Recupero Password
La Diocesi di Molfetta si prepara alla settimana sociale Incontro il 19 maggio alle ore 19 presso l'auditorium Regina Pacis della Parrocchia Madonna della Pace, con il dott. Edoardo Patriarca, Segretario del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali
26 aprile 2010

MOLFETTA - In preparazione alla prossima settimana sociale dei cattolici italiani il prossimo ottobre, l'equipe del Progetto Policoro, Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro di Molfetta propone un percorso di confronto diocesano con diverse realtà giovanili culturali e di volontariato sociale che terminerà con l'incontro del 19 maggio alle ore 19 presso l'auditorium Regina Pacis della Parrocchia Madonna della Pace, con il dott. Edoardo Patriarca, Segretario del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali. Mercoledì 5 maggio ore 20 presso la sede dell'Azione Cattolica diocesana, ci sarà un confronto su alcune problematiche che affliggono il nostro territorio locale e nazionale.

Queste le tracce per un discernimento comunitario in vista della
46ª Settimana Sociale che si terrà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre del 2010
 
Cattolici nell’Italia di oggi.
Un’agenda di speranza per il futuro del paese
 
Il difficile momento economico-sociale che attraversiamo pone una serie di interrogativi ai quali il Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali Italiane, ha ritenuto opportuno dedicare la prossima 46ª Settimana Sociale che si terrà a Reggio Calabria dal 14 al 17 Ottobre del 2010, con tema: Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del paese. Ogni cristiano e chiamato a sperare anche in un momento nel quale sono seriamente minacciate le condizioni essenziali della vita, della famiglia, insieme a quelle materiali e spirituali come: le condizioni in cui si esercita il lavoro, si cura la salute, si decide della guida delle pubbliche amministrazioni, si educa e ci si forma, si studia e si fa ricerca, si coltivano le relazioni familiari e di amicizia, si vive la ricerca e l’esperienza della fede, si accoglie e si è accolti, si riconoscono e si difendono i diritti. Vi è quindi un dovere cristiano di partecipare a ogni vero processo di liberazione umana attraverso un discernimento che non sia opera di pochi, ma di tanti, e non solo di tanti individui, ma di tante più complesse realtà espressione dell’originale vitalità del nostro territorio. Vorremmo pertanto rivolgere un amichevole invito a un’impresa comune. Lo rivolgiamo a tutti coloro che, nei limiti delle proprie forze, sono solleciti nella responsabilità del nostro territorio per la creazione di una “piccola”agenda di problemi prioritari che non si caratterizzi come un programma, né economico, né politico, né d’altro ordine, ma può ben essere un riferimento per elaborare e valutare programmi e azioni di impegno civile ed ecclesiale. La nostra “piccola” agenda sarà poi oggetto di confronto nelle parrocchie per produrre un contributo diocesano finale da affidare al dott. Edoardo Patriarca, Segretario del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali, presente a Molfetta il prossimo mercoledì 19 maggio alle ore 19 presso L’Auditorium Regina Pacis della parrocchia Madonna della Pace di Molfetta. E’ un’occasione per essere protagonisti in molti e contribuire con speranza al cambiamento del nostro futuro. Appare allora necessario mettere o rimettere in gioco altre energie sociali capaci di modificare gli equilibri in cui ci troviamo e generare più opportunità per tutti e per ciascuno. Ma quali nodi affrontare e quali nuove risorse sociali mobilitare?
 
