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Intervista a un figlio della generalizzazione: il discotecaro
15 luglio 2006

“La verità è che entri lì dentro e senti la musica che rimbomba, ed è bellissimo”. Questo è quello che un discotecaro-tipo risponde se gli chiedi perché ama quel tipo di mondo. Lui ha 19 anni e si racconta: “è stata una casualità. Non avrei mai pensato di entrare in questo tipo di realtà. Poi il mio è un caso particolare… faccio uso di cose… ed entro in un altro mondo”. E lo dice con sincerità e imbarazzo. “Una pista prima di cominciare e qualche pasta durante. Dipende da quanti soldi si hanno (20-30 euro per la pista, 10 per le paste e 20-25 per l'ingresso in discoteca). Quando non ho molti soldi, non mi faccio la pista e mi accontento di uno schizzetto”. E se gli chiedi cosa sia uno schizzetto, lui ti sorride e te lo spiega: si fa lasciare qualcosina da un amico, tanto per non rimanere a bocca asciutta e per potersi estraniare completamente dalla sua realtà, dai suoi problemi, quelli che restano fuori da quel posto di musica e divertimento. “Comunque cerco sempre di non esagerare. Ho visto gente rischiare la vita… cerco di non abusare”. Poi subito ci tiene a precisare che non tutti prendono droghe, che non tutti hanno bisogno dell'aiutino chimico per viversi meglio il divertimento, perché “ognuno vive come vuole. Io vivo così ma so benissimo che tantissimi di quelli che frequentano le discoteche non si drogano… te l'assicuro! Per me il divertimento è vivere senza farsi troppi complessi, avere pochi equilibri ed uscire dagli schemi e faccio questo anche nel modo in cui mi vesto. Per me lo stile è molto importante perché mi aiuta ad essere appariscente e a non passare inosservato”. Mi mostra i calzini a righe colorate e i jeans con la piega tenuta su dalle spille da balia: “i dettagli sono molto importanti… servono a distinguersi dalla massa… anche se alla fine entri comunque a far parte di un altro tipo di massa…”. Il discotecaro ha capito tutto. Ha capito il meccanismo della nostra generazione: i gesti, l'abbigliamento, le idee sono solo strumenti unificanti; mezzi per entrare a far parte di un gruppo, perché volenti o nolenti tutti facciamo parte di una specie di categoria. Abbandoniamo l'argomento droga e parliamo di politica, un tasto non meno doloroso o rischioso, visto che non tutti i giovani amano parlarne: “ho cominciato per gioco, imitando un mio amico che diceva in giro di essere fascista, ma in realtà non sapevo nemmeno cosa fosse il fascismo. Poi mi sono informato e ho anche cominciato a leggere qualcosa. Ora sono convinto delle mie idee e del modo in cui mi sono schierato”. Il discotecaro si schiera politicamente… Il discotecaro è uno dei componenti della generazione giovanile di oggi, una generazione che cerca invano di scrollarsi di dosso tanti stereotipi e che cerca invano di farsi capire, e che voli lo condividiate o no è un essere umano anche lui. Tunz tunz.
Autore: Alina de Gennaro
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