INCHIESTA - Giovani e università: perché la fuga da Bari?
Quando si parla di università generalmente, e particolarmente se si è giovani, si immagina una migrazione di menti. Questa la quasi certezza che avevamo quando abbiamo deciso di indagare sulle scelte universitarie dei giovani molfettesi. All'interno della nostra redazione, infatti, si è verificato il caso di chi abbia optato per un'università che non fosse quella più vicina di Bari, e allo stesso tempo di chi, pur riuscendo a passare i coercitivi test d'ingresso di università da molti sognate, abbia deciso di rinunciarvi e continuare a frequentare la nostra università barese.
Partendo da un clima generale contraddittorio, in cui comunque era il senso di rifiuto per l'università di Bari a prevalere, eravamo quasi certi che il sondaggio cui ci accingevamo avrebbe confermato le nostre previsioni: una maggioranza in migrazione verso altre università.
Ecco, invece i risultati ottenuti (vedi grafico)
Una netta confutazione delle previsioni. Ben il 50% degli intervistati dichiara di voler intraprendere gli studi universitari presso le facoltà di Bari; il 22,2% si mostra deciso nel voler intraprendere gli studi “fuori”; il 27,8% ha dichiarato di non aver ancora preso una decisone per il proprio futuro.
Analizziamo ora singolarmente i dati.
La maggioranza si mostra indirizzata verso l'università di Bari, guidato da diverse motivazioni, variando da quelle sentimentali ad altre di ordine economico. Nel mezzo tra le due c'è chi espone la propria “teoria”, sostenendo che se tutti decidessero di emigrare verso altre università, il nostro ateneo barese rimarrebbe privo non solo di menti, ma anche di efficienti lavoratori. Teoria che lascia spazio a qualche risolino, tenendo conto di quanto sia raro essere lavoratore adeguato al proprio titolo nel sud.
Messa da parte questa minoranza, sono particolarmente le motivazioni economiche ad ostacolare chi ha sempre sognato di fuggire dalle angustie di Molfetta e circondario, pensando alle grandi città come Roma, Milano, Firenze, Ferrara; ma ecco che, giunti al “fatidico anno della scelta”, ci si trova ad affrontare il problema delle rette annue spropositate (in alcuni casi anche 7.000 euro), o il problema dell'affitto della casa, per cui bisogna prevedere tra i 400 e i 600 euro mensili; cifre cui si aggiungono le spese per vivande, vestiario, e, naturalmente, bollette. Insomma, una grande quantità di denaro di cui non tutte le famiglie molfettesi hanno disponibilità.
Ma c'è sempre chi può. Ed entriamo ora nella fascia di quelli che danno per certa la loro fuga da Molfetta città e Bari università, il 22,2%. La fascia in questione è stata facilmente divisibile per motivazioni: un'esatta metà (11,1%) ha dichiarato che molte facoltà primeggiano su quella di Bari e che, avendo i mezzi, non esiteranno al momento della fuga. È questa la fascia che potremmo definire di “quelli del sentito dire”, poiché non è detto che una facoltà, solo perché accompagnata al nome di un'illustre università e di una grande città, sia realmente più efficiente di quella barese. Ma questa è un'osservazione non idonea alla natura di questo sondaggio.
Piuttosto soffermiamoci sul restante 11,1% dei decisi alla fuga, una fascia che corrisponde a quella dei sognatori, cioè di colore che, stanchi di questa sterile città, sperano di trovare stimoli altrove. Chissà che i loro sogni possano trovare un corrispettivo nella realtà, visto che anch'essi verranno sottoposti al vaglio dei problemi economici…
In ultimo la fascia degli indecisi (27,8%), le cui mancate certezze non si concentrano tanto sulla questione Bari o “fuori”, quanto sulla scelta primaria della facoltà. A cosa dedicare i propri studi in un momento in cui il futuro pare assicurare il precariato a tutti, in un momento in cui le aspirazioni sono costrette a restare un vago ricordo, in nome dell'imperante necessità di lavoro?
Al fato la risposta.