Recupero Password
Il Pd accusa il Pdl: basta con i mezzucci per accaparrarsi il voto dei giovani a Molfetta
28 maggio 2009

MOLFETTA - La politica a caccia del voto giovanile, anche a costo di raccontare falsità (ma c'è chi a questo andazzo ci ha già abituato dagli schermi della tv) predicando bene e razzolando male. E' questa l'accusa che il Partito Democratico di Molfetta replica a Pasquale Mancini del Pdl, che aveva rivolto un invito ai giovani a non accettare cene, altre regalie o un posto di rappresentante di lista, in cambio di voti, rinunciando così alla propria dignità. «Non possiamo che condividere l'appello rivolto da Pasquale Mancini ai candidati della sua parte politica affinchè non ricorrano ai soliti mezzucci (che lo stesso Mancini dimostra di conoscere bene) per accaparrarsi qualche voto di preferenza in più – dice il Pd in un comunicato -. Siamo assolutamente convinti, infatti, che il vice-segretario del PdL si rivolgesse ai rappresentanti del centrodestra che anche in questa contesa elettorale stanno utilizzando ogni mezzo, investendo ingenti risorse in cene, comitati elettorali, rappresentanti di lista e quant'altro. Vista la situazione, però, è davvero paradossale che l'invito a rifuggire da “qualsiasi offerta di bassa lega” venga proprio da una parte politica che ha fatto di certi metodi per la raccolta del consenso una prassi assolutamente consolidata, che continua ad inquinare, nella nostra città, il piano di un leale confronto democratico tra schieramenti contrapposti. Invitiamo Pasquale Mancini a guardare la realtà (quella stessa realtà che i cittadini molfettesi conoscono bene) prima di lanciarsi in certe ardite dichiarazioni». Al di là della polemica fra il Pd e il Pdl, in realtà, anche in questa campagna elettorale si sta verificando il tentativo da parte di qualche candidato di comprare un voto con buoni benzina, un invito a cena o un posto di rappresentante di lista: metodi da condannare, soprattutto perché oltre ad essere immorali, sfruttano lo stato di bisogno dei giovani. E questo non è tollerabile. Ci sono candidati che non hanno fatto conoscere programmi, che lavorano nell'ombra, senza parlare in piazza o nelle tv, ma solo agendo con metodi scorretti e illegali, dall'affissione di manifesti fuori degli spazi previsti, alle promesse elettorali che potrebbero configurarsi come voto di scambio. Crediamo che i giovani siano maturi per rinunciare al denaro o alle false promesse per scegliere autonomamente i propri rappresentanti alla Provincia, investendo sul loro futuro che vale più di adulazioni ipocrite di coloro che non hanno fatto nulla per la città e per i giovani, ricordandosi di loro solo alle scadenze elettorali. “Quindici” condanna questi metodi e i tentativi di manipolazione dell'opinione pubblica messi in atto da chi investe ingenti risorse finanziarie e le utilizza per raccogliere consenso. Invitiamo coloro che sono oggetto di promesse in cambio di voti, a denunciare questi tentativi di manipolazione e a non farsi condizionare. “Quindici” sarà sempre al loro fianco nella difesa della legalità e della dignità della persona umana.
Autore: Paolo Marzocca
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Mi è capitato di rileggere il discorso sulla costituzione che Piero Calamandrei tenne agli studenti dell'università di Milano nel lontano 1955. E' un discorso molto bello, pervaso di grande passione politica. Quella "passione per la politica" che oggi, "l'indaffarata gente", distratta e raggirata ad arte dalle "voci ufficiali", sembra non provare più. Ciò è molto grave perchè, inconsapevoli, stiamo correndo un grande rischio: ci stiamo giocando la libertà. "......Però vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sè. La Costituzione è un pezzo di carta: lo lascio cadere e non si muove. Perchè si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quelle promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l'indifferenza, che è, non qui per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani. E' un po' una malattia dei giovani, l'indifferentismo. "La politica è una brutta cosa. Che me ne importa della politica?" Quando sento pronunciare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due migranti, due contadini che attraversano l'oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime. Il piroscafo oscillava e allora quando il contadino, impaurito, domanda ad un marinaio: "Ma siamo in pericolo?" e quello dice: "Se continua così, fra mezz'ora il bastimento affonda." Allora lui corre nella stiva, va a svegliare il compagno e grida: "Beppe, Beppe, Beppe! - Che c'è? - Il bastimento affonda! E quello: "Che me ne importa, non è mica mio!" Questo è l'indifferentismo alla politica: è così bello, è così comodo, la libertà c'è, si vive in regime di libertà, ci sono altre cose da fare che interessarsi di politica. Lo so anch'io. Il mondo è bello, vi sono tante belle cose da vedere e godere oltre che occuparsi di politica. E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso d'asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso d'angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso d'angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica....." Piero Calamandrei

