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Gli antichi bastimenti: il Furio
15 gennaio 2009

Il secondo veliero fu costruito e varato nel 1921 a Saint Malò (Francia) da Chantier Navals dell'Ovest e gli fu posto il nominativo di Tourbaville. A tre alberi e a un ponte le sue dimensioni erano 33,42 m di lunghezza, 7,97 m di larghezza e 3,52 m di altezza; aveva una stazza lorda di 187,08 t. Oltre alla velatura, aveva un motore Bellanger Frères costruito nel 1921 a Neully sur Seine, semi diesel, 2 tempi, 4 cilindri, diametro 270, corsa 320, hp 92,2. Nel 1937 fu acquistato da Angelo Tattoli (1905-1976) che sostituì il nome originario in Furio Camillo, ricordando il veliero già appartenuto a suo padre Ignazio. Fu iscritto nelle matricole del Circondario Marittimo di Molfetta al n.930. Nel 1938 lo comandava padron Felice Azzarita che aveva già comandato il primo veliero Furio Camillo nel 1908. Durante la II Guerra Mondiale fu requisito dalla Regia Marina dal 1940 al 1945. Fu sottoposto a diverse ristrutturazioni tra cui eliminazione dell'albero maestro. Negli anni furono sostituiti diversi motori e in ultimo fu fornito di un motore Ansaldo da 150 hp. Anche questo motoveliero faceva viaggi in Jugoslavia, Albania, Venezia, Lipari, Brindisi ecc. trasportando cavalli, legname, farina di pesce, pomice, inerti ecc. Per i noli faceva capo a Bari all'Agenzia raccomandataria Girone. Ricordiamo alcuni padroni che si sono avvicendati al comando del mv.: Felice Azzarita, 1938; Pietro Caputi, 1940; Mauro Facchini 1957; Corrado Azzarita, 1958-1962. Accenniamo ad alcuni episodi, accaduti nel lungo periodo di navigazione che coinvolsero il mv. Furio Camillo. Nel 1940, con l'entrata in guerra dell'Italia, furono limitati i collegamenti commerciali marittimi con l'Albania, espletati a cura della Società Adriatica. La Camera Commerciale Italo-Albanese, con sede in Bari, sollecitò alcuni armatori pugliesi a mettere a disposizione i loro velieri per svolgere un servizio sussidiario con l'Albania, ma essi preferirono tenere in disarmo i loro velieri per non rischiare. All'appello rispose Angelo Tattoli di Molfetta, proprietario del motoveliero Furio Camillo, che la sera del 2 luglio 1940 fece fare al motoveliero un viaggio di prova Bari-Durazzo14. Il 26 ottobre 1952 a Bari il marinaio Saverio Camporeale di 64 anni cadde nella stiva del mv. Furio Camillo e morì. Il 5 dicembre 1954 il mv. Furio Camillo salpò da Bari, diretto a Fiume. Incappò in una burrasca e alle ore 14,00 ruppe l'asse portaelica e rimase in balia delle onde tra l'isola di Cazza e Pelagosa. La mattina del 7 il piroscafo Robin battente bandiera americana lo prese dalla Pelagosa e lo rimorchiò fino a Rodi Garganico, dove poi a rimorchio del mp. Sacra Famiglia di Manfredonia fu portato al sicuro nel porto di Manfredonia. Nel mese di giugno del 1955, in uno dei frequenti viaggi che il mv. effettuava con l'Albania, trasportò da Bari a Durazzo 19 albanesi tra cui il segretario della Legazione di Albania a Roma, sig. Hjseh Raci, con i suoi familiari, la moglie del ministro plenipotenziario di Albania a Roma, sig.ra Mirvet Cuci, con i suoi tre figli e il cancelliere della stessa Legazione, sig. Sheti Alcho. Alla fine di febbraio 1961, il mv. veniva da Durazzo con un carico di giunchi diretto a Bari; all'alba per la nebbia s'incagliò sulla spiaggia di Torre Fesca vicino al canalone. Il cap. Corrado Azzarita (1913-1978) con la radio di bordo avvisò l'armatore; questi a sua volta mise al corrente la Capitaneria di Porto di Bari che inviò i rimorchiatori Gargano e Città di Trieste e nel pomeriggio inoltrato fu disincagliato e con pochi danni riparò a Bari. Orgoglio della marineria molfettese, il Furio Camillo effettuò un notevole numero di traversate e dalle cronache de' “La Gazzetta del Mezzogiorno” rileviamo che su Bari nel 1953 effettuò 12 viaggi; 1954: 13 viaggi; 1955: 40 viaggi; 1956: 22 viaggi; 1957: 9 viaggi; 1958: 3 viaggi; 1960: 3 viaggi; 1961: 8 viaggi; 1962: 1 viaggio. A queste traversate occorre aggiungere le toccate e le soste per disarmo a Molfetta e le toccate in altri scali pugliesi e non che non vengono segnalati. Dopo una lunga e gloriosa navigazione ormai in disarmo avanti la banchina S. Domenico proprio sotto il bigo dei cantieri Tattoli, la notte del 23 settembre 1964 durante una tempesta ripetutamente urtato da un rimorchiatore albanese, ormeggiato malamente vicino, affondò. Rimase in quel posto semisommerso (si notava per i soli due alberi che affioravano dallo specchio del mare) fino al 1969, poi fu finalmente recuperato e demolito. 2. Fine (la precedente puntata è stata pubblicata sul numero di novembre 2008) Bibliografia Archivio Capitaneria di Porto di Molfetta, Registro delle matricole dei velieri; Registro Italiano Navale (RINA), Libro Registro, 1940-1964; La Gazzetta del Mezzogiorno, 1940-1964; Archivio Stato Bari, Camera di Commercio, busta 468, fasc. 5/11. Ringrazio Carmela e Felice Azzarita figli di Corrado e Cosimo Dilauro genero per aver permesso la pubblicazione delle foto di loro proprietà, e Lorenzo Pisani per la foto dell'affondamento.
Autore: Corrado Pappagallo
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