panunzio) e, dall'altro, consentendo al Comune di utilizzare il personale oggi impiegato presso la scuola “Filippetto” per potenziare altri servizi comunali. E' stato Mino Salvemini, per l'opposizione, ad evidenziare come l'approccio dell'amministrazione a questa questione sia di carattere eminentemente ragionieristico quando, invece, “non si possono sottovalutare le ripercussioni di carattere storico, etico, civile e politico che questa scelta comporta”. E così il consigliere comunale dei Democratici di Sinistra ha ripercorso tutti i passaggi che, a partire dal lontano 1911, hanno portato la Scuola per l'infanzia “Filippetto” ad essere gestita dal Comune. Fu Gaetano Salvemini, infatti, a voler donare alla città il suolo su cui sorge oggi l'edificio affinché vi fosse realizzata una struttura, intitolata al figlio perduto tragicamente, che desse conforto, assistenza e formazione ai minori più svantaggiati. Era, dunque, un servizio socio-assistenziale nei confronti dei bambini più sfortunati, quello che immaginava Salvemini, e non semplicemente un servizio didattico. “Per la scuola Filippetto esiste – ha proseguito Mino Salvemini – un chiaro vincolo di destinazione a servizi sociali, che è stato anche imposto da un decreto dell'Assessore Regionale ai Servizi Sociali del 1986, con il quale la delibera che il Consiglio Comunale vuole approvare si pone in netto contrasto, dal momento che destina la struttura a servizi didattici che non possono essere confusi con i servizi socio-assistenziali, in quanto hanno natura del tutto diversa e soggiacciono ad un'altra disciplina”. “In questo modo – ha concluso il consigliere dei Ds - si tradisce la memoria di Gaetano Salvemini che in questa città non è mai stato onorato come meritava”. E' stato Nino Sallustio, poi, ad intervenire per ribadire la posizione della minoranza: “L'amministrazione, piuttosto che scegliere di esternalizzare servizi che il Comune gestisce direttamente e che gravano enormemente sulle casse comunali, decide di partire da 'Filippetto' e cioè da un servizio socio-assistenziale indirizzato da sempre ai meno abbienti ed ai minori più sfortunati della città. Il trasferimento di 'Filippetto' alla Direzione Scolastica Statale comporta una modifica profonda del servizio erogato che non sarà più di natura sociale ma solo di natura didattica, tradendo lo spirito del legato testamentario di Gaetano Salvemini ed offendendo, così, la sua memoria”. Ma è anche un altro l'aspetto sottolineato da Sallustio: “Al momento non abbiamo alcuna certezza che le sei sezioni della scuola 'Filippetto' siano recepite dal II Circolo Scolastico Statale. La metà delle sezioni potrebbe non trovare accoglimento”. Nicola Piergiovanni, consigliere comunale della Rosa nel Pugno, ha evidenziato, dal canto suo, come una soluzione graduale del problema sarebbe stata certamente più opportuna anche per garantire la continuità didattica dei bambini che oggi frequentano la scuola. Per la maggioranza, invece, Ottavio Balducci ed Angelo Marzano hanno difeso la scelta dell'amministrazione. “Il problema – ha sostenuto il consigliere comunale di Forza Italia - è la capacità di garantire l'erogazione del servizio in favore dei bambini ed il Comune oggi non è nelle condizioni di farlo. Per questo sceglie di trasferire il servizio alla scuola pubblica che è capace di assicurare elevatissimi standard qualitativi, dal momento che la scuola materna italiana è certamente tra le migliori al mondo. La scelta dell'amministrazione – ha concluso Marzano – da un lato garantisce economie di spesa e, dall'altro, migliora il servizio erogato in favore dei bambini”. Radicalmente diversa la posizione di Annalisa Altomare che è intervenuta per sottolineare come l'approccio alla vicenda doveva essere certamente un altro: “Quando c'è un problema una classe dirigente degna di questo nome è chiamata a risolverlo, a trovare una soluzione, mentre in questo caso l'amministrazione sceglie di rimuoverlo, di tagliare 'Filippetto' quasi fosse un ramo secco da estirpare. Invece di pensare a soluzioni innovative per rilanciare