Ad aprile ricorderemo il 30° anno del transito di Don Tonino Bello. Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione, in una recente commemorazione, così scriveva: “Era il 20 Aprile del 1993, il giorno in cui siamo stati costretti a prendere coscienza che don Tonino non ci stava più accanto. Quel fratello premuroso, che ci indicava nuovi sentieri, che ci consolava nelle sconfitte e con noi gioiva delle nostre vittorie, quel fratello-vescovo, non c’era più. Ci lasciava un sorriso scolpito nel cuore, un sentimento agrodolce nello stomaco, un senso di smarrimento nell’anima”. Rimasti privi della sua parola, della sua profezia ci faceva sentire non solo il vuoto di una presenza amica, di una guida illuminata e decisa, ma sentivamo che era venuta a mancare una visione di umanità e di ecclesialità vissuta e incarnata nella quotidianità di questa nostra esistenza sempre bisognosa della luce del Vangelo. Don Tonino era stato il candelabro su cui ha sempre brillato questa luce, nel suo volto noi abbiamo sperimentato il volto di Cristo e nelle sue parole l’eco della divina umanità di Gesù. Per questo divenimmo subito suoi imitatori nell’intento di rendere ancora viva e palpitante la dottrina di conoscenza e di amore che ci lasciava in eredità, secondo il monito dell’Apostolo: “Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo”. In un certo senso egli ci lasciava una consegna che era ed è nostro dovere mettere in atto: fiorire e fruttificare là dove egli ci aveva piantato e irrorato. Come Elia, con il suo repentino passaggio sul carro della storia, prima di entrare nel mistero di Dio, ha gettato il suo mantello su di noi perché profetizzassimo in sua vece, perché portassimo nel tempo lo spirito evangelico nella città degli uomini. Ci ha lasciato il testimone, perché a nostra volta lo consegnassimo alle generazioni che verranno finché la corsa dura e abbia compimento: egli, come Paolo a Timoteo, ci invita e ci incita a perseverare nella Fede e a dare al mondo la bella testimonianza della resurrezione. Per questo fu quasi unanime la decisione di dare corpo e sostanza a questo patrimonio di spiritualità e di profezia che don Tonino ci lasciava con l’impegno di trasmetterla alle giovani generazioni. Così con le sue ultime flebili parole, quando gravato dal male ormai stava per spirare, ci pregava ad aver attenzione e amore soprattutto per i giovani e per questo egli dava in dono come segno di una vita vissuta in totale elargizione la sua piccola casa dove era vissuto con sua madre. E con i fratelli Marcello e Trifone un gruppo di suoi amici decise di costituire una Fondazione a lui intitolata. Il primo statuto venne redatto nel 1995, due anni dopo dalla sua dipartita, che poi, su richiesta dell’Ufficio della Presidenza della Repubblica che regolamenta le Fondazioni, bisognò rivedere ed integrare con alcune indicazioni del ministero. Dette integrazione furono prontamente apportate, ma quando l’iter fu compiuto si era già nel 1997, anno dal quale parte formalmente la costituzione della Fondazione, anche se si può senz’altro dire che operava già da qualche tempo. La Fondazione quindi è stata costituita definitivamente, dopo le integrazioni richieste dal Ministero dell’Interno (nota 1° luglio 1997) all’Atto costitutivo originario, con atto notarile il 26/09/1997 ed è pertanto Fondazione riconosciuta dal Presidente della Repubblica. Questo, sotto l’aspetto formale. Ma praticamente in tutti questi anni si sono messe in atto iniziative di vario genere per rispondere al mandato statutario che ha come finalità: “proseguire l’impegno culturale, pastorale, pedagogico e civile di Don Tonino; promuovere ricerche, nonché iniziative pastorali e sociali volte allo sviluppo di una cultura della pace e della solidarietà, di una