Il sen. Azzollini abbandona Berlusconi morente. L'ex sindaco di Molfetta in difficoltà per la presunta truffa del porto, cerca nuova verginità politica
MOLFETTA - Come “Quindici” aveva intuito e anticipato, il sen. Antonio Azzollini di Molfetta (nella foto con Schifani) ha abbandonato Silvio Berlusconi per andare con Angelino Alfano, seguendo il suo politico di riferimento Renato Schifani (il vero artefice della scissione) che si è dimesso da capogruppo del Pdl al Senato: "Dopo aver preso atto della costituzione del nuovo gruppo al Senato, nato da una costola del Pdl - ha fatto sapere Schifani -, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni da presidente del gruppo del Popolo della Libertà a Palazzo Madama". Lascia il suo incarico anche il vicecapogruppo Giuseppe Esposito.
La stessa cosa dovrebbe fare Antonio Azzollini lasciando la presidenza della commissione Bilancio del Senato. Coerenza vorrebbe così, ma Azzollini ci ha abituato alla sua ormai consolidata incoerenza, da quando militava nell’estrema sinistra fino al Pci, quasi alla Dc, per approdare a Forza Italia e al Pdl.
Sempre in soccorso del vincitore, come avrebbe detto Longanesi, sempre fiutando l’aria e saltando sul cavallo vincente (Alfano) e abbandonando il cavallo morente (Berlusconi).
Non aderendo a Forza Italia, Azzollini e i suoi nuovi compagni di ventura del “Nuovo centrodestra”, fra cui gli altri pugliesi Antonio Leone e Massimo Cassano, sono stati definiti da Berlusconi “traditori” e fra di loro ci sono molti miracolati dal Cavaliere di Arcore che come il nostro Azzollini, non hanno mostrato gratitudine verso chi li ha creati, offrendo loro candidature e prestigiosi incarichi, che altrimenti non avrebbero. Ma la gratitudine si sa non è di questo mondo, men che mai dei politici, pronti a tradire per una poltrona.
Infatti, Azzollini, intuendo il momento di grande debolezza di Berlusconi e la sua vicina fine politica, ha preferito farsi trovare subito sull’altra sponda e crearsi una nuova verginità politica, soprattutto ora che è in grande difficoltà essendo indagato per la vicenda del porto.
Non ha lascito Berlusconi, invece, Raffaele Fitto (nemico politico da sempre di Azzollini) che è il vero leader del centrodestra pugliese con il quale sono rimasti quasi tutti i parlamentari pugliesi del Pdl: Donato Bruno, Francesco Amoruso (anche coordinatore regionale del Pdl), Luigi D'Ambrosio Lettieri, Lucio Tarquinio, Luigi Perrone, Pietro Iurlaro, Vittorio Zizza, Massimo Cassano, Piero Liuzzi, Francesco Bruni, Antonio Distaso (vicecoordinatore), Francesco Paolo Sisto, Benedetto Fucci, Elvira Savino, Rocco Palese, Gianfranco Chiarelli e Roberto Marti.
La scelta di Azzollini è dettata oltre dal timore di non vedere riconfermata la sua candidatura, soprattutto ora che è pesantemente indagato nell’Operazione D’Artagnan della Procura di Trani sulla presunta truffa da 150 milioni di euro sui lavori del nuovo porto commerciale di Molfetta, anche dal fatto che il suo nemico Fitto gli ha tagliato ogni possibilità di protagonismo a livello regionale. Infatti, Azzollini sperava di essere candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Puglia, dove in realtà si fanno più consistenti le voci di un’opzione dell’attuale presidente della Provincia, Francesco Schittulli.
Così Azzollini temendo la sua fine politica, dopo la pesante sconfitta ottenuta a Molfetta, dove il suo candidato sindaco Ninnì Camporeale è stato bocciato dai cittadini, sta cercando di riprendere quota attraverso il nuovo partito, che, però, in Puglia ha pochi aderenti.
Cosa accadrà a Molfetta: i rappresentanti del Pdl, già diviso in città, lo seguiranno o resteranno fedeli a Berlusconi? Considerando la bassa qualità politica di questi personaggi, è probabile che restino con Azzollini, senza del quale sarebbero figure di secondo piano o addirittura inesistenti sullo scenario cittadino.
La partita è tutta aperta: Azzollini si gioca le ultime sue carte, anche se con la pesante situazione giudiziaria che lo riguarda, ha ancora pochi proiettili in canna, ma sicuramente li sparerà tutti, prima di una sua eventuale soccombenza politica.
Questa situazione, sicuramente, si ripercuoterà sulla politica cittadina dopo che il Pdl e lo stesso Azzollini, per oltre 10 anni, hanno diviso la città, e poi hanno messo in atto una campagna elettorale di odio mai vista prima. Se, per caso si dovesse sciogliere il consiglio comunale e andare a nuove elezioni a primavera (vedi articoli in merito sul nuovo numero della rivista mensile “Quindici” in edicola in questi giorni), la nuova campagna elettorale rischia di assumere toni ancora più violenti, perché Azzollini tenterà disperatamente la riconquista del Comune, altrimenti la sua fine politica sarebbe definitivamente segnata.
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Autore: Felice de Sanctis