quella struttura, investendo in idee e progettualità e facendosi carico della memoria storica di questa città, qui si sceglie la strada più comoda, eliminando il problema”. E' stato il sindaco, Antonio Azzollini, a concludere la discussione ed a ribadire le ragioni dell'amministrazione: “Il Comune – ha detto il primo cittadino – non può gestire tutti i servizi e deve fare solo quello che sa fare. La scuola pubblica saprà gestire 'Filippetto' molto meglio di quanto non abbia fatto il Comune, offrendo migliori servizi in favore dei bambini. Ovviamente l'edificio rimarrà di proprietà del Comune ed il nome resterà il medesimo, tutelando così la memoria del nostro grande concittadino”. Sulla destinazione sociale della struttura il primo cittadino ha chiarito: “La scuola ha certamente un fine sociale, quindi quel vincolo viene rispettato rigorosamente ed anzi viene reso stabile dal momento che il Comune si sarebbe trovato tra breve nella impossibilità di continuare ad erogare quel servizio. Trasferendolo alla scuola pubblica gli garantiamo, invece, maggiore certezza. D'altro canto una buona finanza pubblica è fondamentale per amministrare e noi con questa operazione contiamo di realizzare risparmi notevolissimi che libereranno risorse indispensabili da destinare ad altre attività sociali e culturali. A questo proposito il personale oggi impiegato presso 'Filippetto' sarà utilizzato proprio per seguire queste attività, non disperdendo il patrimonio di competenze acquisito in questi anni”. “Ci sono – ha concluso – ragioni di carattere economico, storico, culturale e politico per approvare questa delibera”. Di parere del tutto opposto Lillino Di Gioia che definisce “sbagliata sotto ogni profilo questa scelta che cancella la memoria di Salvemini dalla nostra città. Contro questa decisione siamo pronti ad andare fino in fondo, impugnando la delibera dinnanzi alle autorità competenti”. Insomma, la vicenda promette ulteriori sviluppi dal momento che potrebbe essere presto portata all'attenzione del Tar per verificare la legittimità della delibera adottata sulla quale le opposizioni nutrono molti dubbi. E così la nostra città potrebbe tornare a far parlare di sé nelle aule di un tribunale.
Autore: Giulio Calvani
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Il 18/12/1913 (era giovedì) veniva eretto in ente morale l'Asilo Infantile Filippetto, fortemente voluto da Gaetano Salvemini per onorare la memoria del proprio figlio Filippetto, morto con gli altri suoi parenti più stretti nel terremoto di Messina il 28 dicembre 1908. Dev'essere stata una prova assai dura se Salvemini scrive all'amico filosofo Giovanni Gentile in questi termini: «Me ne fosse rimasto uno di quei bei figlioli di cui dicevo per burla e un po' sul serio che sarebbero stati il bastone della mia vecchiaia. Mi fosse rimasto almeno Filippetto!... Sono un disgraziato, senza tetto e senza focolare, che ha visto distrutto in due minuti la felicità di undici anni. Ho qui sul mio tavolo un po' di lettere della mia povera moglie, della mia sorella, dei miei bambini. Me le vado leggendo a poco a poco. Mi sembrano le loro voci. E dopo averne letto qualcuna, devo smettere, e vorrei morire». ... cosa si potrebbe aggiungere alla risposta, razionale, ontologica e fortemente influenzata dal suo "attualismo", di Gentile? Più tardi, l'originale denominazione dell'asilo viene cambiata per decreto il 23 giugno 1930 e diviene Scuola Materna Comunale; erano gli anni in cui Salvemini era esule per la ferma opposizione al regime fascista. Quindi, un mutamento, non nello status giuridico, c'è già stato ma, forse, la motivazione era diversa. Sarebbe giusto rileggere le parole del Preside e storico Giovanni De Gennaro nella presentazione al libro di Carmine Spadavecchia, Gaetano Salvemini e il Filippetto, Molfetta, Mezzina, 1987. Il dibattito è aperto ma, personalmente, invito alla moderazione nei giudizi... non stiamo parlando dell'apertura domenicale dell'Outlet (problema comunque importante e pressante). Grazie



Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet