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La Guardia di Finanza di nuovo al Comune di Molfetta: sequestro e acquisizione di carte sull’appalto del porto?
16 febbraio 2022

 MOLFETTA – La Guardia di Finanza e la Procura di Trani mantengono i riflettori accesi sul Comune di Molfetta e continuano a fare perquisizioni e ad acquisire materiali e documenti, dopo i sequestri del novembre 2020 e gli arresti del giugno 2021, fra cui l’ex assessore ai Lavori Pubblici Mariano Caputo, tecnici e funzionari comunali. Oltre al coinvolgimento del sindaco Tommaso Minervini, che resta indagato.

Oggi le fiamme gialle sono tornate a fare perquisizioni e ad acquisire documenti al Comune (ricordiamo che uno dei motivi per cui l’ex assessore Mastropasqua e il suo gruppo abbandonarono l’amministrazione Minervini, è stata anche questa).

Nel mirino dovrebbero esserci sempre presunte irregolarità sull’appalto del porto, eventuali reati di frode nelle pubbliche forniture perché sarebbero stati impiegati materiali non a norma, che potrebbero provocare l'instabilità dell'opera di messa in sicurezza, che sta andando avanti da alcune settimane (per chi non è bene informato, non si sta completando il porto, ma solo la messa in sicurezza del cantiere). Sarebbe in corso anche un monitoraggio ambientale per verificare la veridicità dei dati forniti.

Insomma, il porto torna al centro dell’attenzione della città, mentre la magistratura continua nel suo lavoro di raccolta di prove che, non è detto si concludano con nuove misure giudiziarie, ma che comunque è bene che siano al vaglio degli inquirenti per togliere ogni dubbio sulla loro regolarità.

Per completare il porto ci vorranno ancora tanti anni e tanti soldi e questa illusione collettiva continuerà ad alimentare la politica e la caccia del consenso per un’opera ancora di là dall’essere completata in tempi certi e soprattutto brevi. Le ipotesi di creare lavoro, restano ancora più remote, vista la situazione dei porti pugliesi e dei relativi traffici.

Intanto puntiamo al fantomatico collegamento ferroviario che di certo ha solo i danni all’ambiente con la distruzione di ulivi e quant’altro per una ipotetica opera che potrebbe rivelarsi l’ennesima cattedrale nel deserto. Ma fra pochi mesi si vota e i politici interessati si devono attrezzare con le solite promesse elettorali, destinate a restare sulla carta.

Porto docet.

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