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I Bambini di Vasco a Quindici: di dietro le quinte di una speciale famiglia musicale
15 aprile 2012

Lasciate ogni speranza voi che entrate». È con questa esclamazione dal timbro meravigliosamente ironico che i Bambini di Vasco, nota e amata cover band molfettese, ha aperto le porte del “dietro le quinte” del gruppo a Quindici. La “stanza” (o come chiamata da loro la “stenz”), il nome dato alla sala prove: un piccolo universo in cui questi ragazzi coltivano da sempre la loro passione e dedizione per la musica del grande cantautore italiano Vasco Rossi. Un microcosmo i cui contorni sono musica, passione, complicità, impegno, lealtà, allegria, tutti empaticamente intersecati dall’immancabile filo conduttore dell’amicizia. Nico Marzocca (voce), Beppe Marzocca (tastiera), Leonardo de Candia (chitarra), Gaetano Sancilio (basso), Luigi Tridente (sax), Francesco Amato (batteria), Felice Sallustio (chitarra) e Antonella Campo (nuova corista) parlano di «passione e amicizia» quando raccontato i Bambini di Vasco. La contagiosa connivenza con cui questi semplici ragazzi vivono la band e il loro progetto dedicato al costante encomio del Vasco è mirabile. Ma chi sono davvero i BdV? Questo il quesito che Quindici si è posto. Si è tentato, con estrema complessità, non di raccontare semplicisticamente del gruppo, bensì di disegnare con le parole un loro ritratto che andasse al di là di Alba chiara, canzone di chiusura di ogni concerto o della meravigliosa Sally, Ridere di Te, Brava Giulia, Lunedì. È dietro il “grazie” che spesso commossi pronunciano a fine concerto, dietro l’empatico sguardo che si carpisce fra ciascuno durante un accordo musicale o ancora fra le righe delle emozioni che la sinergica unione di questi ragazzi regala a tutti coloro i quali li seguono, che Quindici ha pensato di sbirciare. E l’epilogo di questo, che altro non è se non l’inizio, si attaglia ad una sola preliminare considerazione: prima ancora d’esser i Bambini di Vasco, loro sono soltanto i Bambini. Nati nel maggio del 1996 da un progetto cappeggiato dall’immortale voce del gruppo Nico Marzocca con l’ausilio, nel tempo, del compagno di sempre Mimmo Iannone, il nome Bambini di Vasco è ancorato a una originale e bizzarra intuizione. Lo scandalo in tv di Marco Dimitry, presidente de I bambini di Satana, ispira il nome della band: Dimitry, il Santone della setta satanica dei bambini di satana, “Blasco” il Santone di questo gruppo. La particolarità del nome è il preludio di un percorso complesso che - come riferisce il gruppo - fra alti e bassi, discese e ascese è culminato nel 2000 (2002 il lancio nazionale) nel primo CD inedito «Scriverò per me» e nel 2001 all’ufficializzazione segnata dall’impareggiabile incontro con Vasco. E pensare che il tutto era nato per gioco, per provocazione, da una sola serata di beneficienza: Piazza Paradiso la location e Vasco, la sua musica e i suoi “bambini per una notte”. Una notte, una sera che invece sarebbe stata la prima di tante. Un successo costruito con cura mattone su mattone sino ad oggi, con indefinita umiltà, sconfinato ardore e pregevole autenticità. Parlano di «emozione indescrivibile», quando chiediamo loro cosa provino nel cantare davanti alla platea. E lo fanno con grande semplicità, permeati da un toccante bagliore in volto. Molti si chiedono se i BdV un domani cresceranno, se diventeranno “uomini”: ci piace pensare che se “crescessero” non sarebbero più i “Bambini” di quel Vasco, fedeli predicatori della straordinaria musica del loro Santone. Dopo tutto i Bambini di Vasco sono il gruppo e non i singoli. E quando chiediamo loro cosa vorrebbero dire a tutti coloro i quali li seguono, rispondono con una inquietante domanda: «perché?». La meraviglia dipinta sul volto di ciascuno quando attoniti assistono al formarsi di quella folla che tanto “amano” si riversa in questo interrogativo. A questa domanda rispondiamo così: «brividi». Chi segue i BdV certamente ama la grande musica del grande Vasco ma indubbiamente e prima di tutto ama i Bambini di Vasco. Ama il loro modo, così unico e così dilagante, di regalare emozioni cantando e mai imitando Vasco: «quello che si prova non si può spiegare qui». Questo gruppo, con lodevole coraggio e straordinaria determinazione, dona sorrisi, dedicando a Molfetta eventi e momenti d’immenso spessore. Si pensi al progetto «No all’alcool, SI alla vita» nel 2005, oppure ai vari concerti con gli epici musicisti di Vasco, fra cui Alberto Rocchetti e ultimo Daniele Tedeschi. La linfa di questa band: la musica. Il collante: la grande passione per “Il Blasco”. Il cuore: l’amicizia. E dietro questa veste solo uomini e ragazzi, compagni e peregrini delle loro vite, che mentre raccontano di loro lasciano trapelare con epidemico umorismo una sensibilità degna di nota. Questa virtuosa dialettica di elementi fisiologicamente mescolati fra loro sono il vero punto di forza di questa piccola famiglia di cultori della musica. Ma dopo tutto sarebbe parso strano il contrario. Solo un substrato umano di questa portata avrebbe potuto postulare quello che questi ragazzi sono riusciti a realizzare in questi quindici anni fra mille vicissitudini. «Noi siamo quelli delle illusioni, delle grandi passioni..noi siamo liberi, liberi…liberi di sognare». Eh già, liberi di sognare ma soprattutto di far sognare. Allora stavolta il “grazie conclusivo” viene da Quindici. Nico canta, sugli splendidi accordi Mi-Sol- Fa / Mi-Si-Do-Re / Mi-Si-Do-Re, «Se almeno avessi un complice col quale condividere quest’avventura ». Ebbene la grandezza di questo gruppo è stata ed è quella di aver reso complice del loro incommensurabile progetto i loro seguaci, i loro fans. Nell’omaggiare Vasco Rossi, i BdV dedicano emozioni uniche rendendo orgogliosa di loro la città di Molfetta. Pertanto, sulle rime del rituale scaramantico che recitano prima di ogni performance, diciamo solo «ragazzi è stato un piacere suonare con voi».

Autore: Erika Cormio
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