La nostra Bersabea (la città sepolta dalla merda)
La strada che costeggiava la ferrovia era finalmente pulita. Non per mano d’uomo era stata fatta quest’opera di nettezza ma una lunghissima e copiosa pioggia durata almeno trenta giorni, ininterrotta e provvidenziale. Un diluvio Biblico epuratore. Il piccolo Samuele, bimbo autistico e muto da anni aveva ben capito perché la pioggia fosse così importante e benaugurata. La risposta, si sa, i bimbi l’intuiscono grazie al potere dell’istinto. Samuel poi per anni aveva avuto dinanzi ai suoi occhi gli esempi peggiori che gli esseri umani potessero dare, ovvero portarsi per strada e far cacare i loro cani. Strada di periferia frequentata da corridori, piloti e spacciatori, Via Cozzoli era per il bimbo “strano” di quartiere uno di quei fondali teatrali multicolori che più di tutto amava ammirare. Ma i pedoni più sgarbati li vedeva Samuel al mattino, nel primo pomeriggio e in serata dopo le ventuno. Orde di padroncini con al loro seguito segugi sguinzaglianti che inondavano il marciapiede coi loro teneri stronzetti. Ore sette scendeva la bidella che per la fretta tirava, tirava il collarino, quasi spaccava alla sua Terry le budella. Un volpino tutto nervi che in due soste il pancino liberava. La padrona, gambe gonfie e tutta ciccia si guardava un po’ a destra e un po’ a sinistra e la strada conquistava con una disinvoltura da far paura; poi alle nove scendeva la modella. Tutta fresca, molto bella, della moda forse una stella, dubitava Samuel abbastanza pensieroso. Al pari della sua padroncina si faceva largo un prestante alano, tutto muso, muscoli e istinto. Sarà stata la messa in piega o il taglio corto della gonna certo la modella di raccogliere il “pensierino” del suo cane s’era ancor oggi dimenticata. Alle undici il pensionato, borbottante e “scoglionato” portava al fianco il barboncino. Il cane, uno Yorkshire Terrier era stato regalato al nipotino del Sig. Amato. Ma si sa i bimbi si disamorano presto ed eccolo lì il canino scodinzolare ed abbaiare alla macchina veloce. Eccolo Nuvola, così l’avevano chiamato, fermarsi, annusare, appostarsi e… e defecare! Un pensionato ha le ossa fragili e mille pensieri strani per la testa. Dunque ritto come una guardia svizzera il Sig. Amato (da Samuel solo disprezzato!) si guardava intorno ed avendo il lasciapassare di altri innumerevole polpette di merda s’indirizzava piè veloce verso casa. Alle quindici Samuel è ancora alla finestra. Nulla è cambiato, se non il numero di ninnoli che sembravano bomboniere del pedone lasciate ad aggrumarsi al sole dicembrino. La storia dei depositi sprezzanti poi andava avanti fino a sera: passava lo studente con il bastardino, la signora col volpino, il pastore tedesco nella mano del meccanico, persino il professore col labrador retriever. Nessuno, dico nessuno che abbia per bontà, educazione o semplicemente buona creanza, nessuno insomma aveva fatto la mossa di togliere dalla vista e dall’olfatto quella cacca puzzolente di quei poveri quadrupedi. Erano passati i giorni, le settimane i mesi e la strada quasi non mostrava più il pavimento, solo chiazze di carrube stercolenti maleodoranti tanto che nessuno più poteva camminare per quella via. Solo i cani sentendone l’olezzo ancora volevano fare i bisognini in quel porcaio di un mondo marcescente. Un netturbino munito di scope, secchi e bidoni era apparso come un giustiziere, ma era stato presto messo in fuga dai cinghiali che attratti dai profumi s’erano portati in città. S’erano fatte riunioni di quartiere, opere di sensibilizzazione, s’era invocata la legge, la multa, il controllo, l’arma, la prigione e la legge del taglione. Fu lì che Samuele più non ce la fece a stare zitto e con un lampo s’affacciò al balcone e disse: «Ma quale multa, prigione o legge del taglione! Un pizzico di rispetto, e un po’ di educazione. E si accontenta il cane, la guardia ed il pedone!». Tutti ascoltarono sui cucuzzoli di quelle montagne marroni. Molti applaudirono un po’ a Samuel e un po’ a se stessi. La voglia di provarci ad essere civili iniziò a serpeggiare ancor più forte quando il vento e la pioggia iniziarono ad imperversare. La città metropolitana sembrava ora Bersabea rovesciata. Inferi sotterranei che si mostravano per la prima volta al diurno sguardo. Samuel guardò un’ultima volta quella strada lercia e dietro le tende per sempre poi sparì.