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I giorni della Passione a Molfetta
24 marzo 2016

MOLFETTA - E’ arrivata. La Settimana Santa è uno dei momenti più attesi dai molfettesi. Non solo dai credenti: è uno di quei momenti in cui tutti si riconoscono, perché segnano un orizzonte condiviso di significati, riti, sensazioni, che fanno la stoffa di una comunità.

Il giovedì dei sepolcri il borgo di Molfetta è luogo di incontro. Niente macchine, solo le file lunghe, spesso interminabili, ai sepolcri, e le marce funebri come sottofondo. E’ un clima mistico, che rompe con la quotidianità. E’ un insieme di richiami, in cui tutto supera la sua dimensione oggettiva, immanente, e si carica di un significato unico. Lo senti a pelle, solo in quei giorni. Nelle chiese ci sono i sepolcri da visitare, per le strade si sente l’odore del pizzarello, la città è pronta per accogliere la processione.

L’uscita di notte dei Misteri è uno dei momenti più belli. Tutto buio, solo le candele al centro della processione e le luci dei pescherecci in lontananza, i piedi del Cristo morto escono alle 4 in punto, sulle note del “Conza Siegge”. Inizia la processione (Nella foto l'immagine di Mauro Germinario, che illustra la copertina della rivista “Quindici” in edicola in questi giorni, con altre fotografie inedite delle processioni pasquali).

I più appassionati non tornano a casa nemmeno a riposare, dopo l’uscita. Si continua subito dietro la banda, dove le marce si sentono meglio. E lì ritrovi molfettesi che, spesso, non vedevi dalla Pasqua dell’anno prima, sparsi per l’Italia e per il mondo, tenuti lontani dalla propria terra dal lavoro e da una nuova vita. Le processioni sono il modo per dire forte il proprio attaccamento a Molfetta, per riprendersi la propria terra, la propria identità, quella più intima.

Per la ritirata, su Corso Dante, una città intera si raccoglie attorno alle note toccanti del Palmieri. E’ un momento solenne. Migliaia di persone in silenzio, l’incedere del Cristo morto è lento ma inarrestabile. Sembra uno spettacolo metafisico, a cui sei chiamato lì ad assistere commosso, insieme ad una comunità intera. Sei inerme, sei parte di un’identità condivisa che ti tiene stretto a usi, costumi, riti e significati. Perché l’identità è ciò che circoscrive i nostri gesti e le nostre possibilità, è l’ambito della libertà. Poi la processione del sabato, ma intanto ritrovi parenti, amici, sulle strade delle tradizioni.

Oggi fa freddo, c’è un forte maestrale. Ma il cielo sembra reggere, e questa è la cosa fondamentale. Godiamoci le ore di passione, ché fra poco esce la processione.

© Riproduzione riservata

Autore: Giacomo Pisani
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