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Dilettanti della ristorazione: 35 intossicati, chiusi due locali Coinvolto anche un lido sul quale “Quindici” aveva già lanciato l'allarme nell'inchiesta sulle spiagge
15 settembre 2004

Acqua sporca, clienti intossicati. Ordinanza di chiusura per il ristorante situato all'interno di un lido e per una pizzeria in campagna. La vicenda ha fatto il giro della città, vivacizzando ed arricchendo, gratuitamente, il cartellone dell'estate molfettese, fiore all'occhiello e successo da esibire in tutta la provincia per alcuni, noiosa ed inesistente per altri. Il giallo comincia a metà luglio: 35 persone, dopo aver cenato in uno dei due locali, avrebbero accusato malori allo stomaco. Scatta l'allarme. I vigili sanitari, con ordinanze del 21 e 22 luglio costringono alla chiusura i due ristoranti. Sarebbe stata accertata la presenza di coliformi fecali nell'acqua utilizzata nelle cucine. Al punto che al pronto soccorso di Molfetta hanno ormai definito la patologia come “virus del lido”. Motivo? I ristoratori non avrebbero stipulato alcun contratto con l'Acquedotto Pugliese ed anche i luoghi di conservazione dell'acqua sarebbero risultati inidonei. Ma nonostante le ordinanze, almeno uno dei due locali avrebbe evitato di chiudere i battenti, infischiandosene di vigili, sindaco e clienti. Alla notifica delle ordinanze non sarebbe, infatti, seguita l'ovvia opera di verifica e solo il 29 luglio, 8 giorni più tardi, i vigili sanitari ed i vigili urbani avrebbero “scoperto” il furbo ristoratore. Troppo per far passare la vicenda sotto silenzio, troppo per non finire in consiglio comunale, dove si disquisisce fino a tarda ora per molto, molto meno. Il consigliere comunale Zaza (ora alla Provincia) presenta un'interrogazione consiliare urgente per fare luce su una vicenda che se non risolta, penalizzerebbe l'intera categoria ed i consumatori. La posizione ufficiale del sindaco e dell'assessore Ancona, destinatari delle preoccupazioni del consigliere di Rifondazione Comunista, si fa attendere e per ora di sicuro c'è solo l'ordinanza di chiusura per i due locali. Certamente appare singolare che le ordinanze siano state notificate alla Compagnia dei Carabinieri ed alla locale Tenenza della Guardia di Finanza con un ritardo di 8 giorni e che sia possibile rilasciare licenze ed autorizzazioni sanitarie a ristoranti che non dimostrino di aver stipulato regolare contratto con l'Acquedotto Pugliese. Forse costi d'allacciamento e tasse avrebbero abbattuto il profitto. Nella terra dove per il profitto non si è esitato a privatizzare e cementificare le coste è lecito pensare che questa sia solo la prima di un'infinità di altre tristi storie. Giuseppe Bruno giuseppe.bruno@quindici-molfetta.it
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