Il ruolo della medicina di precisione, nella cura dei tumori, ne ha parlato il prof. Franco Silvestris alla Consulta femminile di Molfetta
Stefania Stucci e Franco Silvestris
MOLFETTA - Sold out. Ogni oltre la più ottimistica previsione, l’evento ha registrato il “tutto esaurito”. L’evento in questione non è un concerto, una rappresentazione teatrale, la prima del film vincitore del premio Oscar, eppure i protagonisti di un sabato sera lo meriterebbero per acclamazione, perché parlare di tumori e delle nuove metodologie per la prevenzione e la cura, è da coraggiosi, da quei temerari che sono spinti dalla passione, dall’amore per il proprio lavoro che è una missione.
Il prof. Franco Silvestris appare imbarazzato da tanto seguito, dovuto, tra l’altro, alla capacità di condividere importanti traguardi nella ricerca con quella semplicità tipica di chi non ha bisogno di ricorrere a termini sconosciuti a chi di medicina non s’intende.
Introdotto dalla presidente della Consulta Femminile, Sara Pisani, il prof. Silvestris, docente ordinario di Medicina Interna e Oncologia Medica all’Università di Bari, rapisce la platea, con una appassionata lectio sulla medicina di precisione, che consente di conoscere le componenti che inducono al proliferare del mostro, il tumore e di come la “personalizzazione” delle diagnosi e successive cure, porterà ad una sempre maggiore sopravvivenza e qualità della vita.
Lungi dall’affermare che le tradizionali cure siano ormai superate, la medicina molecolare permette di “selezionare” le cellule negative e di colpire solo quelle, a differenza della chemioterapia che distrugge tutte le cellule, indifferentemente. La medicina molecolare permette di adottare una terapia di precisione. Ogni forma tumorale ha un proprio DNA, come tutte le cellule, come tutti gli studi del prof. Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina, padre del progetto Genoma, hanno dimostrato. Ed è grazie alla ricerca, alla personalizzazione delle cure che la sopravvivenza, anche per i tumori più aggressivi, a 10anni dalla diagnosi, tocca l’85%.
Il team guidato dal prof. Silvestris mira a stanare il gene responsabile e a poter prevedere la capacità di evoluzione e di sopravvivenza delle cellule metastatiche alle cure. Dei circa 80.000 geni, solo di circa 25.000 si conoscono le funzioni. Il cancro è una malattia essenzialmente genetica. All’interno dei cromosomi, la struttura dei geni può essere alterata da stili di vita non corretti come il tabagismo, l’abuso di alcol e la sovralimentazione, in grado di produrre una proliferazione di quelle proteine per i quali i geni sono stati creati, scatenando il tumore. Andando ad agire su questa mutazione, si va a bloccare la proliferazione. La ricerca sta facendo enormi passi anche in campo farmaceutico, ma cautele imposte dalle regole di sperimentazione impediscono che i farmaci vengano utilizzati sui pazienti prima che siano verificate efficacia e possibile tossicità.
Tema sempre caro alla Consulta Femminile è il tumore al seno. Nel 2019 sono stati diagnosticati 53.000 casi di tumori alla mammella, 12.000 i decessi. Infertilità e relative cure, mancanza di allattamento al seno, ereditarietà, contribuiscono a scatenare il tumore alla mammella. Il 90% delle pazienti sopravvive a cinque anni dalla diagnosi, l’80% a dieci anni. Determinante per la diagnosi precoce è la biopsia liquida, tecnica grazie alla quale è possibile scoprire con largo anticipo gli indicatori tipici del tumore, anche quando il tumore di 2-3 millimetri sfugge alle tradizionali tecniche diagnostiche.
Il cancer seek permette, attraverso l’esame del sangue, di individuare il tumore, precocemente e con grande beneficio per i pazienti che spesso sopportano controindicazioni di cure troppo invasive. Particolarmente indicato per cancro al colon, intestino la cui scoperta avviene tardivamente in quanto i disturbi che inducono il paziente ad effettuare controlli si manifestano quando la malattia è in fase avanzata, la biopsia liquida con un costo contenuto di circa 400 euro permette di prevedere l’evoluzione della malattia e di risparmiare sofferenze al paziente e con grande risparmio della spesa pubblica. Importante è che se ne parli, che si parli di ricerca, e, continua il prof. Silvestris, la Sala consigliare sabato sera è da considerare un successo, un traguardo, per chi, come lui, porta i suoi studi, fuori dai laboratori. E’ tanto, tantissimo ma non basta. Dopo la diagnosi il paziente si chiude, vaga, si sente solo. Il team da lui diretto è un gruppo multidisciplinare che ha convogliato le proprie conoscenze fondando un’associazione che supporta il malato.
Come dichiara la dott.ssa Stefania Stucci, il paziente necessita sicuramente di supporto medico ma anche di quello psicologico, determinante per trovare in sé stesso, motivazioni e forza per vincere il mostro. L’Associazione Pandora Onlus per l’oncologia, fondata dal prof. Silvestris, si impegna fattivamente, attraverso manifestazioni di divulgazione, raccolte fondi, rappresentazioni teatrali, a reperire fondi per la ricerca. Consapevole che la donna deve continuare a sentirsi accettata anche attraverso il suo aspetto fisico, è riuscita a fornire le pazienti in chemioterapia, di due caschi refrigeranti che riducono la caduta dei capelli.
Ma è solo una goccia in un mare di indifferenza, di una sanità “differenziata” che relega il Sud ai margini dello stanziamento di fondi della ricerca. L’Italia ha destinato l’1,33% del PIL 2015 alla ricerca, a fronte del 2,33% dei Paesi europei. Di 237 progetti finanziati, 38 sono di team meridionali, di cui solo due in Puglia. A fronte di 24 milioni di euro assegnati alla Lombardia per la ricerca, solo 1,45 milioni è stato assegnato alla Puglia. Il Sud, continua il prof. Silvestris, senza fare sterili polemiche ma con dati verificabili e non opponibili, paga anche nella ricerca, il divario Nord-Sud. E’ un grido di dolore e non ci si deve stancare, non bisogna mollare.
“Make your voice heard”, il grido del ricercatore statunitense che osò opporsi a Trump per aver ridotto gli stanziamenti per la ricerca. Facciamo sentire la nostra voce, continua il prof. Silvestris, perché ricercatori e medici come lui, come il team che dirige, non sono solo prescrittori di terapie ma compagni di avventura di uomini e donne che affrontano il percorso più difficile della loro vita. Sentimenti di vicinanza e gratitudine, condivisi da tutti come ha espresso il sindaco Tommaso Minervini, presente alla manifestazione insieme all’assessora alle P.O. Angela Panunzio e testimone di una comunità che non manca di esprimere solidarietà e vicinanza a chi lotta.
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Autore: Beatrice Trogu