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I Canaloni e la “Mitigazione” del Rischio Idraulico. Legambiente: l’attuale progetto non risolve il rischio inondazioni
29 maggio 2019

MOLFETTA - All’interno della conferenza di servizi, indetta dalla Regione Puglia e tenutasi il 13 marzo 2019, per valutare il “Progetto di mitigazione del rischio idraulico della zona ASI/PIP”, il circolo Legambiente di Molfetta ha ribadito la propria contrarietà allo stesso ed ha presentato, in collaborazione con Legambiente Puglia, le sue osservazioni.

 Queste partono dalle riserve espresse dall’Autorità di Bacino, ovvero: la possibilità che la realizzazione di entrambi i canali non risolva i problemi legati al rischio inondazione per le aziende della Zona Industriale, come successo nel luglio 2016; il riferimento alla presenza di una proposta alternativa, presentata da un privato, con costi minori per i cittadini (€ 6.000.000 al posto dei € 26.000.000 previsti dall’attuale progetto). Su questo ultimo punto, l’Autorità di Bacino auspica una possibile collaborazione pubblico/privato per arrivare ad una proposta progettuale più efficace ed economicamente sostenibile.

 Anche gli uffici regionali hanno espresso dubbi sulla scelta del Comune di Molfetta e del Consorzio ASI in merito alla decisione di sviluppare separatamente il progetto dei due canali di cui uno, a servizio del PIP, sfocerà a Cala San Giacomo, area interessata anche da un finanziamento regionale di € 1.300.000 per il recupero della zona costiera sino a Torre Calderina, mentre l’altro, a servizio dell’ASI, attraverserà aree tutelate dal PPTR (Piano Paesaggistico Regionale). Gli uffici hanno anche chiesto d’integrare la relazione agronomica, specificando il numero e la posizione degli ulivi da espiantare con particolare riferimento a quelli monumentali.

 Chiediamo, dunque, che si faccia un passo indietro rispetto a questo progetto di mitigazione del rischio idraulico e che si percorra la strada della rinaturalizzazione delle lame (anche riprendendo l’ipotesi progettuale avanzata al Comune di Molfetta dal LUP – Laboratorio di Urbanistica Partecipata), spostando in aree non a rischio tutte quelle strutture che negli anni hanno compromesso la funzionalità idraulica delle lame. E’ necessario anche promuovere  un utilizzo diverso dei suoli agricoli, proibendo il diserbo chimico (causa principale del compattamento dei terreni con conseguente perdita della capacità di assorbimento delle acque piovane) nelle lame e nelle aree limitrofe ed incentivando, in queste ultime, la presenza di alberi d’ulivo le cui radici migliorano il drenaggio delle piogge e fungono da protezione alle stesse con le loro chiome.

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