La Caritas di Molfetta, volontari contro le nuove povertà
Conclusa la settimana sociale alla parrocchia San Pio X
MOLFETTA - La Caritas non è un organo di erogazione di aiuti materiali o di contributi, né una forma di mero assistenzialismo, ma è l'organo che aiuta la comunità a realizzare la sua funzione vitale, quella dell'amore: non un'associazione di volontariato, ma un ente giuridico della Chiesa, che ha alla base il compito precipuo di rendere testimonianza alla Parola di Dio e creare una rete di solidarietà intorno alla povertà. Le parole di don Tonino esprimono in modo chiaro le caratteristiche della Caritas diocesana, che deve “animare alla povertà”: sin dalla sua nascita, essa è stata orientata alla formazione ed al consolidamento del volontariato per sollecitare l'attenzione verso la povertà, problematica da non occultare, ma da prevenire, risolvere e manifestare.
Il terzo e conclusivo incontro della Settimana Sociale “Quanti pani avete?”, tenutosi nel Centro sociale Mons. Antonio Bello, presso la parrocchia San Pio X, ha orientato il dibattito sulle “politiche” sociali della Caritas, le cui linee fondamentali sono state illustrate dal prof. Mimmo Pisani (da 30 anni impegnato con la Caritas diocesana), assistito da don Pino Magarelli, parroco della Chiesa San Pio X, oltre alla presenza di Giambattista Sasso (presidente dall'ACI parrocchiale) e Michele Pappagallo (presidente del Centro diocesano). (Nella foto: Pappagallo, Magarelli, don Ignazio de Gioia, don Pino Magarelli, Pisani e Sasso).
Il pilastro operativo della Caritas è la carità e quanto espresso da Don Tonino nei suoi scritti e nelle istituzioni da lui fondate (la “Casa di Accoglienza” e la “Casa per il recupero dei tossicodipendenti”) ne è la semplificazione: come sono vissute concretamente queste idee?
La Caritas diocesana ha ridimensionato nel tempo i suoi impegni per conferire valore operativo alle Caritas parrocchiali, poiché queste conoscono le reali necessità del territorio con cui vengono a contato ogni giorno, mantenendo, dunque, una funzione di aiuto e supporto, soprattutto nelle esperienze di formazione dei volontari. Tuttavia, se proliferano le associazioni di volontariato che, occupate settorialmente e chiuse in se stesse, falliscono già in partenza, diminuisce il numero dei volontari e non è certo l'assunzione il rimedio giusto da opporre, perché il dio denaro sostituirebbe il Dio della carità.
A questo, si aggiunge il deterioramento del dialogo con le istituzioni cittadine, a volte sorde, a volte incapaci nelle loro competenze. Il prof. Mimmo Pisani ha risposto in modo indiretto alle lamentele dell'assessore Nino Caputi, relativamente alla mancata partecipazione degli enti ecclesiastici al tavolo di concertazione: “la Caritas è un insieme di persone che amano e l'amore è il modo di rispondere ai bisogni della gente, ma aiutare il povero non vuol dire elargire un semplice contributo economico, una soluzione solo temporale. Non bisogna pensare che la Chiesa sia una Croce Rossa, cui delegare le problematiche di competenza amministrativa, palesando, in moltissimi casi, sconfortanti incompetenze da parte degli enti pubblici”. Ciò dimostra come questi ultimi siano, a volte, “poco inclini al sacrificio ed alla condivisione, sottovalutando la negatività del semplice contributo economico, un misero palliativo”.
Alcuni dei dati forniti dal prof. Pisani sono davvero critici: il 69% di coloro che si rivolgono alla Caritas sono donne tra i 34 ed i 44 anni, il 63,8% italiane, il 35,9% sono donne rumene, bulgare e marocchine, irregolari o clandestine; il 58% sono uomini che hanno famiglia, ma vivono in un grave stato di disagio economico a causa della disoccupazione (solo a Molfetta l'82,5%) e il 50% richiede il soddisfacimento dei bisogni primari, come pagare le bollette, mangiare e trovare un lavoro, ma anche trovare un mezzo per uscire dalla solitudine e relazionare col mondo (perché le nuove povertà sono soprattutto spirituali). Si può dedurre come l'utenza sia composta di famiglie con più di 2 figli e almeno un anziano a carico, con bassa istruzione e con basse possibilità di inserimento lavorativo. Inoltre, delle 485 unità di disagiati mentali, un numero molto limitato è assistito da strutture specializzate e 167 sono stati i casi denunciati al Tribunale per i minorenni.
I dati denunciati e le esperienze raccontate dal prof. Pisani sottolineano come sia necessaria la collaborazione tra l'ente pubblico e quello ecclesiastico secondo le competenze ed i ruoli, tenendo conto di una maggiore e produttiva razionalizzazione. Soprattutto, come vuole don Pino Magarelli, cercare di creare un habitus della solidarietà, sapendo che il fratello bisognoso è un'immagine di Cristo.
Autore: Marcello la Forgia