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Il teatro dei Cappuccini a Molfetta riservato solo a pochi intimi
14 ottobre 2019

MOLFETTA - Gentile direttore, la nostra città riserva la sorpresa di tesori inesplorati che meritano di essere ammirati. Con questo spirito ho colto l’occasione delle giornate FAI di ottobre per visitare il convento dei Frati Cappuccini. Domenica mattina mi reco in chiesa alle 10 circa ove prendo parte alla visita guidata.

Le guide, gli alunni del Liceo Classico Da Vinci di Molfetta, hanno accolto noi visitatori con proprietà di linguaggio, conoscenza della storia del convento ed entusiasmo, elemento fondamentale. Ci siamo diretti verso il chiostro e verso il teatro, un piccolo gioiello ricavato probabilmente da una stalla non facente parte del convento originario ma annessa successivamente.

Il teatro restaurato, fino a pochi anni fa, ospitava rappresentazioni teatrali cui ho preso parte non esimendomi dall’ammirare la particolare volta e l’armonia architettonica. Vicine a me, c’erano due signore che integravano, volontariamente senza che nessuno le interpellasse, le spiegazioni delle guide con particolari e notizie note a loro perché, come dichiarato da loro stesse, facenti parte delle “francescane”.

Mi permettevo di osservare che era un peccato che la città potesse fruire di tanta bellezza solo qualche volta per le giornate FAI.

Le signore hanno affermato: Così lo rovinano, lo distruggono.

Ed io: Ma viene utilizzato?

E Loro: Si!

Viene utilizzato per le riunioni dei francescani.

Allora sono partita come Barrichello alla guida della Ferrari in pole position a Monza: Ma vi rendete conto?? Il potere temporale della chiesa dovrebbe essere finito. Questi beni devono essere fruiti dalla comunità anche a pagamento per sostenere le spese dei frati. E mentre la mia amica mi implorava di calmarmi, io incurante, continuavo: Su questi beni non viene versata l’ICI, coloro che li gestiscono hanno il dovere di farli utilizzare dalla comunità!

E le signore: Allora si rivolgessero al Comune, c’è la cittadella degli artisti, l’anfiteatro.

Ed io: Certo! Ma per piccole rappresentazioni perché non renderlo fruibile? La mia domanda è rimasta senza risposta.

Proseguiamo la visita al piano superiore ove insistono piccole celle che ospitavano i frati. La sensazione che ho percepito è di una serenità derivante dalla pace della bellezza discreta, essenziale ed ancora una volta mi sono domandata perché non ospitare qualcuno in difficoltà come faceva il nostro compianto don Tonino?

Ecco direttore, la conclusione che ne traggo è che è come avere in una bella casa, la camera di rappresentanza, la camera da pranzo che le   nostre mamme, tiravano a lucido e chiudevano a chiave privando la famiglia di usufruirne perché doveva rimanere immacolata per “quando viene qualcuno”.

Direttore ti ho scritto non come cittadina anonima ma firmandomi e non come redattrice del nostro giornale, perché per queste situazioni occorre metterci la faccia, anche solo per chiedere spiegazioni che, magari e mi auguro, contraddicano quanto da me affermato.

© Riproduzione riservata

Autore: Beatrice Trogu
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Buon pomeriggio. Ho letto più volte l''accorata protesta della lettrice-redattrice. Più volte perché non riuscivo,per i miei limiti, a coglierne il senso. Ad un tratto, però, mi sono chiesto : perché la nostra lettrice non ha mai protestato con la mamma per obbligarla ad aprire la camera da pranzo a tutti affinché tutti potessero godere di quegli ambienti "lindi e pinti" compresi gli umili e gli emarginati in puro stile don Tonino? Ci ho pensato non più di 5 secondi e mi sono detto:ma la camera da pranzo è proprietà privata della signora! Che non possa utilizzarla come vuole? Poi, sforzandomi di capire meglio il senso della lettera mi sono detto: perché devo portare i miei cagnolini a fare i bisogni nella triste piazzetta sotto casa quando ci sono i giardini vaticani. Anche i miei cagnolini devono godere di tanta bellezza non solo i pochi intimi del Vaticano. Sarei partito anche io come Barrichello se non avessi dimenticato di mettere la benzina. La comunità francescana, quella cattolica, quella valdese, le associazioni di qualunque genere usano i "loro" beni nella maniera più consona alle finalità proprie e possono diventare, all''occorrenza, luoghi aperti al pubblico ma non luoghi pubblici. Per giunta non è che i luoghi pubblici, di proprietà pubblica, e mi si passi il gergo poco tecnico, sono così liberamente accessibili! Ve lo immaginate il Colosseo, con una bella tendopoli senza tetto, emarginati, etc.in puro "dontoninostyle"? Credo che prima di partire in quarta sul circuito di Monza una buona equilibrata e convergenza non farebbe male. E poi basta con stó povero don Tonino!!! Chi lo usa per cantare, chi per fare cammini, ora pure per stappare due likes. Pover''uomo, si rivolta nella tomba ogni volta. Cordialità
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