MOLFETTA - Continua a essere una «sorpresa» umana e culturale per gli stessi addetti ai lavori. Una vera e propria «rivelazione», come ha dichiarato il prof. Luigi Pannarale, sociologo e ordinario di Sociologia del Diritto all'Università di Bari, all’inizio del suo intervento alla Sala Turtur di Molfetta per la presentazione del libro «Il gergo della postmodernità» (già 4 recensioni) di Giacomo Pisani, direttore di Terre Libere e redattore della rivista Quindici (nella foto, Pannarale, Copertino, Illuminati, Pisani, Centrone).
Due i motivi di distinzione del giovane Pisani per il prof. Pannarale: la prospettiva mitteleuropea e la lettura «giovanile» del postmodernismo, rapportato con arguzia e saggezza al moderno, epoca in cui la dimensione del lavoro rappresentava il punto di riferimento. La stessa dimensione che oggi ha smarrito ogni valore: come ha sottolineato il prof. Pannarale, «il tempo libero non è un tempo liberato, ma sprecato» e «la perdita del lavoro non è più una conquista, ma un perdita secca» (lampante il riferimento all’attuale congiuntura economica e alla dilagante disoccupazione e inoccupazione).
Tra l’altro, se la modernità consentiva di elaborare un progetto a lungo termine («una esistenza in autentica genuina»), secondo Giacomo Pisani la postemodernità non solo si caratterizza come preclusione dei vari paradigmi, ma chiude la possibilità di ogni progettualità futura e autentica con l’annullamento di ogni possibilità. Lo stesso prof. Marino Centrone, docente di Filosofia della Scienza dell'Università di Bari, a inizio conferenza, dopo l’intervento introduttivo del prof. Vito Copertino, ordinario di Ingegneria presso l'Università della Basilicata e direttore editoriale della rivista Terre Libere, ha riproposto «la crisi della narrazione nel mondo contemporanea», ovverro l’impossibilità di una narrazione forte da proporre ai giovani, caduti nel limbo della «categoria del si», quell’impersonalismo determinato dalla dimensione del potere che assegna ruoli sociali e genera solitudine.
Possibilità di riscatto è il recupero della sfera identitaria, nonostante l’incapacità di costruire modelli di comunicazione vera. Da un lato, Giacomo Pisani evidenzia la neutralizzazione della cittadinanza, impostata fortemente sull’addomesticazione del sistema educativo, sull’assenza di una reale innovazione e sulla matematizzazione del mondo: dall’altro, secondo il prof. Augusto Illuminati, uno dei maggiori filosofi italiani e studioso di Marx, Spinoza e Rousseau, Pisani indica una speranza nella alterità.
Infatti, la figura del migrante è quel modello che non solo rappresenta l’immagine attuale del lavoro precario e ricattabile, ma è anche colui che può risvegliare quelle coscienze assopite dal mondo dei social network e dei centri commerciali (sostituitisi alla piazza), che hanno mistificato il valore della soggettività, così divenuta pseudo-soggettività. Ad esempio, ha spiegato Illuminati, la costruzione del profilo facebook produce solo l’illusione della soggettività e della comunicazione, logorando lo stesso concetto di comunità reale. Stessa considerazione di Pannarale, secondo cui l’incapacità di comunicare crea indifferenza, smobilitazione, superficialità e espropriazione delle energie.
L’alterità potrebbe invertire questa situazione ineluttabile perché, ha concluso Pisani, la postmodernità è neutralizzazione degli spazi, è quella dimensione alienante e reificante che annulla ogni possibilità nel sistema, lasciando che l’individuo si disancori dalle trame del reale e perda ogni orizzonte di senso.
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