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L'Associazione Nazionale Costruttori Edili contro l'aggiudicazione dei lavori per il porto di Molfetta Per il Presidente Regionale, Fabrizio Nardoni, è stata violata la par condicio tra le imprese concorrenti
15 dicembre 2006

MOLFETTA - Non accennano a placarsi le polemiche sull'aggiudicazione dei lavori per la realizzazione del nuovo porto commerciale della città. Dopo le rimostranze, sfociate in ben tre ricorsi al Tar Puglia (l'ultimo dei quali sarà discusso il prossimo 20 dicembre), delle imprese escluse dalla gara di appalto (vinta, come noto, da una ATI composta dalla CMC di Ravenna, dalla Società Italiana Dragaggi e dall'impresa Pietro Cidonio Spa) perché prive di un requisito indispensabile contenuto nel bando e cioè l'ormai celeberrima draga di enormi dimensioni, questa volta è l'Associazione Nazionale Costruttori Edili ad attaccare, in un durissimo comunicato stampa, le scelte dell'amministrazione comunale. "L'aggiudicazione dei lavori per la realizzazione del nuovo porto commerciale della Città di Molfetta – ha dichiarato, infatti, Fabrizio Nardoni, presidente regionale dell'ANCE Puglia - rappresenta una palese violazione delle norme a tutela della par condicio tra i concorrenti nell'ambito di una gara di appalto e si pone in netto contrasto rispetto a quella indispensabile apertura dei mercati cui specie l'Unione Europea è da sempre molto sensibile per evitare distorsioni o zone d'ombra". Il presidente dei costruttori edili della nostra regione si sofferma, in particolare, sul requisito richiesto dal bando e cioè la disponibilità o la proprietà di una particolare draga da utilizzare per lo sbanchinamento dei fondali: "Ma di quella draga – evidenzia Nardoni – ci sono solo pochissimi esemplari al mondo e l'aver inserito quello specifico requisito nel bando, a pena di esclusione, ha di fatto impedito a moltissime imprese la possibilità di poter partecipare alla gara. E' evidente come limitare a tal punto la concorrenza nel mercato oltre che andare contro gli interessi della stragrande maggioranza degli imprenditori, lede in maniera rilevante anche l'interesse pubblico a 'spuntare' il prezzo più basso possibile per la realizzazione dell'opera". A tal proposito occorre dire che un ribasso del 10% (come quello operato dall'ATI vincente) rispetto alla base d'asta, è da considerarsi minimo dal momento che la media nazionale dei ribassi, nelle procedure ad evidenzia pubblica come quella espletata per l'aggiudicazione dei lavori per il nostro porto, si aggira intorno al 20-25%. Ma è anche un altro l'aspetto che Nardoni evidenzia: "Non bisogna dimenticare che alle imprese deve sempre essere garantita la possibilità di organizzare autonomamente i propri fattori produttivi in ragione delle opere che sono chiamate a realizzare. Una stazione appaltante non si può sostituire alle imprese nella indicazione degli strumenti tecnici che queste devono utilizzare ma deve solo assicurarsi che i lavori vengano realizzati a regola d'arte, nei tempi stabiliti". In sostanza, secondo il Presidente Regionale dell'ANCE, altre imprese avrebbero potuto realizzare l'opera senza necessariamente utilizzare quella specifica draga ma ricorrendo ad altri strumenti. Sul ricorso presentato dalla ditta Matarrese, esclusa dal bando, Fabrizio Nardoni si dice fiducioso: “Siamo convinti – conclude – che i giudici amministrativi non potranno che considerare illegittima quella procedura di appalto in quanto lesiva di due principi fondamentali quali quello della par condicio tra le imprese e della concorrenza nei mercati".
Autore: Giu. Cal.
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