MOLFETTA - “La scelta” è quella della “banalità” del male, mentre il bene che, invece, è difficile e straordinario. Questo il senso dello spettacolo di Marco Cortesi e Mara Moschini (nella foto), tenutosi nell’Auditorium san Domenico con il patrocinio di Amnesty International. Nella giornata della memoria si sono ricordate cinque storie vere raccolte da Svetlana Broz, nipote del generale Tito, durante il conflitto bosniaco.
È quella che gli storici hanno definito «la pagina più nera dell’Europa dopo Auschwitz» e che purtroppo conta tre tristi primati: il più alto numero di vittime civili (circa il 95% dei caduti erano soprattutto donne, bambini, anziani e giovani, in nome di un’assurda pulizia etnica), il più alto numero di vittime italiane dopo la seconda guerra mondiale e, infine, la città di Sarajevo è quella che ha vissuto il più lungo assedio della storia (43 mesi).
Le storie rappresentate non sono state censurate nei loro aspetti più drammatici, né è stato realizzato un adattamento. Neanche per un momento si è cercato di nascondere la crudeltà dei soldati serbi sulla popolazione musulmana, o gli eccidi di intere città a maggioranza islamica, o le violenze sui bambini mutilati sotto gli occhi delle madri impietrite dal dolore.
Ma in ciascuna storia si apre un varco di speranza che illumina la solidarietà umana e che può vestire di volta in volta i panni di un vicino di casa che rischia la propria vita per portare un amico musulmano verso l’ospedale (da cui tenta la fuga a bordo di un’ambulanza per mettere in salvo la moglie e la figlia), o di un soldato cattolico che difende una vecchietta musulmana dalle cattiverie degli altri condomini perché gli ricorda sua madre. O ancora di uno sconosciuto che, senza chiedere nulla in cambio, aiuta una giovane mamma musulmana a raggiungere il figlio bloccato in una zona serba non più accessibile. Infine di un soldato che, durante un controllo, chiede sottovoce ad un’anziana signora, la quale per sbaglio gli aveva passato i suoi documenti autentici, di mostrargli quelli falsi, salvandola così da una fine atroce (scena che ha strappato un sorriso a tutti gli spettatori presenti).
Nella giornata della memoria bisogna ricordare anche questi esempi di straordinaria follia di uomini e donne che rischiano sulla propria pelle il coraggio dimostrato nell’aiutare un figlio o un amico o un vicino di casa o, in alcuni casi, un perfetto sconosciuto. «Questo è quello che ci riproponiamo di fare - ha spiegato Domenico Gagliardi, rappresentante del gruppo Amnesty di Molfetta - fare in modo che la gente passi dall’indignazione all’azione e che si attivi affinché tragedie del genere non accadano più».
L’arma che Amnesty ha messo a punto nel corso degli anni è stata quella della petizione per impedire che si spengano i riflettori su conflitti tutt’ora in corso, ad esempio, in Ruanda o in Sudan, e per spingere i governi, sotto la minaccia di sanzioni internazionali, ad assumere almeno una parvenza di democrazia. In questo modo, senza utopismo, senza vuota retorica, la memoria non resta inerme, ricorda le stragi e il coraggio degli eroi, uomini giusti durante i periodi più vergognosi della storia.
A noi, invece, non resta che «La scelta»: scegliere di informarci sulla storia del presente e prendervi parte attivamente, anche solo firmando una petizione.
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