La Grotta di Santa Lucia o Grotta di nonno Girolamo
IL FENOMENO CARSICO Il fenomeno carsico o carsismo ha dato origine alle nostre grotte grazie all’azione lenta e continua dell’acqua, arricchita di anidride carbonica (CO2), sulla roccia calcarea (Calcare di Bari). La CO2, presente nell’aria e nel suolo, infatti, sciogliendosi nell’acqua piovana, conferisce a quest’ultima una certa acidità. L’effetto più evidente di questa acidità è la dissoluzione chimica della roccia a contatto con l’acqua. Il termine carsismo deriva da “Carso”, una regione a cavallo tra il Friuli e la Slovenia. Altresì, il carsismo si divide in superficiale (epigeo) e sotterraneo (ipogeo). In Puglia il paesaggio carsico appare ricco di forme quali inghiottitoi, voragini, gravine, lame, puli, gurghi, gravi, ecc… A Molfetta abbiamo numerose testimonianze del fenomeno carsico superficiale, ovvero le numerose lame che percorrono tutto il territorio e le doline come il Pulo di Molfetta; il carsismo ipogeo invece è rappresentato dalle grotte presenti nel Pulo, lungo il percorso di lama Cupa (grotta del Crocifisso e grotta di S. Lucia) e presso contrada Grotte, oltre ai numerosi inghiottitoi (“capoventi”) dell’agro molfettese. LAMA CUPA Il territorio molfettese è solcato da numerose lame che partono dalla Murgia per proseguire il loro percorso fino al mare; la più importante e meglio conservata è certamente Lama Cupa che nasce al confine con i territori di Terlizzi e Bitonto e sfocia nella cosiddetta ‘‘Prima Cala’’. Le lame sono il risultato dell’azione dell’acqua che, nel corso dei millenni, ha eroso il substrato calcareo nella sua corsa verso il mare creando dei veri e propri ‘‘canyon’’ naturali. Esse possono tuttora convogliare notevoli quantità di acqua durante eventi di intensa piovosità, dando origine alle caratteristiche mène. UBICAZIONE La grotta oggetto di studio si trova in un fondo privato in contrada S. Lucia, toponimo dovuto all’esistenza della chiesetta dedicata appunto a S. Lucia, di cui finalmente è stata scoperta l’esatta posizione. La contrada in questione è una zona rurale situata tra Torre del Gallo, piscina Pasquarella, Lama Martina e Torre Villotta. L’ingresso della grotta, infatti, si trova sulla sponda idrografica destra di lama Cupa che in questo tratto prende il nome di lama Martina. DESCRIZIONE DELLA CAVITA’ ATTUALE La grotta si apre nella roccia calcarea affiorante a 68 m di altitudine sulla sponda idrografica destra di lama Martina; la sua formazione sembra direttamente collegata all’azione erosiva e corrosiva dell’acqua che scorreva in lama. Si entra superando alcuni piccoli gradini di recente costruzione; la prima parte della grotta ha uno sviluppo sub-orizzontale, dopo circa 20 m si biforca in un cunicolo cieco che prosegue orizzontalmente e uno verticale che scende di circa 3 m e porta ad una camera ricca di concrezioni da cui si accede ad un pozzo verticale di circa 8 m. Durante l’ultima esplorazione, gli speleologi di Terrae e del Gruppo Vespertilio hanno rilevato che la grotta continua lungo una frattura con direzione Nord-Sud ben evidente con due cunicoli in entrambe le direzioni che saranno oggetto di prossime ricerche. Nella parte centrale della cavità è molto evidente sul soffitto la frattura principale con orientamento Est- Ovest che ha dato origine alla grotta e che la percorre per tutta la sua lunghezza. Il pavimento della cavità si presenta ricoperto da terreno argilloso e molto irregolare per la presenza di numerosi blocchi di roccia calcarea di varie dimensioni: probabilmente alcuni sono stati trasportati dall’esterno, altri sono il risultato di crolli non recenti della volta e delle pareti. La prima parte della grotta, nel complesso, si presenta relativamente ‘‘asciutta’’, non è presente stillicidio né tantomeno fenomeni di concrezionamento di carbonato di calcio; mentre l’ultima camera è attiva e presenta stalattiti e stalagmiti. Le stalattiti attive hanno una lunghezza di circa 20 cm. La prima esplorazione è stata svolta dagli speleologi di Terrae insieme al proprietario nel mese di giugno 2019. La grotta si presentava lunga una decina di metri e larga cinque, l’altezza del soffitto non superava i 2 metri e si assottigliava in fondo risultando completamente occlusa dai detriti. Illuminando il fondo con luce artificiale fin da subito è stata notata sulla parete la presenza di alcune incisioni molto simili a piccole croci rimarcate con della terra rossa. Nel corso degli ultimi 2 anni il proprietario ha provveduto ad un’incessante e paziente opera di disostruzione e con grande sorpresa è stata scoperta la prosecuzione della grotta che attualmente ha uno sviluppo di circa 50 m. Raffaele Annese Centro Studi e Didattica Ambientale Terrae APS © Riproduzione riservata