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Il carnevale dimenticato
15 febbraio 2008

Sembra essere tornato tutto come prima. Come quando la villa comunale costituiva un punto di riferimento, all'arrivo del carnevale, di bambini e non solo, una sorta di grande teatro all'aperto dove tutte le convenzioni venivano meno, ogni domenica prima della Quaresima. Perché, anche se forse inconsciamente, il signifi cato del carnevale è rimasto. L'abbandono di quel ruolo che la vita quotidiana impone è gradito anche ai bambini, che per qualche giorno incarnano le vesti del proprio eroe o personaggio preferito. Anche se per poco tempo la fi - gura di quel mito, tanto sognato e seguito nelle sue gesta, viene a coincidere con se stessi, e ciò è eccezionale. La noia di quella quotidianità tanto lontana dall'imprevedibilità della vita di quell'animazione della fantasia così reale, sembra lasciare qualche spiraglio ad una veduta diversa, capovolta. Certo gli adulti rivestono un ruolo troppo austero nei toni di vita usuali per abbandonare quella camicia convenzionale ma obbligata e i propri “panni quotidiani”. Eppure la voglia di evadere sembra esserci anche in loro, perché una pausa nell'ordinaria routine non fa mai male. E qualcuno audacemente il passo lo compie, mascherandosi, magari più grossolanamente, ma quel tanto che basta per far sentire parte di quel capovolgimento di fronti, degli schematici orizzonti entro i quali ogni giorno bisogna agire. La villa è sempre stata complice di questa piacevole rivoluzione di costumi, buffa e banale all'apparenza, ma che si rivela inaspettatamente beffarda e provocatoria. Il tutto in genere veniva gli anni passati condito da sfi late di carri allegorici e teatrini che fornivano generosi sfondi a questa tendenza gioviale, entusiasmante. Per qualche giorno il complesso artifi cioso delle usuali mansioni veniva inondato da una trastullante allegria, innocente ma fi era nella propria semplicità. Dall'anno scorso il tutto sembra essere stato trascurato, quasi superfl uo nel suo scenario evidentemente troppo esuberante. Pare quasi che la serietà di correnti attività sia troppo autorevole per dare spazio a qualche inutile coriandolo e ad assurde farse in maschera. E allora anche l'incentivo di una pratica fi nalmente divagante, oltre che tradizionale, appare considerata superfl ua di fronte all'importanza della “serietà”. Ma la gioia e l'entusiasmo che il carnevale continua ancora a generare, nei bambini, nella rinvigorita villa comunale, sembra essere una denuncia ben più effi cace di qualche velleitaria riga.
Autore: Giacomo Pisani
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