Dimensionamento scolastico: accorpate scuole dell'infanzia, primarie e di 1° grado
Scuole in rivolta. Obiettivo: l’«operazione dimensionamento» delle scuole italiane, avviata dalla riforma Gelmini, con cui si dovrebbero eliminare 1.130 istituzioni scolastiche entro il 31 dicembre 2011 per portare ogni istituto a non meno di mille iscritti, contenere la spesa e stabilizzare la finanza pubblica (risparmio di 172milioni di euro). La manovra approvata dall’ex governo Berlusconi lo scorso luglio (Legge n.111/11) ratifica la chiusura delle direzioni didattiche e delle scuole medie e la loro trasformazione in Istituti Comprensivi. Non formalmente, ma di sicuro nella sostanza si intacca l’autonomia delle scuole, perché il dirigente scolastico assegnato sarà reggente e non in ruolo. Con nota del 7 ottobre 2011, l’ex Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha sollecitato gli Uffici Scolastici Regionali a premere su Regioni e Comuni per predisporre i Piani di dimensionamento della rete scolastica. Proprio a fine novembre, il Comune di Molfetta ha approvato la proposta di riorganizzazione della rete scolastica che prevede dal prossimo anno scolastico un circolo didattico e 4 istituti comprensivi, formati dagli istituti che già comprendono scuole dell’infanzia e primarie accorpati a quelli di primo grado. Agli istituti Battisti, Manzoni, Azzollini e Scardigno si affiancheranno le scuole medie Savio, Giaquinto, Pascoli e Poli, mentre l’attuale terzo circolo San Giovanni Bosco manterrà lo status di circolo didattico autonomo, senza disaggregare nessun istituto scolastico. La riorganizzazione scolastica è stata proposta dopo un doppio giro di consultazioni tra l’assessore alla Socialità, Luigi Roselli, le organizzazioni sindacali locali e tutti i dirigenti scolastici, che a loro volta hanno ottenuto il parere dei consigli d’istituto. «Obiettivo pedagogico alto», secondo Roselli, ma il dimensionamento degli istituti è finalizzato al contenimento della spesa e alla stabilizzazione della finanza pubblica piuttosto che a un fine scolastico-formativo. Stessa considerazione per il dirigente del Settore Socio Educativo, Giusi de Bari, secondo cui le scuole si organizzano «in maniera differente sul piano amministrativo al fine di migliorare, rendere più coerente e continuativa l’offerta formativa rivolta agli alunni dai 3 ai 14 anni». La giustificazione politica falsamente neutrale potrebbe nascondere una situazione incerta, mascherando le reali finalità dell’accorpamento: il risparmio economico per uno Stato italiano costretto a rastrellare denaro pubblico in ogni settore. Insomma, una scuola già precaria, potrebbe subire un contraccolpo qualitativo. In Italia migliaia di scuole senza preside sono state affidate in reggenza a presidi superstiti, costretti a dividersi su almeno due scuole. Già la scorsa estate 5 Regioni avevano contestato il dimensionamento e proposto un ricorso alla Corte costituzionale, ottenendo un responso positivo. Meno soddisfatta la Flc-Cgil, che contesta il piano della giunta Azzollini e quel voler «far cassa» che ricadrebbe per l’ennesima volta sul mondo dell’istruzione, trascurando «trascura ogni specificità sociale e geografica del territorio». La nuova normativa impone il ridimensionamento, ma forse il piano poteva essere elaborato in altro modo. Infatti, Giuseppe Filannino, coordinatore della Cgil Molfetta, teme «istituti sovraffollati la cui funzionalità didattica appare di dubbia efficacia» e anche per questo, come il Pd, aveva ipotizzato la creazione di sei circoli, visti i 6mila alunni molfettesi. Il dimensionamento, secondo Filannino e Claudio Menga, segretario generale Flc-Cgil, «deve essere frutto di un progetto didattico e formativo che realizzi solide base pedagogiche perché funzionalmente inserito in un determinato contesto territoriale e sociale». Ma deve soprattutto «salvaguardare i contesti scolastici in cui si svolgano sperimentazioni pedagogico-didattiche » e «comportare la riorganizzazione dei servizi partendo da una conoscenza precisa della distribuzione e delle caratteristiche delle sedi scolastiche sul territorio». È probabile che un istituto comprensivo di circa 1.200 alunni possa essere ingestibile sul piano organizzativo, costringendo il dirigente scolastico a una funzione sempre più burocratica e amministrativa. Anche per questo motivo, la conferenza di servizio non ha espresso pareri ampiamente favorevoli, perché, oltre al sindacato, anche due dirigenti si sono dichiarati contrari al piano comunale. Ci saranno tagli al personale? A livello nazionale, la chiusura e l’accorpamento di 1.130 scuole cancellerà altrettanti posti di dirigente scolastico, direttori amministrativi e quasi 1.765 posti di collaboratori scolastici. Necessario sospendere per un anno le procedure di dimensionamento scolastico a Molfetta, secondo la Cgil, per avviare una larga discussione all’interno della comunità scolastica e un confronto cittadino aperto «con tutti i soggetti interessati alla riorganizzazione della rete scolastica ». Ma la proposta del Comune di Molfetta dovrà essere vagliata in sede regionale.
Autore: Andrea Saverio Teofrasto