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L'arroganza del potere
Oggi il sindaco Azzollini sa di essere al capolinea e come tutti i despoti ha paura, non vuole riconoscerlo
15 maggio 2012
Sconcertante, o peggio, inquietante appare l’episodio della defenestrazione del comandante della Polizia Municipale cap. Giuseppe Gadaleta da parte del sindaco sen. Antonio Azzollini e dell’amministrazione di centrodestra che disamministra sempre più Molfetta. Sconcertante perché conferma l’idea padronale che ha il sindaco di questa città, come una proprietà privata, per cui non consente ad alcuno di invadere quelli che lui ritiene siano i confini di questo possesso. Fedele al motto “Con me o contro di me” che non è la bella canzone dei Nomadi, ma l’ordine tassativo dato alla sua scuderia di saltimbanchi, quei servi che si annidano dappertutto, dalla politica all’informazione. Non ammette dissenso il senatore berlusconiano e anche chi non appartiene alle schiere dei suoi fedelissimi, deve sottostare a questa legge, altrimenti è fuori. Ma al di là dell’arroganza senza più limiti e allo strapotere gestito con disinvoltura, incorante delle regole e della democrazia, Azzollini oggi, eliminando il comandante della polizia municipale rischia di lanciare anche un segnale inquietante sul piano della sicurezza. Infatti, tutti coloro che non rispettavano le regole, oggi si sentono più liberi, non avendo un “rompiballe” che li sanziona. Tanto per lui il problema della sicurezza è solo un’invenzione della stampa (libera, ndr) e dell’opposizione. Evviva il liberismo selvaggio, a conferma che in questa città tutti possono fare quello che vogliono. Non meravigliamoci se fra poco avremo anche i furuttivendoli ambulanti a Corso Umberto (qualcuno nei giorni scorsi, ci ha provato). E sì perché il cap. Gadaleta aveva dimostrato di andare “controcorrente” sanzionando gli ambulanti abusivi, fino a riceverne minacce, senza che il sindaco reagisse minimamente alla situazione, finita in sede giudiziaria. Anche la costituzione di parte civile al processo contro un fruttivendolo, ha visto il sindaco assente; egli ha poi rimediato in extremis una costituzione dirigenziale e non una della giunta che avrebbe rappresentato un forte segnale politico anche nei confronti dell’illegalità. Troppo grosso per lui il rischio di perdere eventuali consensi degli ambulanti: meglio fare fuori il comandante approfittando della scadenza dell’incarico, per non rinnovarlo. Non dimentichiamo che il comandante Gadaleta, che ha fatto sempre il suo dovere con onestà e competenza, è stato quello che ha messo i bastoni fra le ruote anche all’ing. Rocco Altomare, arrestato per presunte irregolarità edilizie e poi scarcerato per decorrenza dei termini. Il dirigente del settore territorio ha avuto sempre un’ostilità verso gli uomini della polizia edilizia, secondo l’accusa dei magistrati tranesi. Ma quello che è più grave è il silenzio di Azzollini, un silenzio assordante. Ormai il sindaco non parla più, tranne le solite uscite a vanvera, o quelle affidate a qualche suo servitore, perché, come il suo padrone Berlusconi, non sa che dire, non sa più come giustificare le sue uscite estemporanee. Non si può continuare a prendere in giro in eterno anche coloro che, in buona fede, lo hanno sempre sostenuto e che oggi lo abbandonano, come confermano i commenti che riceviamo sul nostro quotidiano “Quindici on line”. Sono i personaggi come lui e come Berlusconi che producono il fenomeno Grillo, nuova versione dell’Uomo Qualunque alla Giannini, che prolifera in nome dell’antipolitica e di quel populismo, che non produce mai nulla di buono. Oggi Azzollini sa di essere al capolinea e come tutti i despoti ha paura e non vuole riconoscerlo e per questo è più debole. I risultati elettorali delle consultazioni amministrative che hanno registrato la disfatta del suo partito, non lo fanno dormire sonni tranquilli. Sa che non potrà più essere sindaco, dopo due mandati consecutivi, ma non si fida dell’eterno secondo, il presidente del consiglio comunale Nicola Camporeale. Il prode Ninnì, dopo le mancate promesse degli anni scorsi, spera questa volta di avere l’agognata designazione, almeno per salvare la faccia. Tra l’altro cosa chiede di più: è stato silenzioso, fedele, ha recitato senza protestare la parte dello sconfitto. Questa volta, però, non ricevendo l’investitura a candidato sindaco, rischia di somigliare all’erede al trono d’Inghilterra, il buon Carlo, che invecchia nel ruolo di principe. Lo stesso Camporeale si rende conto che, molto probabilmente, dopo il quasi ventennio azzolliniano va incontro alla sconfitta, ma la sua natura cristiana non esclude il martirio, così almeno per una volta potrà essere premiato come corridore. Poi si vedrà. Camporeale sa che il cerchio magico della nutella non perdona e lo tiene ancora ai margini, ma alla fine, come è accaduto per tutti gli altri, indagati compresi, un premio arriva. Questi personaggi gemelli, Azzollini e Berlusconi, continuano ad illudersi di durare in eterno, di essere immortali, di avere sempre truppe numerose e fedeli al loro fianco, magari da poter comprare col copioso denaro a disposizione, ma non considerano che una fase politica (se così si può chiamare) è esaurita per sempre. Anche il puro esercizio del potere finisce e quello di Azzollini è in esaurimento, perché difficilmente il sindaco incompatibile con la carica di senatore, potrà conservare entrambi, perché anche l’incarico parlamentare, con la debacle del suo partito e i primi dissensi interni, è a rischio. Se a questo si dovesse aggiungere il taglio dei parlamentari, sicuramente il senatore potrà tornare a fare l’avvocato, o, al massimo, rimedierà una tranquilla presidenza come si usa fare in Italia quando si devono parcheggiare i dinosauri trombati. L’importante è che liberi la città dalla sua ingombrante presenza, come chiede oggi la maggioranza dei cittadini, in una crescente sofferenza sociale, dovuta alla irresponsabilità di chi ha malgovernato l’Italia e Molfetta in questi ultimi anni, con la peggiore amministrazione dal dopoguerra, nella quale il collante fra i sodali era solo l’interesse e non i valori o la capacità gestionale. Oggi Azzollini studia come sopravvivere, ma il cero del potere si sta ormai consumando e il risveglio poterebbe essere drammatico per chi non è abituato ad accettare le sconfitte e le regole della democrazia.
Autore:
Felice de Sanctis
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