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Dodici colpi a San Silvestro
15 gennaio 2021

L’anno è stato davvero faticoso. Non poter uscire di casa per via del Covid, non poter ricevere i salamelecchi della gente, quella gente che deve aver creduto in lui, tanto da affidargli il proprio voto. Un’ascesa lenta e inesorabile quella del venditore di aspirapolvere, tuttofare, del Signor Crini, per tutti detto: Marmitta. Marmitta perché il commesso qui presente ha una vera passione per le moto. Lui sfreccia nel piccolo paesino dauno e riesce a correre anche in salita; la moto è difatti “preparata” ovvero raggiunge velocità inaudite pur essendo di media cilindrata. E sbuffa, rumoreggia, infastidisce il silenzio dei paesani che pur gli perdonano ogni piccolo delitto inferto al silenzio. Il Signor Crini briga, mercanteggia, azzarda, lega persone buone a gente cattiva, lui un vero ponte d’ignoranza che riverbera d’un colore vivo e tronfio nel verde accecante del paese. È consigliere comunale e, dopo un po’ di gavetta e tempo passato in pace nella stanza dei bottoni eccolo investito di potere: Presidente del Consiglio! È tempo di dismettere la cravattina a pois e indossare la giacca dei potenti, di chi conta, in contanti possibilmente. Nel paese si spera. E si spara! Un rigurgito di malavita da quando si è insinuata la camorra per certi suoi avanzi di galera che hanno preferito starsene un po’ in disparte a controllare il traffico di droga da riversare a fiumi nel foggiano ma soprattutto per via degli investimenti edilizi. C’è tanta terra da espropriare, tanto verde da incenerire, da consegnare alla pattuma, una vera Bersabea di Calviniana memoria! I politici, non quelli veri, sono Minotauri nel dedalo. Esperti a creare relazioni ad origami dei quali solo loro conoscono l’ordito. Arianna è il povero popolo, che sa poco di legge e si affida a quel sottile filo bianco di cui non sa se è gomitolo d‘una parca, filo d’ una preghiera o filo d’un’ignobile ragnatela. Marmitta, ovvero il Signor Crini, ovvero d’ora in poi il Presidente, nelle relazioni ci sguazza. Degli aspirapolvere conosce ogni segreto, ha imparato da quei congegni domestici che bisogna succhiar tutto dentro per non far vedere la polvere per terra, e se qualcosa non va, c’è sempre un tappeto risolutore che inghiotte ogni sozzura. È così che gli hanno insegnato i grandi suoi beniamini, che non fanno mai una piega, che firmano appalti miliardari e se ne stanno contenti nelle loro dimore dorate. «Questa è vostra Presidente!» «e che me ne faccio d’una pistola?» «voi siete stato speciale, ed io v’avevo detto che vi davamo un regalo speciale, è così è stato! Imparate; voi siete giovane, nel tiretto degli uomini veri non devono mai mancare Bibbia e pistola». Sulla scia di queste ultime parole, don Giuliano, non prete ma decano del crimine, se n’è andato fumando felice il suo sigaro. Don Giuliano per tutti ‘Mzzon, sigaro smezzato, claudicante per essere stato al tempo gambizzato è nel paesino del Signor Crini un’icona del malaffare. Quando si ha una pistola per dono, si dimentica il perdono. Il Presidente non sa dove metterla. Per giunta gli è stata data in un sacchettino di carta, come quella nella quale si ripone il pane. Non gli è mai capitata prima questo tipo d’avventura. Portare in pugno non fragranti maggiolini ma una beretta 98/FS. Per il Signor Crini, ad ogni passo che lui avanza nella via, quel metallo portentoso avvolto nella fragile carta, gli fa drizzare le spalle, gli corregge la postura, gli mette nella pancia quella punta di spavalderia e desiderata misantropia che ancora stentava a crescere. Marmitta, il Presidente ora si sente finalmente al sicuro. *** «Un vero gioiello», pensa! Raccoglie informazioni tecniche, nel buio della notte al riparo degli sguardi dai suoi figli e da sua moglie che ne avrebbe un po’ paura. Come Frankenstein ad un chiarore Caravaggesco d’una lampa notturna realizza di aver tra le mani uno dei pochi esemplari della Calibro 98/FS, blu come la notte, nero come il mantello di Batman, tra le pugna uno scudetto in madreperla d’una eleganza magnifica, per la quale varrebbe sacrificare una vita, canna superselezionata, disponibile, udite, udite, in soli quaranta esemplari! La riposiziona, ora non più in un sacchetto di carta, ma in un cofanetto di legno d’ulivo intarsiato, con un ammanto di velluto rosso. Ora lei dorme. È inoffensiva ma domani, sarà facile per il Presidente completarne il corredo. A ’Mzzon basterà un attimo ad ordinargli i proiettili. La notte di Frankenstein-marmitta è agitata. Nessuno ancora sa della sua arma, di difesa, si sa! L’arco fa l’arciere, il giavellotto fa il giavellottista, la pistola, il pistolero e per me, l’uomo ladro fa l’occasione giusta. Da domani il pensiero che possano entrare degli intrusi in casa o che possa esserci un’aggressione diventa quasi quasi una speranza, perché questo sarebbe l’unico modo per usare quell’arma e far vedere di cosa è capace Marmitta-il Presidente! *** Alla cena di Natale, a casa del Signor Crini si è solo in quattro. Solo i familiari e nessun invitato (fino a mezzanotte almeno!). Tutta l’Italia è in zona rossa. Tuttavia ad un politico smart non manca l’inventiva. La notte è lunga e generosa. Così quando i bimbi vanno a letto si possono finalmente aprire le danze con un poker tra amici. Eccolo arrivare ‘Mzzon intabarrato e infreddolito e suo genero, una specie di burattino senza voce accolto nella famiglia del guappo per obbedienza al clan e perché ha messo incinta al primo incontro la figlia dell’accanito fumatore. «Presidè, la devi usare la cagnetta! La devi far vedere! Tutti devono sapere che se vuoi li stendi tutti i tuoi nemici! Alza la testa… se puoi! E tu lo puoi! È vero uaglioo, è vero?» Il genero fa cenno di sì. «Presidè, se non vuoi restare al tempo del Folletto, la devi usare! Fammi questa promessa, usala!». La immaginate, vero, la scena? Se ne sono viste tante nei film di scene come queste! Il cognac va giù e brucia la punta dello stomaco lentamente, il profumo del sigaro allenta i nervi e affossa le narici, le quattro donne incolonnate nel ventaglio di carte è una promessa di eterna vittoria nonché un bellissimo presagio. «Ve lo prometto don Giulià, ve lo prometto! A San Silvestro! Ne sparo a mezzanotte dodici di proiettili dalla finestra, uno per ogni apostolo… uno per ogni affiliato e mi faccio pure un video. E chi ci tocca a noi, don Giulià! Non è a giocare, don Giulià e ve lo faccio vedere, io! Poker di donne!».

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