La forza rivoluzionaria della poesia, Maurizio Evangelista si racconta a Quindici
MOLFETTA - Il poeta de La Vallisa, Maurizio Evangelista (foto), si racconta a Quindici tra la forza rivoluzionaria della poesia e i progetti futuri.
La Notte della Poesia al Dolmen ha registrato ogni anno un pubblico sempre più attento alla poesia. Quali sono le tue emozioni che hai percepito? Ci sono anticipazioni per la Notte della Poesia 2015?
“Le emozioni sono tante e non ci sono parole per descrivere quello che si prova. La poesia è quello che ci spinge per realizzare questi eventi come “La Notte della Poesia”. Ogni anno ci imbattiamo in tanta curiosità e in tanta voglia di fare soprattutto da parte dei giovani. Il miracolo più bello della manifestazione non è soltanto il fatto di essere cresciuta ma anche di essere arrivata adesso a poterci permettere presenze importanti come Roberto Vecchioni che è stato un regalo del Comune di Bisceglie e Rosaria Lo Russo che è una grande poetessa e molto attiva in teatro. E’ una personalità che continuiamo a seguire, è amatissima dalla critica. Quest’ anno per la prima volta abbiamo avuto ospiti internazionali come Mirko Dimic, Igor Zivkic è fotografo e Goran Dimic è scultore e pittore, quest’ ultimi sono ancora studenti ma attivi nel territorio della Serbia. Ogni anno c’ è la novità, c’ è quel qualcosa in più che ci emoziona e ci porta a vivere come se fosse la prima volta”.
Cos’ è per te la poesia? E’ un genere letterario trascurato dalla società di oggi?
“Lo pensavo all’ inizio. Ho sempre scritto nei miei momenti di raccoglimento e consideravo la poesia come se fosse un diario segreto con cui dialogare. Dal momento in cui ho iniziato a far conoscere le mie poesie e a organizzare eventi ho iniziato a vivere la poesia in maniera diversa. Un ringraziamento va al prof. Daniele Giancane che mi ha fatto crescere e ho iniziato a comprendere che la poesia non fosse un genere letterario morto. Ma deve essere rivalutato, non ha solo bisogno di discepoli. Ha bisogno di essere insegnata ai più giovani. Le nuove generazioni devono essere fautori di qualcosa di nuovo dal punto vista comunicativo. La poesia è un genere letterario ma si devono considerare due aspetti importanti ovvero il significato intrinseco della poesia e il rapporto tra il poeta e le case editrici. Secondo me dal punto di vista della scrittura c’ è un abuso del termine poesia a causa delle case editrici che tendono a pubblicare qualsiasi cosa perché sono ignoranti in termini di cultura. Non c’ è una buona relazione tra lo scrittore e la case editrice perché lo scrittore può pubblicare solo se ha soldi da investire. Le case editrici dovrebbero essere più attente alla cultura anche perché ci sono molte realtà locali che pubblicano solo per creare un prodotto commerciale. Pochi vedono un qualcosa di forte e rivoluzionario nella poesia. Per me non è un qualcosa di morto. Il problema di diffusione della poesia è un problema di conoscenza della sua forza comunicativa”.
La tua passione per la poesia ti ha portato in Serbia. Secondo te quanto è importante lo scambio culturale tra l’Italia e la Serbia? Ci sono differenze?
“La mia passione mi ha portato in Serbia. Se non fossi stato innamorato della poesia alcune opportunità non si sarebbero presentate. Da quando ho iniziato la collaborazione con I Poeti de la Vallisa ho notato che c’ è una grande attenzione per la poesia italiana in Serbia. Spero di continuare a far crescere questo rapporto con la Serbia perché porta benessere culturale al nostro Paese perché le relazioni culturali sono le relazioni umane. Ho un legame profondo con Mirko Dimic e nella mia esperienza di viaggio ho incontrato persone attente alla nostra cultura”.
Nell’ inverno scorso sei stato impegnato per la presentazione del libro “Gli animali e noi” a cura di Daniele Giancane che ti ha permesso di incontrare molti bimbi. Cosa hai appreso da loro?
