Inflammatus, un altro successo della Fondazione Valente
Protagonista il Barocco: nella musica, nell’arte, nell’architettura
Grande apprezzamento per il festival “Inflammatus”, promosso dalla Fondazione “Vincenzo Maria Valente”. Protagonista il Barocco: nella musica, nell’arte, nell’architettura. I tre appuntamenti si sono svolti in altrettanti gioielli della nostra città: le chiese San Domenico, San Pietro e cattedrale Santa Maria Assunta. I concerti hanno rappresentato le tappe di un «percorso quaresimale, iniziato dalle tenebre sino alla luce, alla rinascita», come ha sottolineato Sara Allegretta, direttore artistico della Fondazione. Il primo appuntamento del festival, “Pensieri di pace in parole e musica”, ha inteso celebrare il dolore delle vittime dei naufragi, dei terremoti e delle guerre, con i Requiem di W.A. Mozart K626. Il Requiem, proposto in una particolare versione per soli, coro e pianoforte, è stato diretto da Sabino Manzo e ha visto l’esibizione del soprano Maria Silecchio, del mezzosoprano Margherita Rotondi, del tenore Francesco Amodio, dal baritono Matteo D’Apolito e dalle corali “Florilegium Vocis Choir” e Polifonica “Biagio Grimaldi” di Bari. Una serata caratterizzata dall’emozionante testi-monianza del giornalista e poeta Nichi Vendola, il quale ha tracciato un intenso profilo di don Tonino Bello attraverso riflessioni e aneddoti personali. Nel secondo spettacolo, i validissimi artisti Selene Pedicini (violino), Giovanna D’Amato (violoncello), Michele Visaggi (clavicembalo) e Gabriele Zanini (voce recitante), hanno proposto un viaggio intitolato “Caravaggio, genio tra luci ed ombre. I colori della musica barocca”, coniugando musica e arte. Numerose sono le analogie filosofiche e linguistiche tra pittura e musica, ad esempio, in entrambe le arti si utilizzano termini quali toni e colori. Protagonista dell’evento è stata la straordinaria figura di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Gabriele Zanini, interpretando l’artista lombardo che ha rivoluzionato l’arte con lo studio del vero e un energico impiego della luce, ne ha evidenziato genio e angosce attraverso un percorso scandito dagli autoritratti che Caravaggio ha lasciato in alcune delle sue opere più famose. È noto che Merisi abbia scelto di raffigurarsi in tormentati personaggi, come il bacchino malato, il cui volto appare, al tempo stesso, emaciato e suadente. Si raffigura poi nelle teste mozzate di Oloferne e Golia. Personaggi che evidenziano il suo timore della morte e della condanna alla decapitazione che, come Erinni, lo perseguita nella sua fuga. Caravaggio/Zanini ha dichiarato: «Nella vita ho vissuto nelle tenebre, nei miei dipinti ho vissuto nella luce», con chiaro riferimento ai giorni trascorsi tra i palazzi della nobiltà romana (Giustiniani, Colonna, Mattei) ma anche nelle osterie, nelle botteghe e nelle celle del carcere di Tor di Nona. Una vita tra genio e sregolatezza, dunque, proposta in una narrazione carica di pathos, ora intervallata ora sottolineata dalle musiche di Purcell, Corelli, Bach, Händel e Vivaldi, interpretate con perfezione tecnica e grande sensibilità. Il Festival si è concluso con il concerto di Pasqua, intitolato “Splendori barocchi”, con musiche di Vivaldi e Händel. L’orchestra della Cappella Musicale Santa Teresa dei Maschi, diretta da Sabino Manzo, ha eseguito le “Quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, il ciclo più noto del compositore veneziano: quattro concerti per violino, archi e cembalo, ciascuno ispirato a una stagione. Grande sensibilità artistica, accompagnata da perfetta padronanza tecnica, è stata mostrata dallo stesso Sabino Manzo al cembalo e dal violino solista Claudio Andriani. Nella seconda parte dal concerto ed è stata eseguita la cantata sacra “Donna, che in ciel di tanta luce splendi” di Georg Friedrich Händel, cantata per soprano, coro, archi e continuo, proposta, con grande virtuosismo, dal mezzosoprano Tina D’Alessandro con l’ensemble corale e l’ensemble musicale di Santa Teresa dei Maschi. Una serata di limpide e impeccabili esecuzioni, che hanno dato prova non solo del grande talento di ciascuno dei cantori e dei musicisti ma anche del loro affiatamento. È importante sottolineare la presenza di un grande simbolo, quasi a chiudere un cerchio: in Cattedrale è stata esposta la Croce di Cutro, realizzata con frammenti del relitto naufragato sulle coste calabre il 26 febbraio. È stata collocata nella cappella di Sant’Anna, proprio accanto a quella del Crocifisso, in cui sono custoditi pastorale, mitra e croce pettorale di don Tonino Bello. Le vittime di quel naufragio e don Tonino sono stati al centro del primo appuntamento di Inflammatus. Una rassegna che ha emozionato e fatto riflettere, segnando l’ennesimo successo per la Fondazione Valente, presieduta da Marcello Carabellese. Altri progetti sono in cantiere, come ha sottolineato Sara Allegretta, che, tra l’altro, ha auspicato di poter riproporre nel prossimo anno il connubio arte e musica, con uno sguardo ai più importanti pittori e scultori che Molfetta vanta. @Riproduzione riservata
Autore: Isabella de Pinto