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La legge del padrone Il sindaco caccia il suo vice per far capire a tutti che le regole le detta lui e che non si può sgarrare
15 ottobre 2006

C'è una bellissima immagine del mito della caverna all'inizio del settimo libro della Politeia di Platone: alcuni uomini sono incatenati da piccoli in una caverna, il viso è rivolto alla parete di roccia di fronte a loro, dietro sta l'ingresso della caverna e la luce esterna, che non possono vedere direttamente, ma osservare solo le immagini di ombra che essa proietta sulla parete e, per loro, quelle ombre sono la realtà. Un giorno un uomo riesce a spezzare le catene, riesce a girarsi e si accorge che all'esterno della grotta, oltre l'ingresso c'è il sole, che è la fonte di luce. L'uomo abbagliato, brancola intorno e parla balbettando di ciò che ha visto, cerca di raccontarlo agli altri, che, però, lo considerano pazzo. Ci è tornata in mente questa allegoria della caverna riflettendo sulla vicenda del defenestramento del vice sindaco Carmela Minuto dell'Udc, da parte del suo sindaco Antonio Azzollini di Forza Italia il quale, come tutti i capi che si rispettano, non ama essere contraddetto né tantomeno permette che il suo vice, anche se è una bella signora, possa decidere al suo posto. Insomma, un sindaco di centrodestra che vuole offrire di sé un'immagine decisionista che non concede nulla nemmeno al gentil sesso, ma va avanti per la sua strada e non si fa ingannare da un dolce e ammaliante sorriso. Antonio Azzollini non ha impiegato più di due minuti per «cacciare» o meglio «scaricare», come un amante tradito, Carmela Minuto, responsabile di aver assunto una decisione autonoma, senza consultarlo e per di più, contravvenendo alla sua «consegna». I particolari della defenestrazione (efficacemente tratteggiata dal nostro bravo vignettista Michelangelo Manente) sono nell'articolo di politica, in altra pagina della rivista. Qui ci preme esprimere qualche considerazione di carattere politico: è questo il beruf tedesco di weberiana memoria al quale, in occasione dell'insediamento, ha dichiarato di ispirarsi? Una cosa è certa, con quest'azione (anche se crediamo destinata presto a rientrare con baci e abbracci per finire a tarallucci e vino, con la scusa che la signora aveva bisogno di un periodo di riposo dopo una «stressante» campagna elettorale) il sindaco ha voluto far capire a tutti che le regole le detta lui e che ad esse non si può sgarrare. Consiglieri e assessori sono come i cavernicoli devono solo guardare le ombre, pena «l'eliminazione» e la rimozione dall'incarico. E tutto in linea col beruf, con quella politica come vocazione (intesa, però, molto liberamente). Come intendere questa situazione che si tende a minimizzare, ma che in realtà è sintomatica di una concezione della gestione amministrativa che affida tutto al custode della caverna, al cui interno gli uomini sono immersi in una notte perenne, senza speranza di vedere il giorno, la luce, perché c'è già il «re sole» al quale c'è anche chi tesse quotidianamente le lodi? Ma, si sa, le persone sagge parlano perché hanno qualcosa da dire, mentre quelle sciocche perché hanno da dire qualcosa. Al di là di queste riflessioni filosofiche, ci si interroga su cosa dobbiamo attenderci da un governo cittadino di tal fatta? La mancata reazione della stessa Minuto è sintomatica. Chi la conosce sa che non è tipo da accettare in silenzio una defenestrazione così clamorosa e, se il sindaco grida, lei strilla più di tutti. Come mai il silenzio? Unica reazione affidata a una battuta del fratello Pasquale, segretario dell'Udc: «Carmela ha fatto semplicemente una scelta personale prendendosi un periodo di riflessione dovuto al tanto lavoro che stava svolgendo in questi mesi e che si somma alle incombenze di carattere familiare. Svolgere l'incarico di vice-sindaco è particolarmente gravoso e quindi ha scelto di prendersi una pausa. Tutto qui. La scelta è stata condivisa dal sindaco e la decisione è stata presa di comune accordo». Due le considerazioni: o la vice sindaco è troppo debole fisicamente da essere già stressata dopo appena due mesi di lavoro (quale?) e perciò non è adatta ad un incarico che è appena all'inizio, richiedendo molte energie per 5 anni, soprattutto nel sostituire il sindaco nei momenti di assenza per l'attività parlamentare. Ma non crediamo a questa ipotesi: la signora energie ne ha da vendere. Oppure il defenestramento nasconde altre verità, forse scomode, che è doveroso far conoscere alla città in nome di quella trasparenza sempre vantata e che, in realtà, alla prima prova dei fatti, è caduta come una pera matura. Né si può accettare che tutto torni come prima, salvandosi magari con la battuta: abbiamo scherzato. No, dopo pochi mesi di amministrazione - durante i quali non s'è fatto nulla, come confermano le delibere di giunta, se non qualche sagra del pesce fritto e un'inspiegabile «guerra» al Cinestar per non meglio specificati motivi – non si possono considerare tutti i cittadini e la stampa alla stregua dei cavernicoli platoniani. L'allarme sicurezza che Quindici lancia da mesi è emblematico di una situazione degenerata e volutamente non affrontata con le misure adeguate. È ridicolo che il sindaco cerchi di minimizzare, quando in realtà è arrivato a fare una delibera che dispone la guardia armata al suo ufficio. Una cosa senza precedenti, che conferma l'elevata soglia di pericolosità della nostra città: non bastano le forze dell'ordine a tutelare le istituzioni! Intanto, visto che ormai il destino di Molfetta è legato all'attività parlamentare del suo sindaco, pienamente compatibile, come ha deciso Palazzo Madama, dobbiamo aspettare che si concluda l'iter della legge finanziaria per sperare in una presenza più costante del sen. Azzollini a Molfetta per vedere una concreta attività amministrativa e soprattutto per far capire che tipo di rapporto intende instaurare con gli alleati e gli assessori? In questo «vuoto pneumatico» a cui accennavamo nell'editoriale del mese scorso – che sta ricevendo consensi da tante persone (che ringraziamo) – il centrosinistra non è riuscito ad inserirsi in modo propositivo, affidandosi al sogno di un ribaltone legato ad un'ipotetica incompatibilità tra le cariche di sindaco e senatore di Antonio Azzollini. Una volta venuta meno questa speranza, l'opposizione ora ci appare priva di idee e alla ricerca di strategie concrete e soprattutto efficaci per affrontare una difficile battaglia ai «cavernicoli». La loi du seigneur est toujours la meilleure (la legge del padrone è sempre la migliore), ricordava il grande scrittore francese del Seicento, La Fontaine: servi, certo, ce ne sono tanti in politica come nell'informazione, ma noi, come uomini liberi, crediamo in un futuro diverso. Aiutateci a realizzarlo.
Autore: Felice de Sanctis
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