Dopo il rinvio del bilancio di previsione 1912 da parte della Commissione Provinciale di Beneficenze di Bari (21 dicembre 1911), per la mancanza del dovuto stanziamento a favore dell'asilo Filippetto (di cui si è detto in Quindici, ottobre 2006), la Congregazione di Carità di Molfetta, presieduta dal sig. Bartolomeo Pappagallo, non fece nulla per l'istituenda opera pia fondata da Gaetano Salvemini, neanche dopo il rinnovato invito del Prefetto di Bari (12 marzo 1912) di erogare per essa una quota qualsiasi (v.c. Spadavecchia, Salvemini e il “Filippetto”, p. 44).
Da parte sua Salvemini, in cerca di denaro per sostenere le spese di pubblicazione dell'Unità e del processo di Albano, vedendo venire meno questo impegno della Congregazione verso la sua donazione, fu tentato, come scrisse all'amico Francesco Picca, suo procuratore a Molfetta, di “profittare dell'ostracismo del Pappagallo per vendere l'area edificabile dell'Asilo e riprendersi le somme versato per esso”.
Nel rispondergli, il 19 marzo 1912: “Hai fatto bene sotto tutti gli aspetti – dice il Picca a Salvemini – a scacciare la tentazione: 1° perché l'impegno del contributo scade la fine del 1912; 2° perché quando tu e lui foste di accordo, vi si opporrebbe il Prefetto; 3° per la brutta figura e pel rimorso che n'avresti”. (Lettera inedita in Archivi Salvemini, Istituto storico della resistenza in Toscana, Firenze).
Intanto, per sovvenire ai bisogni di Salvemini, il Picca aveva provveduto a vendere un'area fabbricabile del terreno circostante la zona dell'Asilo a “Mastro Michele Balacco seniore”, già contattato nel novembre 1911.
Da tale vendita aveva ricevuto 1.500 lire “ed ora – egli scrive a Salvemini il 30 aprile 1912 - resti creditore suo di lire 9.000, che saranno pagate nel corso di tre anni con l'interesse del 5%. (…) Le 1500 lire intanto farò come dici, ma sono sempre a tua disposizione, se qualche bisogno più urgente sopraggiunga”. (Lettera in Archivio Salvemini cit.).
Risolto il problema finanziario, Salvemini fu tentato nuovamente da quello politico, dopo che nel mese di giugno venne approvata dalla Camera la nuova legge elettorale che, allargando la base popolare degli elettori ne quadruplicò o quintuplicò il numero in alcuni collegi di Terra di Bari come Bitonto o Molfetta.
In seguito a ciò, l'amico di Bitonto, Giovanni Modugno, gli chiese di accettare la candidatura che i contadini della sua città avevano proposto in vista delle prime elezioni politiche a suffragio quasi universale dell'anno dopo.
Nel rispondergli il 18 agosto, da Boscolungo Pistoiese, dove era in vacanza, Salvemini scrive che “sentir parlare di candidature” dopo l'esperienza di Albano, di due anni prima, gli faceva “venire il freddo nella schiena”. “Ad ogni modo io, egli dice, non ho alcun diritto di rifiutarmi per Bitonto, a condizione che chi mi porta candidato deve dichiararsi insieme a me (“pur sentendomi profondamente socialista”) indipendente dal partito socialista sia ufficiale che riformista.
Se questa condizione è accettata potremmo intenderci sul resto quando verrà a Molfetta i primissimi di ottobre. Qui ci troveremo noi due soli, ed esamineremo la situazione in lungo e largo.
Frattanto è bene non proclamare nulla ufficialmente. Basta che annunziate il mio giro di propaganda, sicuro per l'ottobre. Le conferenze saranno sempre utili”. (Lettere di G. Salvemini a G. Modugno (1910 – 1919), in “Storia Contemporanea”, giugno 1988).
Alla risposta evidentemente positiva del Modugno, Salvemini scriveva il giorno dopo a Giustino Fortunato: “A Bitonto… mi dichiarano che accettano i (miei) patti”. (G. Salvemini, Carteggio 1912 – 1914, Laterza Bari, 1984), e quando fu a Molfetta, già il 29 settembre, “ospite gradito dell'amico Francesco Picca” (“Corriere delle Puglie”, 13 ottobre 1912), egli si incontrò col Modugno, il quale ricorda in una lettera a Salvemini del 3 dicembre 1912 – non mancò di accennargli la propria opinione sui socialisti, contraria alla sua (v. in Carteggio cit., p.278).
