Giulio Bufo conclude la settimana della resistenza a Molfetta con il suo spettacolo teatrale per ricordare Peppino Impastato
MOLFETTA - La settimana della resistenza “ Resistenza e Resistenze” si è conclusa con lo spettacolo teatrale “ Aut. Il sogno di Peppino. Attualizzare Impastato” di Giulio Bufo e con la partecipazione di Federico Ancona (foto). Gli eventi si sono svolti alla Fabbrica di San Domenico con il grande entusiasmo e coinvolgimento dei giovani che preferiscono cambiare la nostra realtà con l’ attivismo e con la militanza politica.
La settimana della resistenza è stata realizzata grazie alle preziose collaborazioni di Onlus kenda, Cooperazione tra i popoli, l’ associazione Tesla, gli Alchemici, il collettivo teatrale, Giulio Bufo e Michela Tamborra con il Patrocinio del Comune di Molfetta, il sindaco Paola Natalicchio e l’ assessore alla cultura e al turismo, Elisabetta Mongelli. Durante la settimana è stata effettuata una raccolta di beni di prima necessità per la Striscia di Gaza in collaborazione con Music For Peace.
Giulio Bufo ha desiderato proporre il suo spettacolo sull’ antimafia sociale come resistenza perché non possiamo essere indifferenti dinanzi all’ ingiustizia sociale dove i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri giorno dopo giorno sono calpestati nella loro dignità quella dignità di essere uomini. Giulio Bufo con competenza e con grande passione è riuscito a portare in scena Peppino Impastato, vittima di mafia. Le musiche sono state affidate a Federico Ancona.
Bufo si è presentato sul palco raccontando Impastato e la sua Radio Aut, la radio libera autofinanziata con cui si sono denunciati i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Nello spettacolo è stata messa in rilievo la militanza politica di Peppino nei gruppi comunisti dove ha condotto le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’ aeroporto di Palermo nel territorio di Cinisi.
L’attore ha iniziato il suo spettacolo presentandosi sul palco con un’ arancia tra le mani raccontando i diversi momenti significativi di Impastato e avendo il merito di far cogliere allo spettatore il messaggio di resistenza e di lotta contro la mafia. La mafia vive intorno a noi, nelle nostre case, nei nostri quartieri, nei nostri ambienti di lavoro e si nasconde dietro i grandi nomi che sfruttano l’ uomo riducendolo a carne da macello. La mafia si annida nel potere e nei potenti ed è un macchina che succhia il sangue ai poveri.
E noi cosa facciamo? Nello spettacolo è stato ripetuto il concetto della nostra indifferenza. Dinanzi alla perdita di dignità come possiamo far finta di nulla? Far finta che tutto si possa risolvere senza agendo concretamente.
Giulio Bufo con ironia ha interagito con il pubblico e molto particolare è stata la sua performance in cui ha interpretato una vedova molto religiosa di un mafioso, Don Cesare. E’ la classica donna che giustifica la mafia con il silenzio. Quella donna può rappresentare la nostra società troppo impegnata a guardare i talent show, troppo omertosa. Si preferisce il silenzio alla resistenza. Durante l’ evento è stata messa in evidenza la famiglia di origine di Impastato, un uomo nato da una famiglia mafiosa che ha avuto il coraggio di dire NO all’ ingiustizia, al dio denaro, al potere e ha combattuto contro il padre mafioso.
Lo spettacolo teatrale si è concluso con una scena commuovente, la morte di Peppino, rappresentata con una bara e i lumini, ma in realtà non simboleggiano la morte perché quella bara è vita, è speranza, è resistenza.
Il cambiamento dipende da noi, i cittadini non devono chiudersi nelle case a contemplare la tv con la speranza che qualche profeta possa giungere sulla terra per salvarci. Dobbiamo uscire dalla nostra crisi e partecipare alle attività culturali, ai comitati, abbiamo il diritto e il dovere di vivere le nostre piazze.
Giulio Bufo ha ringraziato il pubblico per la partecipazione e ha invitato ogni cittadino ad essere attivo perché il Comune siamo noi e non possiamo lasciare l’ amministrazione comunale sola a gestire la comunità. Non aspettiamo che gli altri facciano qualcosa per noi, proviamo a proporre idee e a concretizzarle nella nostra vita quotidiana.
La rassegna sulla resistenza è terminata ma la resistenza deve continuare nelle realtà, nelle scuole, nelle parrocchie, nelle associazioni, negli ambienti di lavoro.
Peppino è vivo dentro di noi e non spegniamo la luce della resistenza.
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