 
1.    LAVORO. Cominciamo con il lavoro. Oggi il lavoro è diventato un bene per molti estremamente “prezioso”. La crescente disoccupazione vede i giovani tra coloro che pagano più degli altri il peso della crisi sia perché non riescono nemmeno a entrare nel mercato del lavoro sia perché, entrandovi come precari, sono i primi ad essere espulsi. Diviene quindi sempre più urgente rimettere il lavoro al centro dell’economia in quanto luogo in cui le persone si incontrano e vivono insieme gran parte della loro vita, e proprio per questo è necessario che sia vissuto come una opportunità da vivere. Lavoro e impresa sono un valore della società, se questi rispettano i diritti e i doveri, se si curano dell’ambiente, se non discriminano fra uomo e donna, fra italiano e immigrato. E’ importante allora promuovere un lavoro che valorizzi le capacità della persone e che consenta la costruzione di un progetto di vita per l’individuo e la famiglia. L’utilizzo esasperato dei contratti di rapporti di lavoro a tempo limitato non va certo in questa direzione e non sempre ciò è dovuto alla necessità imposte dalla competizione a livello internazionale. Analogamente il lavoro sottopagato o in nero non garantisce il rispetto della dignità e dei diritti degli stessi lavoratori. Una reale attestazione lavorativa del merito, adeguatamente valutata e retribuita sarebbe un utile elemento di miglioramento della qualità e dell’efficienza anche dei servizi della pubblica amministrazione a beneficio di tutti i cittadini.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
·       Deve essere ben chiaro che la nuova occupazione dovrà essere preparata da nuove politiche, sia nell’industria che in tutti gli altri settori, altrimenti non ci saranno né ripresa, né occupazione. Con quali percorsi prepararsi a questi nuovi scenari?
·       Chi lavora deve sentirsi coinvolto in un progetto da condividere con altri e non sentirsi una pedina in un ingranaggio anonimo. In questa logica, il riconoscimento del merito e della responsabilità è uno strumento coerente agli obiettivi comuni?
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
2.    WELFARE. Coniugare efficienza amministrativa e assistenza a chi si trova nelle condizioni di bisogno deve essere l’obiettivo principale di un sano sistema di Welfare che, a maggior ragione nei momenti difficili, deve mantenere alte le tutele dei soggetti più deboli, a cominciare dalla tutela della salute, del rispetto dei malati, alla amorevole cura della vita dal suo inizio sino al suo termine. Eppure gli attuali processi in corso vorrebbero comportare una riduzione delle reti di sicurezza sociale in cambio della ricerca di maggiori vantaggi competitivi nel mercato globale, con grave pericolo per i diritti dei lavoratori, per i diritti fondamentali dell’uomo e per la solidarietà attuata nelle tradizionali forme dello Stato sociale.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
·       Come è possibile operare in un contesto in cui lo stato sociale è in discussione?
·       Qual è la nostra attenzione in una società che pone a fondamento l’interesse personale piuttosto che la giustizia sociale, il rispetto della vita, la tutela della salute, il sacro rispetto della morte?
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
3.    CRISI DEMOGRAFICA. L’Italia sta entrando in un inverno demografico che, se non affrontato per tempo, comporterà delle pesanti conseguenze culturali, economiche, sociali, previdenziali: a metà di questo secolo l’ISTAT prevede che la popolazione italiana calerà di 5,5mln, pur con l’apporto dei flussi migratori. Se oggi abbiamo un pensionato ogni 4 lavoratori attivi, nel 2050 ne avremo 1 ogni 2. Se oggi abbiamo un debito pubblico pari al 120% del PIL, nel 2020, in assenza di interventi su pensioni e sanità e per effetto dell’andamento demografico, avremo un debito pari al 365% del PIL. Ma avremo soprattutto meno giovani che fanno la società italiana, costruiscono il futuro, che producono, che inventano e che consumano. In sostanza: senza figli non ci sarà più nemmeno il nostro Paese.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
·       Quali politiche di sostegno e di attenzione alle famiglie ritieni si possano adottare per favorire anche una cultura di incremento della natalità?
·       La disoccupazione e la precarietà che tocca in modo preoccupante i giovani si riflette pesantemente sulla famiglia, creando forti destabilizzazioni, ed impedendo il formarsi delle stesse famiglie in senso tradizionale. Quali le tue proposte?
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
4.    TEMPO PER LE RELAZIONI. Nelle nostre famiglie spesso manca il tempo per costruire e curare le relazioni. Il lavoro dei genitori, spesso molto assorbente, e le molteplici attività dei figli rendono sempre più esiguo il tempo trascorso fra le mura di casa ed anche questo poco tempo è occupato dalle incombenze domestiche, dalla TV, dal computer. Il risultato è che nelle famiglie si parla e ci si ascolta sempre meno e la cura delle persone e di rapporti familiari viene sacrificata alle mille “cose da fare” in un’ottica spesso “individualistica”ed “efficientistica”. Evidentemente tutto questo gioca uno stretto ruolo di causa primaria rispetto alle difficoltà di molte coppie, al disfacimento di tante famiglie che stiamo drammaticamente vivendo.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
·       Ritieni che la flessibilità (degli orari nelle mansioni) sia uno strumento non solo ad uso esclusivo di interesse del mercato e della produzione, ma un utile strumento per la conciliazione delle esigenze familiari e individuali del singolo, motivando maggiormente i soggetti coinvolti?
·       La mancanza di tempo non è un dato assoluto, è conseguenza di una scala di priorità che ciascuno, anche inconsciamente, ha elaborato. Tuttavia, ritieni sia molto importante promuovere una gestione del tempo che anche a livello macro, di comunità locale, sia più attenta alle dinamiche familiari?
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
5.    TEMPO PER IL SIGNORE. A proposto del tempo, non si può tralasciare un accenno alla questione della domenica, il giorno del Signore, per i credenti e, per tutti, il giorno in cui ritrovare, approfondendola, la dimensione della cura dei rapporti personali. Con il pretesto di aiutare la gestione del tempo delle famiglie, si sono sempre più incentivate le aperture domenicali degli esercizi commerciali che, insieme ad altri fattori, hanno determinato la progressiva perdita di significato della domenica.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
 
