Giuseppe Saverio Poli, uno scienziato a livello internazionale
La musica suscita nell’uomo due sensazioni opposte: o calma o violente passioni è una affermazione che, inaspettatamente, si legge in un testo scientifico, ossia nel trattato “Elementi di Fisica”, scritto da Giuseppe Saverio Poli, medico, scienziato, letterato molfettese, vissuto alla corte borbonica. Una figura poliedrica e attuale quella dello scienziato, messa in luce in una recente conferenza promossa dall’associazione Aneb della nostra città patrocinata dal Comune di Molfetta. Relatore della serata è stato il prof. Rocco Chiapperini, noto studioso della flora mediterranea, il quale ha narrato non solo gli aspetti più noti dello scienziato settecentesco e della sua attività ma anche il cosiddetto “Poli minore”. Partendo dai tratti biografici ha evidenziato l’attenzione posta agli studi nel campo della fisica e delle scienze naturali firmati da Giuseppe Saverio Poli sia a livello nazionale sia a livello internazionale, come dimostrano anche i numerosi convegni in cui sono stati analizzati diversi aspetti dei suoi trattati. I suoi testi, del resto, vennero pubblicati in Francia, Polonia, Regno Unito, India, a Washington mentre lo stesso trattato Elementi di Fisica venne utilizzato negli studi universitari per circa 60 anni. Poli, tra i tanti, disparati incarichi, ebbe quello di promuovere la pubblicazione di un giornale in Sicilia e di favorirne la diffusione oltre i confini nazionali, altro tema di attualità: il governo borbonico (nonostante i problemi che la Storia riconosce) investiva molto nella cultura, sia pure di élite. Il prof. Chiapperini si è soffermato su un altro trattato, Testacea Utriusque ac Siciliae, studio in tre volumi (il terzo pubblicato postumo), sui testacei, ossia sui molluschi marini monovalva e bivalve. Avvalendosi della proiezione di immagini il prof. Chiapperini ha mostrato alcune curiosità, come la maniera scelta nel diciottesimo secolo per non perdere la parte muscolare dei testacei che, a differenza delle valve, a era facilmente deperibile. Per conservarne l’immagine, dunque, si ricorreva a disegni e acquarelli ma per mantenere la profondità degli organi interni, venivano realizzati modelli in cera. Sempre legata allo studio dei molluschi è l’invenzione dell’ergometro (chiamato proprio ergometro del Poli): uno strumento che misurava la forza muscolare dei testacei ed al quale il Circolo Filatelico Molfettese, nel 1999, dedicò una medaglia commemorativa. Lo studio e la raccolta di conchiglie del Poli ha sempre suscitato un notevole interesse in ambito scientifico, come ha dimostrato la recente visita nella nostra città del prof. Ilya Themkin di Washington. Di Giuseppe Saverio Poli scienziato, medico e naturalista si è detto. Ma quale legame unisce Giuseppe Saverio Poli alla musica? Egli, autentico figlio del suo tempo, non si sarebbe dedicato solo alla professione medica, alle ricerche naturalistiche e all’insegnamento (Poli fu anche docente presso la scuola militare della Nunziatella e presso l’università Federico II di Napoli) ma amava la letteratura e la musica al punto di comporre alcuni sonetti, come “ La solitudine” e “le Ore Volubili”, musicate da Giuseppe Capotorti, o “L’inno al Sole”, musicato da Giuseppe Millico. Se è vero che Poli ottenne riconoscimenti internazionali e operò a Napoli, in quella che, all’epoca, era la nostra capitale, è altrettanto vero che il suo legame con la città d’origine non è mai venuto meno. Non solo perché, comunque, qui viveva la sua famiglia, ma anche perché egli va annoverato tra i fautori della costruzione dell’attuale porto di Molfetta, avendone perorato la causa, forte dei suoi buoni rapporti la casa reale. Non ne avrebbe però visto la costruzione poiché la morte lo colse nel 1825. Nella sua relazione il prof. Chiapperini non si è soffermato solo sulla figura di Poli e sulla sua famiglia, ma ha contestualizzato il tutto nell’ambiente scientifico e culturale dell’epoca, accendendo i riflettori anche su alcuni degli uomini più colti e importanti del nostro territorio, da Giuseppe Maria Giovene a Ciro Saverio Minervini, per proseguire con Giulio Candida, Michele Troia, Giuseppe Capecelatro, Oronzio Bernardi (quest’ultimo noto per aver condotto importanti studi sulla Fisica, in particolare sul principio del corpo galleggiante e sull’interazione tra corpo e acqua). Non sono mancati riferimenti all’attualità o i suggerimenti come la necessità, ad esempio, di dotare la nostra città di un museo di scienze naturali considerando le raccolte sparse nel territorio, prima fra tutte la civica siloteca dedicata a un altro studioso molfettese, Raffaele Cormio, o ancora di restituire unità alla Galleria degli Uomini Illustri di Molfetta, i cui dipinti sono suddivisi tra Palazzo Giovene e la Fabbrica San Domenico. Alla manifestazione è intervenuta l’assessore alla cultura del Comune di Molfetta Sara Allegretta, che ha elogiato l’iniziativa, evidenziando la necessità di valorizzare le figure più grandi della nostra città, da Capotorti a Gaetano Salvemini, da Giovanni de Gennaro a Elena Germano Finocchiaro. Ha, quindi, sottolineato come l’Amministrazione comunale abbia l’intento di riunire la Galleria degli Uomini illustri al termine dei lavori che stanno interessando la Fabbrica San Domenico. Il dott. Giuseppe Saverio Poli, omonimo discendente dello scienziato, ha concluso la serata narrando alcuni aneddoti personali, “confessando” di essersi riavvicinato alla figura dell’insigne avo, avendo scoperto in un museo, tra alcuni preziosi incunaboli, alcuni volumi che riportavano il nome dello studioso settecentesco. Una “rivoluzione copernicana” l’ha definita scherzosamente il dott. Poli. Giustamente soddisfatto della perfetta riuscita della manifestazione, il presidente dell’Associazione Aneb Michele Laudadio, che ha ringraziato l’Amministrazione comunale per la concessione del patrocinio morale all’iniziativa e che continua a promuovere incontri incentrati sul riconoscimento e sulla divulgazione dei meriti culturali e professionali di tanti nostri concittadini. Non si può certo smentire che la serata abbia rappresentato un interessante e alto momento culturale e che abbia suscitato un sentimento di orgoglio e appartenenza che, riprendendo un testo di Gennaro Ciccolella e della sua Respa Band, può essere sintetizzato in “sono molfettese e me ne vanto”. © Riproduzione riservata
Autore: Isabella de Pinto