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La battaglia del Wwf contro il creosoto: parla Pasquale Salvemini
15 settembre 2008

Il ruolo fondamentale degli attivisti del Wwf, che da anni operano e collaborano con le forze dell'ordine monitorando il territorio e vagliando attentamente le segnalazioni ricevute circa l'inquinamento ambientale, è stato in queste settimane messo un po' in discussione tanto che il coordinatore regionale Pasquale Salvemini ha dovuto quasi difendersi dall'accusa di estremismo e di controllo esagerato mossagli dai privati che ora non sanno come liberarsi del legno che si ritrovano in bella vista anche sui caminetti. Lo abbiamo incontrato per cercare di capire meglio l'intera questione. Qualcuno vi definisce guerrafondai, altri vi sono estremamente grati per l'attenzione che prestate alla salvaguardia dell'ambiente, patrimonio comune di tutti noi che, forse, ancora non abbiamo pienamente acquisito la consapevolezza della tutela ecologica individuale… «Di sicuro non amiamo gesti o azioni plateali che possono sfociare nel nulla, ci limitiamo a collaborare con le forze dell'ordine offrendo loro un'attività di controllo ambientale che da sole non potrebbero effettuare. La scoperta delle traversine di legno al creosoto è avvenuta nell'ambito della ricerca e della mappatura sul territorio di microdiscariche che contengono rifiuti altamente inquinanti come l'ethernit. E' un dato di fatto che i nostri volontari hanno censito, nelle ultime settimane, diversi siti di stoccaggio nella provincia di Bari come, ad esempio in alcune stazioni quali Mellito, Pescariello, Valenzano, Bari/ Parco Nord e anche in diversi siti privati a Gioia del Colle, Bitonto, Modugno, Quasano, Terlizzi ecc. L'assoluta mancanza d'informazione sull'argomento riscontrata in questi giorni a più livelli, nonostante una chiara legislazione in materia, è la conferma che c'è ancora molta strada da fare e che organismi come il nostro devono intensificare gli sforzi affinché le normative, quando esistono, possano essere applicate». Cos'è esattamente il creosoto? «Si tratta di una sostanza ottenuta dalla distillazione del catrame di carbon fossile, un preservante contro le aggressioni atmosferiche e l'attacco di insetti e parassiti. Lo Iarc di Lione, organo tecnico che ha compilato vari elenchi di prodotti pericolosi lo definisce “composto cancerogeno di seconda categoria” cioè dalla cancerogenità del tutto certa. Inoltre è infiammabile e, pur essendo scarsamente solubile, per percolazione viene rilasciato con il tempo nel suolo quando il legno trattato con tale sostanza è adagiato su esso. La Scheda Internazionale di Sicurezza ICSC n.0572 dichiara anche che “la sostanza è tossica per gli organismi acquatici”». Dunque le traversine ferroviarie di legno sono considerate rifiuti pericolosi? «Dal 1° gennaio del 2002, con l'entrata in vigore dei nuovi codici CER, a seguito della Decisione 2000/532/CEE esse sono riclassificate con codice CER 17.02.04 che sta ad indicare “vetro, plastica, legno, contenenti sostanze pericolose o da esse contaminate” e rifiuti da operazioni di costruzioni e demolizioni. Rifiuto pericoloso vuol dire non più riutilizzabile ai sensi del punto 9.1 del decreto ministeriale del 5 febbraio 1998, né tantomeno destinato al recupero ai sensi del decreto ministeriale 161 del 12 giugno 2002». E' vero che c'è anche una sentenza della Cassazione che conferma tutto questo? «La Cassazione con la sentenza della terza sezione penale del 26 maggio 2004 numero 23988 sostiene che le traversine, una volta dimesse, vanno classificati come rifiuti pericolosi in quanto non sussiste “la fondamentale condizione dell'assenza di pregiudizio per l'ambiente”». Nell'estate del 2005 la Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti si occupò di una vicenda analoga verificatasi in Toscana e precisamente a Lucca dove vennero sequestrate traversine ferroviarie contaminate. Da allora ad oggi è cambiato il modus operandi delle Ferrovie Italiane in relazione a questo problema? «Sostanzialmente no anche se da quasi due anni Rete Ferrovie Italiane utilizza traversine impregnate con sali e anche quelle in cemento precompresso che consentono maggiore velocità. Lo smaltimento delle vecchie traversine, secondo quanto dichiarato dai dirigenti, è affidato, sulla base di un contratto nazionale specifico, a ditte specializzate al trasporto, recupero e smaltimento certificati. Quelle che si vedono abbandonate e accatastate nelle stazioni, a loro dire, sono quelle da riutilizzare e non quelle inquinanti che devono invece essere smaltite, secondo il D. lgs 4 del 16 gennaio 2008, in 120 giorni». Fino agli anni 90 le traversine ferroviarie in legno sono state tranquillamente vendute ai privati e persino cedute alle Ferrovie albanesi: il problema, dunque, della rintracciabilità e della loro eccessiva dispersione nell'ambiente è senz'altro complesso… «Lo è senz'altro perché, nonostante gli acquirenti sottoscrivessero l'obbligo ad usarle solo per la costruzione di recinzioni e palizzate esterne, nessuno ci garantisce che esso sia stato sempre e pienamente osservato. La cessione alle Ferrovie albanesi, inoltre, rientrava nell'ambito di accordi siglati, a livello governativo, per il rilancio e il sostegno dei paesi balcani. Questo è un altro triste aspetto della questione perché, se rilancio è avvenuto, il costo ecologico è ancora tutto da verificare e quantificare anche in questo Paese». Beatrice De Gennaro
Autore: Beatrice De Gennaro
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