“L’esperienza è stata bellissima perché ho avuto la possibilità di confrontarmi con gli educatori, gli insegnanti e i bambini. E’ stata un’ opportunità che mi ha fatto riflettere sull’ importanza dell’ educazione nella cultura e nella vita. L’ aspetto più importante dell’ insegnante è di avere opportunità per apprendere la bellezza della cultura, della lettura, della poesia. L’ incontro con i bimbi mi ha riportato indietro negli anni. Ho avuto una maestra di scuola elementare che si è dedicata alla cura dei propri scolari. Ha organizzato dei piccoli corsi pomeridiani per far imparare a leggere che consistevano in una lettura comune di un romanzo e poi ognuno di noi aveva un’ ora di tempo per dedicarsi ad un proprio libro”.
Nell’ultimo anno hai collaborato con l’ ex Caserma Liberata . Secondo te è importante ripartire dai centri sociali e dai luoghi di aggregazione per stimolare una rivoluzione culturale?
“L’esperienza dell’ Ex Caserma Liberata è stata importante. Non sono una persona politicamente schierata. Ho partecipato a tutti gli eventi sia di destra che di sinistra. Ho delle mie idee politiche ma non mi piacciono le restrizioni. L’ ex Caserma è stata un’ opportunità dove ho conosciuto molti ragazzi che intendono riportare la centralità del tema cultura nei dibattiti politici. Ho incontrato personalità come Pippo Marzulli, ho avuto l’ occasione di conoscerlo in altri contesti perché è un poeta e abbiamo avuto delle possibilità di confrontarci e ho notato che ci sono giovani che vogliono lottare perché la cultura sia presa in considerazione. E’ un luogo abbandonato ma i ragazzi desiderano recuperarlo non per l’ abbattimento con l’ obiettivo di costruire un palazzo moderno ma per farlo rinascere dal punto di vista culturale e aggregativo. Il messaggio che vogliono trasmettere è di recuperare i nostri spazi, di non dimenticare e non cancellare la storia di una comunità. Per Bari rappresenta un vergogna di passate amministrazioni che non hanno saputo gestire la situazione. Ma il fatto positivo è che può emergere un messaggio chiaro e universale ovvero da quello che può essere un errore può nascere qualcosa di bello, da un luogo abbandonato si può dare la vita. Come riporre i riflettori su un posto lasciato al degrado? Bisognerebbe ripartire dalla cultura perché è un qualcosa di accrescimento educativo per la cittadinanza e opportunità di socializzazione”.
Progetti futuri?
“Sarà pubblicato un nuovo lavoro de La Vallisa e c’ è la possibilità che il libro in Serbia venga pubblicato in italiano. Sono in una fase di costruzione di quello che sarà nel domani per nuove collaborazioni, nuovi eventi e pubblicazioni. Attualmente scrivo per una rivista in Serbia “Krovovi” (I tetti). Non ci sono collaborazioni con poeti locali ma in questo periodo le mie poesie sono state tradotte in spagnolo. E’ un progetto che sta nascendo e c’ è la possibilità che vengano pubblicate in un libro bilingue. Sono poesie già pubblicate in Serbia che fanno parte del libro “Izmišljeni grad” (La Città Inventata). E’ importante ricordare l’ appuntamento con il poeta vietnamita che verrà a novembre in Italia e sarà ospite della città di Bisceglie”.
Collaborazioni importanti?
“Ho incontrato tante realtà importanti dove la poesia si sposa con altre forme artistiche come la musica, la fotografia, l’ arte. Ci sono state collaborazioni importanti con Elisabetta Pasquale, in arte Orelle che si appresta a pubblicare l’ ep. Ha partecipato alla rassegna “Parole di Poeta” al Teatro Mimesis di Trani. E’ stata presente alla Notte Bianca a Bari. Ho conosciuto anche Carolina Da Siena, la cantautrice Biscegliese che rappresenta un buon futuro per la poesia cantautorale. Importante è stato l’ evento di Made In Blu a cura di Mariablu Scaringella che è rientrato durante la settimana in cui i ragazzi Serbi sono stati ospiti a Bisceglie. Manifestazioni come la Notte della poesia al Dolmen sono importanti perché si ha la possibilità di conoscere le differenti personalità poetiche e di creare relazioni umane. La poesia è una grande parola e la sua importanza evocativa la rende unica perché svela i mondi dell’ anima”.
© Riproduzione riservata