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Incidente stradale sulla Molfetta-Ruvo, un giovane perde la vita
28 novembre 2005

MOLFETTA – 28.11.2005 Un giovane di Molfetta ha perso la vita in un tragico incidente avvenuto nella notte di sabato sulla statale 56 Molfetta-Ruvo, una strada sempre pericolosa e insidiosa. Giulio Minervini, 29 anni, era alla guida della sua Ford Fiesta, quando, improvvisamente, a causa dell'asfalto bagnato, la vettura è sbandata all'uscita di una curva ed è finita contro il guard rail. Per il povero giovane non c'è stato nulla da fare: è morto sul colpo, malgrado i soccorsi degli automobilisti di passaggio. Sul posto è intervenuta la Polizia stradale, che sta conducendo le indagine per stabilire la dinamica e le cause dell'incidente.
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Da quando è successa la tragedia, non so più cosa sia opportuno dire o fare. Non potendo contare sui suoi consigli continuo a sbagliare. Tra le tante cose sbagliate accumulate da quel sabato notte, vi rientra anche il mio intervento durante la cerimonia funebre. Pur nella consapevolezza di non essere in grado di mantenere la lucidità necessaria, ma soprattutto di tradire la proverbiale discrezionalità di Giulio, ho voluto parlare ugualmente. Di certo non ero il solo a volerlo fare. Anche Fabio Minervini aveva preparato della frasi da leggere ed i colleghi di Giulio, disposti nei banchi avanti a me, avrebbero voluto far intervenire il preside della facoltà di matematica del Politecnico di Bari, il professor Iannelli. E' mancato il tempo per concordarsi. Mi sarei tirato indietro con sollievo se avessi intuito che si sarebbe dato spazio ad un solo intervento. Nessuno mi ha parlato di limiti temporali, sicchè nella preparazione ho trascurato questo aspetto in maniera colpevole. Una volta lì ho letteralmente perso ogni cognizione del tempo. Non mi scuserò mai abbastanza con tutti per il pasticcio che ne è venuto fuori. In molti mi hanno anche detto che non si è sentito nulla delle mie parole o solo a tratti, altri ancora dicono di aver ascoltato tutto anche dal fondo delle navate. Questa acustica a macchie di leopardo rientra tra le cose inspiegabili di questi giorni. Riporto qui la sostanza di quel che ho provato a dire in quella circostanza. Al solito non so se pubblicandola faccio bene o male, amplificando l'errore iniziale, ma almeno in questo caso si è liberi di scegliere se leggerselo o meno. "Scusate se abuso della Vostra pazienza, mi sento in dovere di dar forma in qualche modo al grande dolore che ci accomuna da quando abbiamo appreso la notizia. Preferisco parlare "a braccio" in omaggio alla spontaneità di Giulio, pur essendomi appuntato qualcosa (come mi aveva insegnato lui al liceo) per non rischiare di far troppi voli pindarici senza dir nulla nella sostanza. Cercherò in ogni modo di evitare la retorica, le lodi, le frasi ad effetto. Lui non le sopportava! Chi ha avuto modo di conoscerlo anche solo in parte SA e può capire quanto il mio proposito sia realmente difficile. Qui vedo tanta gente, a cominciare da suo fratello Corrado, che sarebbe riuscita a ricordarlo come MERITA e tanti altri ve ne sono tra coloro che non sono presenti qui in questo momento. Vi sono capitato io... chissà non possa farsi qualche risata con i miei strafalcioni. Quando mi sono precipitato a casa sua ancora incredulo, sua madre appena mi ha visto ha detto: Dillo tu chi era Giulio! Non sono riuscito a proferire parola, anche perchè ci sarebbero così tante cose da dire da poterci scrivere un romanzo. Da allora sto cercando di mettere ordine ai ricordi per poter scegliere almeno le cose più importanti... ma come si fa!!! Tutti sanno che è un ricercatore in matematica e nell'immaginario collettivo è automatico pensare che si accupava prevalentemente di "cose aride". Certamente la matematica è stata la sua passione principale, ma la sua personalità è decisamente molto più poliedrica. Molti sanno che è stato un atleta e chissà quanti lo avranno visto correre per le strade della nostra città e non solo. Se vi dicessi anche fin dove è arrivato con la sua bicicletta, non mi credereste mai. Aveva imparato a suonare la chitarra da apprendista autoditatta, finendo con l'insegnare a me nonostante avessi preso da piccolo lezioni di musica. Forse molti di meno sapevano della sua passione per la natura; la campagna in particolare. In pratica si intendeva di botamica: sapeva riconoscere un ampio campionario di piante, alberi, fiori, foglie. Dal papà ha imparato con ORGOGLIO a prendersi cura del loro fondo agricolo, affinché potesse far suo il significato di "lavorare sodo". Nella sua stanza non trovereste un solo oggetto dal valore materiale, bensì una ricca collezione di libri: raccolta di poesie d'amore, Garcia Lorca e Pablo Neruda su tutti; libri di Prevert, Umberto Eco, Wu Ming/Luther Blisset; saggi di filosofia; classici della letteratura italiana ed internazionale; trattati scientifici. Di fianco ad essi un'altrettanto ricca collezione di musica. Tutti ci chiediamo cosa possa esser successo in quell'infausta notte. Dai pochi elementi riscontrabili non siamo riusciti a ricostruirlo con certezza. Di sicuro non si è trattato del classico incidente da sabato sera dopo una "notte brava". Ha sempre detestato i locali notturni, la movida, il far tardi per cose futili e comunque quelle "mansioni" per quella notte le avevamo già sbrigate. Tant'è vero che ha riaccompagnato tutte le persone che erano con lui in auto. L'ultima amica abita a poche centinaia di metri da casa sua. E' probabile che non avendo ancora sonno si sia voluto fare un ultimo giro solitario. Ha scelto quella strada proprio perchè la conosceva palmo a palmo e nella consapevolezza di averla percorsa in tutte le condizioni metereologiche immaginabili. Ne conosceva fin troppo bene i pericoli per prodursi in una guida azzardata. Resta il mistero su quella brusca e stretta sterzata a sinistra su un tratto rettilineo, con l'assoluta assenza di altre tracce di manovra sull'asfalto. I suoi famigliari mi hanno suggerito di raccogliere un fondo da devolvere in beneficenza, per andare incontro alle esigenze di quanti sentano il bisogno di fare un gesto tangibile. Non perchè lui non avrebbe gradito gli omaggi floreali, piuttosto detestava gli sprechi. Non sono riuscito parlarne con altri, quindi mi limito a girare direttamente a Voi quest'idea. Ognuno scelga l'ente, l'organizzazione, la finalità che ritiene meritevoli e faccia pure una libera donazione anonima. La vitalità di Giulio è sempre stata evidente a tutti e le sue battute, ripetute spesso a mò di tormentone, resteranno fisse nella nostra memoria. Amava ironizzare sui luoghi comuni e sulle frasi di circostanza. In particolare era solito dire -sono sempre i migliori quelli che se ne vanno ed è per questo che noi restiamo sempre qui- alludendo all'emigrazione di molti nostri amici per ragioni di studio o di lavoro. Questa volta è toccato a me dirlo." Ovviamente da quel "pulpito" mi sono venute fuori tante cose inutili e dalla forma molto più incerta. Chiedo nuovamente scusa alle tante persone costrette a sorbirsi quell'inutile sfogo. Tra i commenti lasciati su questo articolo ho riconosciuto quasi tutti gli autori. Vi ringrazio anche a nome della sua famiglia.



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