IL PM MARINO: «Stato d'allerta in vista delle amministrative». Il voto di scambio a Napoli - Dalla pasta alle foto mms: storia del voto di scambio di Roberto Saviano La pratica del voto di scambio, il metodo per cui in cambio di danaro, favori, piaceri, un uomo politico o un partito riceve il proprio voto trova a Napoli la capitale, l'origine della prima strutturazione sistematica di una prassi divenuta ormai organica alla democrazia italiana. ? Come veniva segnalato negli atti della Commissione parlamentare antimafia nel 1992 presieduta da Luciano Violante, la legge elettorale del 1953 che disciplina e reprime il voto di scambio nasce proprio dall'inizio dell'esperienza del laurismo a Napoli. Una prassi divenuta leggenda: gli uomini del comandante Achille Lauro a una settimana dalle elezioni distribuivano pacchi di pasta, scorte di frutta, barattoli di pelati e sacchi di patate. C'è poi la celebre storia delle scarpe regalate, la sinistra prima delle elezioni, la destra a risultato ottenuto. Successivamente i meccanismi di scambio di voto sono divenuti assai più sibillini, complessi, a volte imperscrutabili. A Napoli, negli anni '90, l'ex procuratore capo Agostino Cordova scriveva: «Si tace del voto di scambio politico-mafioso, reato del tutto virtuale date le sue rarissime apparizioni ufficiali, pur essendo a tutti noto che i mafiosi e le loro vastissime articolazioni non solo votano, ma soprattutto fanno votare: per chi, é un mistero permanente e non mai affrontato. Eppure la legge punisce solo la promessa di voti contro erogazione di denaro, e non anche di qualsiasi altra utilità, non essendo stata approvata tale ipotesi alternativa, su iniziativa dell'allora Ministro di Grazia e Giustizia in sede parlamentare». Negli anni '90 la trasformazione di camorra, mafia, 'ndrangheta e sacra corona unita in holding imprenditoriali mutò anche le logiche di scambio. In Calabria negli anni '80 le cosche distribuivano in cambio dei voti benefici modesti, come i buoni benzina, a Napoli i pacchi di pasta. Negli anni '70 e '80 era in voga anche il gioco delle combinazioni delle preferenze: quattro numeri secondo una sequenza particolare, oppure all'interno dei quattro numeri un numero che nessun altro votava. Poi le cose cambiarono profondamente. E per la camorra imprenditrice merce di scambio divennero gli appalti pubblici tagliati su misura per le sue imprese di riferimento, il controllo dei posti di lavoro sul territorio, la fornitura di calcestruzzi. Dopo la morte dei magistrati Falcone e Borsellino venne approvata una legge ancor più severa, la 416 ter, che puniva per associazione mafiosa chiunque promettesse, per ottenere consensi elettorali, non solo denaro, ma anche e soprattutto concessioni, autorizzazioni, appalti, contributi, finanziamenti pubblici o qualsiasi profitto illecito. Carmine Alfieri il boss della Nuova Famiglia, il cartello camorristico che sconfisse la NCO di Cutolo, una volta pentitosi raccontava che gli uomini politici si mettevano in fila, quando lui a Nola li riceveva nel suo ufficio, come una sorta di manager, per promettergli vantaggi e affari in cambio di un suo appoggio alle elezioni. Oggi la grande differenza tra camorra e Cosa Nostra è che mentre per i siciliani il capo-mandamento, il mafioso ha un profilo politico e gli affari dell'organizzazione mafiosa si articolano nella relazione tra politica e clan, i gruppi campani capaci di strutturarsi in organizzazioni imprenditorial- criminali arrivano alla politica attraverso il business e non al business attraverso la politica. In questo caso è il politico ad andare dal camorrista, e non viceversa. Oggi il voto di scambio si è tecnologizzato come denunciato nel 2003 durante le elezioni regionali a nord di Napoli, dove gruppi legati all'Alleanza di Secondigliano pagavano agli elettori che avevano votato per i candidati da loro protetti ma soltanto dopo che i votanti avessero mostrato la prova: la foto Mms della scheda elettorale fatta con i cellulari all'interno del seggio . La precarizzazione ha persino inabissato il valore del voto. Quello che prima veniva dato in cambio di un favore, di un lavoro, di una sostanziosa fornitura di cibo, ora è svalutato. Il massimo della tecnologia unita al minimo del dispendio. Oggi la camorra compra un voto ad un prezzo medio di 50 euro. di Roberto Saviano 27 aprile 2006 ------------------------------------- Nota del Sub-Comandante Marko Ramius: Si stanno ricomprando il voto nuovamente, con le solite metodiche, la novità, qs. volta è "l'acquisto del pacchetto familiare" x 500 €., per una "politica giovane" (chi vuol capire, capisca).


Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet