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La Mascotella e non Lama Scotella
15 novembre 2018

Ancora stamattina, uscendo di casa e come mia inveterata abitudine dando uno sguardo ad un manifesto che annunciava come una formalità dovesse essere svolta dagli interessati presso gli uffici comunali siti nella non proprio agevole sede decentrata della nostra Molfetta, mi sono soffermato un po’ di più a riflettere sull’ubicazione di detti uffici ed in particolare sul nome che compariva sia sul manifesto, sia anche nei segnali stradali che a detti uffici conducono: Lama Scotella. Questo nome ha sempre suscitato in me una crescente curiosità sia perché sino a quando la maggior pare degli uffici non si era ancora trasferita, di questa località ignoravo perfino che esistesse, sia perché il nome non tanto familiare, suscitava interesse misto ad interrogativi per questo luogo semirurale. Dopo aver tralasciato per parecchio tempo la questione stamattina, chissà perché, ho deciso di approfondire la conoscenza di questo luogo misterioso come la mitica Broceliande, patria e dimora del Mago Merlino ed infatti, ritiratomi in casa ho aperto i battenti della mia libreria, abbastanza fornita di documentazione, libraria e non, di testi su Molfetta ed ho iniziato una ricerca sull’esistenza, l’ubicazione ed eventualmente la destinazione d’uso di detta località. La ricerca lunga ed accurata, alla fine si è dimostrata fruttuosa ed ha prodotto una spiegazione diametralmente opposta al pomposo nome che appare su segnali stradali, manifesti comunali e stampe varie che citano il nome di questo luogo. Per onestà di ricerca devo constatare che sulla storia di Molfetta, le sue origini, il suo territorio, i suoi usi e costumi si è scritto molto in passato e molto poco o quasi nulla negli ultimi tempi, forse per esaurimento delle fonti, forse per esaurimento delle menti, forse per l’uso indiscriminato dei social networks, sui quali si leggono castronerie di portata cosmica e dove ognuno crede di poter comunicare al mondo intero il suo profondo, dotto e magistrale pensiero senza timore di venir smentito da qualche interlocutore che ne sa e capisce meno di chi ha pubblicato la sua castroneria. Senza divagare troppo, la mia ricerca si è dimostrata esaustiva perché, per fortuna mia e dei molfettesi in genere, qualche studioso e storico vero, nei tempi andati è esistito davvero e ci ha lasciato un vero tesoro di notizie, aneddoti e frammenti di storia autentica della nostra città e fra questi un autore quasi sconosciuto, ma che Molfetta l’ha conosciuta bene fin nelle pieghe più remote della sua millenaria storia: Monsignor Giovanni Capursi, per trent’anni parroco della chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Don Giovanni, come lo si chiamava tutti, oltre al suo ministero, era attratto dalla storia della sua città ed essendo parroco di una parrocchia con un vasto territorio la cui composizione popolare era per buona parte contadina, attingeva a piene mani per la storia recente alla memoria dei suoi parrocchiani, mentre per la Storia con la esse maiuscola si documentava minuziosamente su documenti autentici da lui consultati in archivi, biblioteche e monasteri che avevano avuto in Molfetta “grance” o aderenze di varia natura. Un vero e serio studioso il nostro “Napoleone” così affettuosamente chiamato dai molfettesi, per la sua conformazione fisica molto simile all’Empereur francese e per certi suoi atteggiamenti bonari, sempre presente dopo aver adempiuto i suoi doveri ecclesiastici, all’interno della “Libreria Pappagallo” sita alla fine di via De Luca ed all’inizio di piazza Margherita di Savoia a discutere di storia locale che io, da bambino, ascoltavo con estremo interesse, perché era un mondo che non conoscevo e che mi si rivelava dinnanzi. Ebbene in ben due volumi, editi dalla tipografia Mezzina del mitico Fonzino, don Giovanni cita la località che ci interessa ma, penso correttamente, esclude che essa faccia riferimento ad una “lama” (alveo torrentizio) presente nel territorio di Molfetta ma nel primo volume intitolato “Moletta ieri ed oggi” a pag. 199 il toponimo compare come Lamascotella, senza alcuna interruzione e nel secondo volume, dallo stesso titolo, edito dopo il primo, a pag. 183 cita ancor più precisamente detto sito individuandolo come “… il sito rurale La Mascotella”. Dunque, nella località predetta non scorre, non è mai scorso e non scorrerà mai alcun torrente con quel nome che non è stato mai “Lama Scotella” e, di conseguenza, dovremmo d’ora innanzi citare detto sito così come correttamente l’ha tramandato a noi il nostro Don Giovanni che di storia locale se ne intendeva molto più di noi e di qualche saccente storiografo da moderno salotto. © Riproduzione riservata

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