teologia e di una spiritualità incarnata nella storia; curare, con ogni forma, la diffusione delle testimonianze del pensiero e del magistero di Don Tonino; favorire la crescita, soprattutto nelle nuove generazioni, di esperienze culturali, religiose, ecclesiali, politiche, capaci di rinnovare le istituzioni e di esprimere e sollecitare le potenzialità creative presenti nella società”. Questo compito, che la Fondazione si è prefisso, si è cercato di attuarlo con diverse modalità, privilegiando, come era nella natura della ispirazione originaria, la mediazione culturale e, in diverse occasioni, per rispon-dere a questo compito tanto esigente, la Fondazione ha messo e continua a mettere a disposizione tutte le risorse umane, strumentali e finanziare in suo possesso. Tutto ciò che, attraverso la liberalità dei soci o devoti del maestro, i contributi delle istituzioni e degli enti, i proventi dei diritti d’autore delle sue opere, è entrato a far del patrimonio materiale della Fondazione, è speso e investito per promuovere e realizzare gli impegni rivenienti dagli scopi sociali prescritti dallo statuto associativo, non venendo meno in situazioni di emergenza di farsi carico, nonostante le scarse disponibilità, anche dei bisogni materiali e dell’accoglienza dei poveri, in particolare degli immigrati, così come avrebbe fatto Don Tonino. Notevoli e molteplici sono state le iniziative e le attività di promozione e di sviluppo della cultura: Le Primavere di Don Tonino, i Convegni di Assisi, la Scuola di pace, Convegni, Incontri, Dibattitti sui temi emergenti dell’attualità sociale, politica ed ecclesiale. Molto seguiti sono stati gli incontri e i percorsi di formazione e di dibattito attuati nelle e con le scuole del territorio di ogni ordine e grado; la Fondazione ha promosso anche un percorso di formazione alla cittadinanza attiva e responsabile, con lezioni di docenti universitari e di esponenti della cultura nazionale e locale. In stretto rapporto con l’attività culturale e convegnistica e come espressione della pervasiva presenza culturale della Fondazione in tutto il territorio nazionale, c’è poi da considerare la sua attività editoriale. Notevole è stata e continua ad essere la pubblicazione di libri riportanti scritti editi o inediti di Don Tonino o saggi, biografie, studi sul suo pensiero da parte di diversi autori, in collaborazione con le case editrici Paoline, San Paolo, Meridiana, Ed Insieme, Messaggero. Palumbo. Ma qui noi vogliamo parlare particolarmente della iniziativa editoriale rappresentata dalla pubblicazione periodica de “Il Grembiule”, che è stato e continua ad essere l’organo di informazione cartacea, e che condensa in poche pagine tutta l’attività culturale e la connotazione tipicamente spirituale del nostro sodalizio. Con una tiratura di migliaia di copie, il Grembiule è diffuso in tutt’Italia ed anche all’estero, in cui vengono puntualmente e sinteticamente riportati i fatti salienti, per lo più culturali e socio-ecclesiali, commentati e approfonditi dalla Fondazione e da esperti dei vari argomenti ed eventi. In questo volume troverete la raccolta di tutti i numeri pubblicati. Quando si pensava a questa pubblicazione si è cercato un nome da dare e subito è venuto in mente la parola tipica del lessico di Don Tonino, il Grembiule con le sue implicanze evangeliche e sociali. In ogni numero del bollettino è riportato sempre, come messaggio di riferimento per l’ermeneutica contestuale, un breve scritto di Don Tonino, volendo continuare in questo modo la presenza del suo fulgido magistero, intorno al quale si sono sempre declinate le riflessioni e gli eventi riportati nel periodico. Qui sono riportati integralmente tutti i numeri, dal primo apparso, numerato con lo zero del luglio 1996, all’ultimo