Il turismo soffre ma spera in un rilancio
Non è stato semplice vivere gli ultimi mesi; siamo stati coinvolti in una guerra senza quartiere contro un nemico subdolo ma potente, che non ha colpito solo gli aspetti sanitari ma anche i più diversi settori economici, mettendo a dura prova i bilanci di tante famiglie. Uno dei primi ad essere interessati da questa fase di “tempo sospeso” e che, probabilmente, patirà più a lungo la situazione è sicuramente quello del turismo, settore che era decisamente in crescita nella nostra regione, con grandi prospettive di sviluppo Ad un tratto tutto è mutato. Migliaia di micro, piccole e grandi aziende stanno affrontando una situazione senza precedenti. Alcuni interventi, per la verità, ci sono stati, come il contributo INPS per le partite IVA che tanti hanno ricevuto (pur se non sono mancati errori e ritardi) o il recentissimo avviso per il microcredito finanziato dalla Regione Puglia. Grande attenzione è stata data alle strutture ricettive e della ristorazione ma il turismo non è solo questo. Per me e per tanti colleghi impegnati nella cultura e nel turismo (oltre 25 mila in Italia) la fase critica è iniziata il 22 febbraio, con il Decreto del Consiglio dei Ministri che ha sospeso le gite scolastiche e le visite culturali in Italia e all’estero (seguita a breve dal blocco dei trasferimenti tra regioni). Il telefono ha cominciato a squillare, si sono moltiplicati i messaggi Whatsapp, sono giunte e-mail: una pioggia di disdette. Non sono stati pochi coloro che, già in questa prima fase, sono entrati in crisi, pensiamo alle agenzie di viaggio e di noleggio con conducente che, non a caso, nelle scorse settimane hanno inscenato una partecipata protesta dinanzi alla sede della presidenza della Regione Puglia. Nella prima decade di marzo è arrivata la chiusura al pubblico dei principali siti di interesse storico, artistico, archeologico o naturalistico. E ancora, l’obbligo di restare a casa e uscire solo per comprovate situazioni di necessità e urgenza, con tutto quello che ne è derivato sia nella gestione della casa e della famiglia sia nella vita personale e sociale di ciascuno. Ovviamente la priorità è stata (e rimane) quella di salvaguardare la salute: questo, sia ben chiaro, è un punto fermo e irrinunciabile. Ma sono tante le imprese che rischiano il fallimento e, del resto, lo stesso patrimonio culturale italiano privo di quella linfa vitale che è data dalla partecipazione, dalla condivisione di esperienze, rischia la decadenza. La crisi è profonda e rischia di travolgere tutto come un gigantesco tsunami. Una metafora (per la verità, molto abusata) paragona i momenti bui alla situazione di un baco durante la metamorfosi: visto dall’esterno è chiuso nella sua crisalide, è isolato; in realtà sta vivendo un piccolo miracolo della natura e verrà fuori da quella prigione con splendide ali di farfalla. Questa situazione di stallo, dunque, può essere l’occasione per ripensare il nostro lavoro e la valorizzazione del nostro grandissimo patrimonio culturale. Le strutture museali e gli operatori culturali, ad esempio, hanno cominciato a proporre contenuti e percorsi virtuali, è scattata una sorta di gara digitale tra luoghi della cultura. In tanti si sono detti convinti di una vittoria del virtuale sul reale, di un cambiamento irreversibile nelle modalità di fruizione dei siti, ipotizzando l’affievolirsi della necessità di visitare dal vivo un luogo d’arte, poiché i visitatori sarebbero stati scoraggiati dalle prescrizioni o “impigriti” dalla possibilità di visitare musei e mostre stando seduti comodamente sul divano di casa. Ebbene, la risposta non si sta facendo attendere. Alla graduale riapertura dei siti (secondo un calendario dettato dalla necessità di attrezzarsi per garantire accessi sicuri a visitatori e operatori) in tanti si sono messi ordinatamente in coda per visitare mostre e musei nelle proprie città o in luoghi limitrofi, segno che si ritiene ancora importante un contatto diretto e reale. Al di là di queste primissime impressioni, cosa o come cambierà il turismo culturale nella nostra regione nei prossimi mesi? È molto probabile che, per il 2020, in attesa che ripartano i collegamenti con altre nazioni e che, soprattutto, torni la fiducia verso il nostro Paese, le attività saranno essere legate essenzialmente al turismo di prossimità. In altre parole saranno rivolte a turisti o escursionisti che si muoveranno nell’ambito della propria regione o in Italia, magari scoprendo le bellezze della propria città, spesso date per scontate. Interessante, a tale proposito, è stata una indagine svolta da Telenorba, dalla quale è emerso che molti pugliesi non conoscono la nostra regione (paradossali le risposte di coloro che hanno collocato la Foresta Umbra in Umbria o la grotta Zinzulusa a Vieste). È chiaro che questo rende necessario pensare a nuovi progetti e iniziative, nuovi percorsi tematici e laboratori didattici ad hoc. Un’altra richiesta in forte crescita è quella relativa a itinerari naturalistici: hanno il vantaggio di unire la scoperta del territorio all’attività fisica, garantendo anche il distanziamento sociale. Qual è la situazione nella nostra città? Al momento di andare in stampa ha ripreso la propria attività l’info point turistico mentre i siti comunali, alcuni dei quali oggetto di ristrutturazione, sono ancora chiusi al pubblico anche se a breve è prevista la loro riapertura; fruibile è, invece, il nuovo percorso nel Parco naturale della Lama Martina. Dallo scorso 26 maggio, poi, con l’aggiornamento delle linee guida Stato-Regioni, si è data la possibilità di riprendere la professione di guida turistica. Ma per farlo dovrebbe essere emessa una apposita ordinanza regionale. Tale ordinanza non è ancora stata approvata, pur se sono in corso incontri con le associazioni di categoria. Non ci resta che attendere, augurandoci che anche questo aspetto si sblocchi al più presto. © Riproduzione vietata