Don Tonino acclamato già santo dai fedeli
Don Tonino, vessillo di Dio, immagine concreta e umana della presenza di Dio nel mondo. Luce che illumina ancora i cuori di quanti accolgono tout court il suo messaggio evangelico e sociale. «I segni del suo attivismo e dinamismo apostolico e pastorale sono ancor oggi attestati – ha sottolineato Mons. Angelo Amato, nell’omelia della Celebrazione Eucaristica della Prima Sessione Pubblica del Processo di Beatificazione di Mons. Antonio Bello – e la comunità diocesana ha l’opportunità di crescere nella santità e nella civiltà dell’accoglienza, imitando e lasciandosi entusiasmare dal suo pastore Mons. Bello». Sono passati quasi 3 anni dal 21 dicembre 2007, quando Mons. Luigi Martella, vescovo di Molfetta, annunciò l’inizio dell’iter per la causa di beatificazione di Mons. Antonio Bello, vescovo di Molfetta deceduto il 20 aprile 1993. All’indomani dell’Editto che Mons. Martella emanò il 20 aprile 2008, con il parere favorevole della Conferenza Episcopale Pugliese e il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi, la Postulazione ha raccolto ogni tipo di testimonianza relativa all’opera ecclesiastica di don Tonino, per preparare la Prima Sessione Pubblica del Processo (30 aprile 2010, Cattedrale), come previsto dall’Istruzione Sanctorum Mater che regola l’organizzazione della fase diocesana dei processi di canonizzazione. Una delle funzioni eucaristiche più importanti e significative della comunità diocesana nell’ultimo ventennio, quella che ha raccolto i fedeli intorno ad un vescovo che in molti acclamano già «santo subito» per le opere e i miracoli spirituali compiuti: «il consenso unanime del popolo di Dio», una partecipazione sincera e commossa, soprattutto per coloro che hanno vissuto don Tonino e il suo messaggio apostolico in prima persona. Non di meno, quella generazione che non ha potuto conoscerlo di persona, ma che oggi s’impegna ad accogliere e testimoniare proprio quel messaggio. Insomma, «la fama della sua straordinaria testimonianza evangelica contagia le persone a 17 anni dalla morte» (Mons. Martella, ndr). Don Tonino è stato il pastore che ha seguito e ha insegnato a seguire Gesù Cristo il Buona Pastore, nutrendo i fedeli di Cristo e proclamando l’accoglienza delle differenze. Un vescovo che ha saputo «insegnare, santificare, governare e curare la comunità e il presbiterio, discernendo la santità dei sacerdoti e dei fedeli» (Mons. Amato): un eroe del Vangelo, dallo «slancio apostolico formidabile con cui ha servito l’uomo e i più deboli - ha ribadito un commosso Mons. Martella - sempre alla sequela di Cristo, modello e mistero del suo cammino interiore e pastorale». La Celebrazione Eucaristica, presieduta da Mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha evidenziato quanto non solo Molfetta e la Diocesi, ma anche tutta la Puglia sia orgogliosa e spiritualmente prostrata alla santità di don Tonino: tutti entusiasti di un altro santo in Puglia, «perché Monsignor Bello è stato un vescovo al di sopra di tutto e tutti nella sua vicinanza alla povertà della gente, alla sofferenza, a tutti coloro che sono deboli nella società». È questa l’opportunità pastorale offerta a tutto il presbiterio e ai fedeli della Diocesi: don Tonino, alter Christus, insegna la santità quotidiana nella contemplazione di «questo grande ideale che è Gesù Cristo», lo «stare in mezzo al popolo» e «sentire il sapore del popolo» (parole di don Tonino, ndr), la convivialità. Soprattutto, l’illimitata speranza e fedeltà nel Signore durante i giorni della passione e della sofferenza a causa del cancro, lui che diceva di voler misurare i battiti del cuore di Gesù per seguirne il ritmo: «come vorrei che il mio cuore battesse in sintonia col suo, per trascinare tutti quanti in un vortice di amore, di tenerezza, di bontà» (don Tonino, ndr). Alla Celebrazione Eucaristica è seguita la fase più giuridica, in cui i membri della Postulazione e i membri del Tribunale (nella tabella i componenti) hanno prestato nelle mani del vescovo il giuramento «di adempiere fedelmente il loro incarico e di mantenere il segreto di ufficio». Il Tribunale avrà il compito di raccogliere le testimonianze sulle virtù esercitate da Mons. Bello durante la sua vita, necessarie al corretto prosieguo dell’intero procedimento: vagliare e dichiarare il grado eroico con cui sono state esercitate le virtù teologali (fede, speranza, carità) e cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), corredate delle virtù dell’umiltà, della mortificazione, della pazienza e della povertà. I vescovi, i sacerdoti e i notai della Postulazione e del Tribunale dovranno rilevare «lacertezza morale della sua esistenza elevata al di là del limite umano, a livelli tali da suscitare stupore, ammirazione e imitazione nella comunità e nel presbiterio con prove oggettive e inconfutabili». Le testimonianze, gli scritti custoditi dalla Postulazione e tutto il materiale raccolto saranno trasmessi alla Congregazione dei Santi. Si procederà con la stesura della Positio, ovvero la raccolta documentale di tutte le prove. Incerti sono i tempi del processo: l’avvio di questa fase non implica la proclamazione di beatificazione entro pochi anni. I testimoni sono circa 80, cui se ne potranno aggiungere anche altri: di solito, le udienze possono essere a cadenza mensile (un teste al mese), quindicinale o settimanale (se il tribunale è celere e i testi sono disponibili e rintracciabili). Ciò vuol dire che dovremmo attendere dai 6 ai 7 anni, se il processo sarà lento e dilazionato nel tempo. Inoltre, trattandosi di un vero e proprio processo, sarà determinante l’accertazione e la condivisione dell’eroismo delle virtù di Mons. Bello da parte di tutti i notai. I tempi sono relativi, i fedeli non sono impazienti, ma reclamano la santità di don Tonino: nel silenzio, nella compostezza e nella preghiera, così come ha dichiarato il sindaco Antonio Azzollini durante la Celebrazione Eucaristica del 30 aprile, la comunità diocesana attenderà la proclamazione della sua santità, già accertata e condivisa nel cuore di tutti, prima che nell’aula e sulle carte di un tribunale.
Autore: Marcello la Forgia