dell’aprile 2022, fino ad ora, in tutto 62 numeri. Il primo nucleo redazionale è stato costituito da Marcello Bello, Trifone Bello, Vito Cassiano, Claudio Morciano, Pina Nuccio, Ignazio Pansini, Giancarlo Piccinni, Elvira Zaccagnino, e come Direttore editoriale il primo presidente della Fondazione Donato Valli. Poco dopo, si avverti l’esigenza, ai fini dell’autorizzazione, di un direttore responsabile, che fino all’aprile del 2004 è stato Renato Brucoli, noto pubblicista e collaboratore di Don Tonino. Successivamente questo ruolo è stato affidato al giornalista Leo Lestingi con novità anche nel gruppo redazionale. Rimasero della precedente gestione Vito Cassiano, Claudio Morciano Giancarlo Piccinni, Elvira Zaccagnino, ai quali si aggiunse Antonio Benegiamo, mentre divenne e continua ad essere tuttoggi direttore editoriale da dicembre 2010 il nuovo presidente della Fondazione Giancarlo Piccinni. Nel primo numero del Bollettino, l’allora presidente Donato Valli motivava la decisione della pubblicazione con questa parole: “è quella di rendere conto a tutti i soci, ma anche a tutti quelli che furono vicini all’impegno religioso e civile di Don Tonino, o che gli furono idealmente vicini nel silenzio e nel servizio, che presuntivamente potranno diventarlo, di rendere conto, dunque, dell’attività della Fondazione, in modo che essa possa divenire, col tempo e con la volontà di tutti, il vero centro di confluenza informativa delle iniziative che si vanno infittendo in nome e per impulso del suo esempio”. Questo rendiconto è stato portato avanti in tutti questi anni con sobrietà ma anche con determinazione, sollecitando ed ottenendo anche la collaborazione di esponenti di rilievo della cultura sociale ed ecclesiale del nostro tempo. Richiamavo l’importanza per la definizione e attuazione della linea editoriale il fatto che in ogni numero del giornale è riportato un testo, un pensiero di Don Tonino con lo scopo di evocare e indirizzare il procedimento ermeneutico del contesto storico sociale ed ecclesiale che le riflessioni della redazione e di altri esperti presentavano nel contesto degli accadimenti che si svolgevano nel mondo e nella Chiesa in quel determinato momento sotto il profilo delle vicende umane, dei tempi liturgici, delle ricorrenze celebrative, delle commemorazioni. E così il numero zero apre con il suo scritto “Preghiera sul molo” che è un canto elegiaco ma anche carico di speranza; elegiaco per un mondo, un vissuto che si lascia alle spalle, e speranza e fiducia per il nuovo cammino che si intraprende. Per Don Tonino il futuro storico aveva in sé un principio di trascendenza in quanto evocante ed anelante alla venuta e apparizione dell’assoluto e della totalità, che per lui e per noi è Cristo. Questo suo breve testo fu posto non solo come tema della Marcia della Pace di quell’anno 3 e 4 agosto 1996, ma anche come stimolo a noi che avevamo intrapreso quest’opera di una Fondazione a suo nome di creare convergenze e convivialità, come egli amava ripetere, di cui “Il Grembiule” doveva essere uno strumento, umile, ma nello stesso tempo esigente, nel fomentare la comunicazione e il coinvolgimento. Conviene fare lettura di questi testi che in ogni numero del periodico sono riportati, ma preme in questa fuggevole presentazione, quanto meno richiamarne alcuni. Attraverso di essi si intravedono le sollecitazioni che l’attualità storica offriva all’attenzione e alla riflessione della Fondazione e come si cercava di rispondere, di prendere posizione e di intervenire sulle questioni. Era il periodo delle tensioni geopolitiche ed ideologiche e guerre diffuse. Per cui sono stati più volte proposti alcuni suoi interventi sulla pace, sulla povertà, sull’emarginazione, sulla speranza, sulla globalizzazione, sulla