·       Come non vedere un nesso fra questo ed il decadimento e l’impoverimento che spesso rileviamo nelle nostre relazioni?
·       Ritieni che tenendo aperti i negozi la domenica che si aiutano le famiglie le quali, invece, hanno bisogno del vero riposo “del settimo giorno”?
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
6.    LA CENTRALITÀ DELLA FORMAZIONE. E’ sotto gli occhi tutti la centralità della scuola e dell’università, ambienti nei quali i ragazzi ed i giovani trascorrono gran parte del loro tempo. è costituita dai Questi giovani che studiano, che si specializzano, che fanno ricerca costituiscono una grande riserva di energie. La qualità media e la quantità complessiva della istruzione (di ogni grado), della formazione e delle opportunità di ricerca è in Italia ancora largamente carente, non solo rispetto agli standards delle altre società “occidentali avanzate”. Una certa sub cultura, di prevalente origine televisiva, promuove modelli di vita ben lontani da quelli offerti dalla formazione scolastica: successo (e soldi facili) al posto della fatica di imparare e di un lavoro “ordinario”, il confronto rissoso (ed inconcludente) al posto dell’articolazione del ragionamento, sostenuto da solide competenze, l’appiattimento culturale al posto della fatica di formarsi un’opinione autonoma. Inoltre, i giovani istruiti, formati e avviati alla ricerca fanno fatica a esprimere le proprie potenzialità nella nostra società e contribuire al bene comune, per una serie di cause: la qualità della domanda di lavoro, i regimi che disciplinano le professioni, la sempre più difficile convertibilità del valore legale del titolo di studio, la difficoltà di garantire opportunità ai capaci ed ai meritevoli.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
 
·       Educare alla capacità critica, orientata da valori, sostenuta da competenza e impegno significa educare al Bene Comune ad una sobrietà dello stile di vita, elemento essenziale per lo sviluppo sostenibile e la difesa della dignità dell’uomo. Quali i percorsi possibili?
·       La sfiducia nell’istruzione viene alimentata dalla fatica che molti meritevoli provano quando devono inserirsi nel mondo del lavoro. Vale la pena impegnarsi tanto, andando controcorrente, quando poi le competenze non vengono riconosciute e valorizzate?
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
7.    QUESTIONE EDUCATIVA. Abbiamo più volte definito questo un tempo di emergenza educativa. Le giovani generazioni sono lasciate sempre più sole a gestirsi un’esistenza senza paletti, punti di riferimento, regole di vita. Sempre più adulti, nella famiglia come nella scuola o nei molteplici luoghi d’incontro e di educazione, vengono meno alla loro vocazione di educatori e si sottraggono al compito di accompagnare autorevolmente i giovani e i piccoli con i quali si trovano ad interagire. E’ inoltre da registrare come, insieme alla difficoltà ad aggregare attorno a proposte significative, a far crescere una rete di relazioni autentiche, aumentino forme di disagio giovanile che spesso sfociano in situazioni di grande solitudine se non di depressione. Infine non è fuori luogo notare come anche nei percorsi formativi il riconoscimento del merito deve coniugarsi con la valorizzazione delle risorse originalissime e diversissime di ciascuna persona.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
 