Da Molfetta, il 3 ottobre, Salvemini nell'informare Giustino Fortunato che, giorni dopo, doveva andare a fare una conferenza a Bitonto, scriveva: “Poi mi vogliono candidato anche a Molfetta. Il suffragio qui ha disorientato tutti. E' stato nei giorni trascorsi qui l'on. Pietro Pansini [che sarà suo competitore nelle elezioni del 1913]: e pare sia stato accolto con freddezza glaciale: pochissimi andarono alla stazione, pochissimi lo salutarono per istrada. Ma – sottolinea Salvemini – mi fido pochissimo dei miei concittadini. Anche qui ho dichiarato che non intendo impegnarmi se prima non vedo se sono o no capaci di lavorare sul serio. E per tastare il polso al paese farò una conferenza: dal pubblico che verrà e dall'accoglimento che farà potrò ricavare qualche dato interessante”. (Carteggio cit.)
Egli, non dimenticava forse che nell'ultimo comizio tenuto a Molfetta, nel luglio 1910, sui danni morali e materiali dell'analfabetismo aveva parlato proprio agli operai, nel “Salone di San Domenico”, incitadoli a iscriversi nelle liste elettorali se non volevano rimanere eternamente schiavi ( v. Quindici, nov. 2005).
Dopo la conferenza sul suffragio universale tenuta a Bitonto il 6 ottobre, l'Avanti! diffuse la voce di una sua candidatura, in risposta alla quale egli scriveva al Direttore del giornale, il 10 successivo da Molfetta, che era opportuno tener presente la circostanza che le elezioni erano “assai lontane e che per ora cerco di fare fra i nostri contadini un po' di propaganda elettorale”. (v. Carteggio cit., p.228).
Così fece anche a Molfetta la domenica 13, quando tenne la conferenza nell'atrio scolastico di San Domenico, di cui scrive Vesevo (Giuseppe Poli) sul “Corriere delle Puglie” del 16 ottobre 1912: “il prof. Gaetano Salvemini della R. Università di Pisa, tenne la conferenza preannunziata ad un numeroso pubblico di oltre 1000 persone con l'intervento anche di diverse rappresentanze di Molfetta, di Bisceglie, di Corato, di Andria con bandiere. Il conferenziere trattò del suffragio universale e dei benefici che dallo stesso possono derivare alla cosa pubblica”.
Lo stesso “Corriere” (del 18 ottobre) annunciava poi, per la domenica successiva a Giovinazzo, un'altra conferenza di Salvemini, riguardante “la prossima lotta elettorale politica”.
Alla notizia di queste conferenze, chi, come il prof. Romolo Caggese da Ascoli chiese a Giustino Fortunato: “È vero che Salvemini si presenta a Molfetta?”, si sentì rispondere: “non so, né ci penso”. (Carteggio cit., p.231)
Alla sua candidatura ufficiale a Molfetta, si arrivò infatti il 1° dicembre successivo quando – scrive sempre Vesevo – nel medesimo atrio delle scuole di San Domenico “ad iniziativa delle leghe operaie di Molfetta e Bisceglie è stata quest'oggi proclamata la candidatura politica del prof. Gaetano Salvemini. Sono intervenute tutte le leghe operaie di Molfetta e Bisceglie con i propri vessilli. Hanno parlato il socialista Alessandro Guidati, il rag. Sergio Azzollini e l'avv. Nicola Altamura”, tutti e tre amici di vecchia data di Salvemini, dei quali i primi due, insieme con Vito Spagnoletti e Mauro Magrone, ai primi di agosto, parlarono ad un comizio di protesta contro nuove tasse, tenuto nello stesso atrio delle scuole elementari di Via San Domenico (“Corriere delle Puglie”, 8 agosto 1912).
Come candidato dei lavoratori organizzati, Salvemini sarà sostenuto anche nella vicina Terlizzi, dove sin dai primi di dicembre si iniziò a preparare una sua conferenza per il 22, con la collaborazione degli amici di Bitonto, come gli scrive il Modugno nella citata lettera del 3 dicembre.
Difatti, quando Salvemini sarà di nuovo a Molfetta, per trascorrervi col Picca la festività del Natale, il 22 dicembre, alle ore 15, accompagnato da pochi amici molfettesi arrivò a Terlizzi, dove alla stazione tramviaria si unirono alla comitiva parecchi bitontini.
Poi in piazza Cavour egli tenne una conferenza “sull'importanza del Suffragio universale in rapporto all'Italia Meridionale, sostenendo che i contadini dovevano votare liberamente e respingere ogni pressione” (“Corriere delle Puglie”, 23 dicembre 1912).
Il 26 dicembre, ancora da Molfetta, Salvemini scriveva a Umberto Zanotti Bianco: “Mi sono messe sulle spalle due candidature con cinque città da curare”, cioè i Collegi di Molfetta – Bisceglie e di Bitonto – Terlizzi – Giovinazzo, dove “c'è un'opera meravigliosa d'educazione e di organizzazione da compiere. E nessuno fa nulla… avrei voluto rinunciare… ma non ho potuto farne a meno”. (Carteggio cit.).
Autore: Pasquale Minervini