solidarietà, sulla nonviolenza. Di lui e del suo pensiero poi si hanno testimonianze notevoli di esponenti di rilievo della pubblicistica ecclesiale teologica e pastorale, come Mons. Bettazzi, Don Ciotti, Tonio Dellolio, Mons. Benigno Papa, Romano Prodi, Guglielmo Minervini, Don Renato Sacco, Mario Signore, Claudio Ragaini, Mons. Vito Angiuli, Raffaele Luise, Card. Marini, Card. Amato, Card. Marcello Semeraro, Mons. Gino Martella, Renato Balduzzi, Raniero La Valle, Ignazio Pansini, Mons. Battaglia ed altri. Notevoli, continui e pregnanti sono stati gli interventi e gli articoli dei due Presidenti della Fondazione Donato Valli e Giancarlo Piccinni, come numerosi, puntali e appassionati sono stati gli interventi di soci della Fondazione e componenti del Consiglio e del Comitato. Nel Grembiule troverete ampio resoconto sulla visita dei papi effettuata nella nostra terra; particolare significato assumono le riflessioni molteplici sulla testimonianza di Papa Francesco e sulla consonanza della predicazione e del magistero del papa con la profezia lungimirante e sempre attuale di Don Tonino. Dei vari convegni, a partire delle Primavere di Don Tonino, fino all’attività formativa della Scuola di Pace, è data ampia e puntuale documentazione. Come anche del ricorrente impegno della Fondazione nelle e con le iniziative della Comunità di S. Egidio e la sua partecipazione ai Corridoi umanitari. Non si vogliono e non si possono anticipare certo in questa sintetica presentazione tutte le tematiche e gli interventi prodotti in questa raccolta di oltre duecento pagine. Chi vuole e ha interesse può trovarli e nel trovarli, trovarsi accanto a Don Tonino che ancora ci parla, ci illumina, ci stimola all’azione e alla speranza sulla sequela di Cristo, nostra salvezza e salvezza del mondo intero. La nostra umile e discreta ambizione è di aver prodotto una maggiora e migliore conoscenza di Don Tonino e del suo messaggio di amore, della sua profezia che ancora ci interpella e ci conduce per le strade della storia verso la Gerusalemme celeste. Intanto l’esperienza di questo periodico continuerà nel tempo così come continuerà l’attività della Fondazione e i suoi impegni formativi e di solidarietà, certi che non mancherà l’attenzio- SPECIALE 30 ANNI DON TONINO Don Tonino Bello nasce ad Alessano il 18 marzo 1935. L’8 dicembre 1957 è ordinato sacerdote. Il 3 luglio 1965 consegue il dottorato in teologia all’Università Lateranense. Dal 1958 al 1974 è prefetto e poi vice rettore nel seminario vescovile di Ugento. Il 24 giugno 1959 ottiene la Licenza in teologia alla Facoltà Teologica di Milano presso il seminario di Venegono. Dal 1974 al 1976 è rettore del seminario di Ugento. Dal 1975 al 1978 è direttore dell’Ufficio pastorale diocesano. Il 1° gennaio 1979 è nominato parroco della chiesa della Natività di Maria Vergine a Tricase. Il 10 agosto 1983 è nominato vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi. E in seguito di Ruvo. A novembre del 1985 è eletto presidente nazionale di Pax Christi. Il suo episcopato e la sua presidenza di Pax Cristi lo portano in prima linea nelle questioni in cui i bisogni dei poveri e degli ultimi vengono calpestati. Il 20 aprile 1993 muore a Molfetta, malato di cancro. Una folla numerosa proveniente da tutta Italia partecipa ai suoi funerali. E’ sepolto nel cimitero di Alessano, meta di pellegrinaggi continui di credenti e non che in lui riconoscono un vescovo e un uomo che ha saputo schierarsi senza mezze misure per gli altri e per la pace. La biografia di don Tonino Bello ne ed eventualmente la partecipazione di quanti hanno a cuore che rimanga sempre vivo il ricordo di Don Tonino, di cui si vuole sempre essere eco e appassionata testimonianza in un mondo che ha estremo bisogno di pace e di convivialità.