·       Come rieducare adulti e giovani in modo da farli sentire un “prima” e un “dopo” protagonisti e responsabili della stessa Storia?
·       La nostra società sembra essere caratterizzata da un continuo e sempre insoddisfatto inseguimento della felicità e, specialmente a riguardo della vita delle persone adulte, dall’ansia, dal senso di urgenza e di insoddisfazione. Anche fra gli adulti non si fatica più verso la costruzione di una identità definita, ma si cerca la fuga da se stessi. Quali nuovi percorsi educativi?
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
8.    MEZZI DI COMUNICAZIONE. L’informazione ed i suoi nuovi mezzi di comunicazione, considerata la grande loro disponibilità e rapidità di acquisizione, sta cambiando le nostre vite, ponendo nuovi comportamenti: rapporti umani solo virtuali, dubbi sull'attendibilità delle notizie, divario tra chi dispone di accesso alla rete e chi non dispone. E’ inoltre acclarato che una nuova cultura mass-mediale, ha deformato valori e tradizioni piegandoli ad un appiattimento culturale in cui prevalgono le rissose ragioni di una non formazione culturale basata sull’emotività e sulla superficialità, che accentua l’individualismo, il successo, il consumismo, il potere che più che le ragioni comuni incamminandoci sul sentiero di una sfrenata e ossessiva affermazione della propria immagine a discapito della crescita comune.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
 
·       In una società che promuove la conoscenza del mondo solo attraverso i mass media, che propone esperienze virtuali nelle quali è difficile distinguere il reale dall’immaginario, quali percorsi proporre per uscire da questa finzione, proponendo alla persona di saper discernere ed interpretare la realtà attraverso esperienze concrete?
·       L’ansia da comunicazione o, meglio, da “connessione” espone tutti, i più giovani in particolare, ad un altro rischio: quello di diventare incapaci di concentrazione, di fare (bene) una cosa alla volta, di concatenare i pensieri, investigando cause ed effetti. Quali possibili rimedi?
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
9.    PARTECIPAZIONE POLITICA. Infine, da oltre due decenni si cerca una nuova spinta alla partecipazione con ripetuti tentativi di innovazione politica. Le nostre comunità sono piene di storie che raccontano la difficoltà a sbloccare i canali e le opportunità di partecipazione democratica. Recentemente, la nozione di bene comune della Dottrina sociale della Chiesa che la Caritas in veritate ha chiarito, per un verso specifica la funzione particolare della politica e per altro verso restituisce questa alla responsabilità di tutti e non solo di “professionisti”. È questa la strada per cogliere l’insostituibile ma specifico e particolare contributo della politica al bene comune. Anche la politica e la forma delle sue istituzioni divengono oggetto di un discernimento ispirato dalle ragioni e dai criteri di sussidiarietà, libertà, responsabilità, solidarietà. L’insegnamento sociale della Chiesa praticato anche attraverso l’ausilio di specifiche scuole di pastorale diocesane di insegnamento della dottrina sociale, incoraggia un realistico approdo alla transizione istituzionale verso una democrazia governante funzionale al bene comune. Praticando questa prospettiva, diviene necessario operare un discernimento in tema di federalismo e salvaguardia del territorio, in tema di responsabilizzazione di ogni potere politico, in tema di analisi della situazione in cui versa la pubblica amministrazione e del suo necessario rilancio.
 
Interrogativi per il confronto di gruppo:
 
·       L’esperienza comunitaria abilita alla progressiva assunzione di impegni e responsabilità nella ricerca del bene comune e, dunque, a cogliere e vivere il senso pieno della politica, intesa anche come costruzione vera del consenso intorno a valori condivisi. Quale formazione e pastorale possibile capace di incoraggiare e preparare laici all’agire politico?
·       In ogni tempo, anche dinanzi a nuovi scenari, i cattolici sono tutti chiamati alla responsabilità di tradurre la dottrina sociale della Chiesa in scelte concrete, ad operare una mediazione nella realtà, Come?
·       Come ridare alla politica quel respiro ampio non accontentandoci di piccoli interessi di bottega, perseguendo quel bene comune come esigenza di giustizia e carità.
·       Quali le tue perplessità e suggerimenti anche a livello locale?
 
 
Il processo di discernimento che abbiamo descritto tende ad incrociare la ricerca di questioni ben definite e di portata generale con il costante controllo del loro valore pratico, a partire da concrete condizioni di vita. Un valido strumento di aiuto in tal senso potrebbe essere la ri-proposizione in chiave meridionale della rete interdiocesana “Nuovi stili di vita” per elaborare e coordinare un nuovo processo culturale che attraverso una rinnovata pastorale possa porre attenzione concreta ad una giustizia sociale attenta ai bisogni, alla dignità della persona umana ed alla salvaguardia del creato. Evidentemente, ciò cui si appena fatto cenno non è ancora la breve e realistica lista di problemi cruciali, alla cui elaborazione siamo impegnati. Naturalmente, c’è ancora molto lavoro da fare; speriamo ci siano anche molte persone che hanno voglia di farlo e capacità per farlo bene.
  
Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro
Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi
 
 
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet