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Dalla schiavitù alla Presidenza
15 marzo 2009

Un gran salto, attraverso un profondo abisso, ha portato gli Afro Americani alla presidenza degli Stati Uniti. Il Presidente Obama, ormai insediato nella Casa Bianca, è ragione di molto orgoglio per loro che per secoli furono sottoposti ad enormi sacrifici e soprusi, considerati come animali nella Nazione della Libertà. Fu il Presidente Abraham Lincoln, che, due secoli fa, volle con l'Atto di Emancipazione farli considerare liberi dagli artigli dei grandi proprietari degli Stati del Sud e dar loro vita e stato di Cittadinanza con diritto di voto. In due secoli gli Afro Americani hanno saputo colmare il gran vuoto che li separava dalla stabilita comunità e affrontare le esistenti deficienze gradualmente occupando posti di importanza politica, eccellendo negli sport ed educando alcuni professionisti nelle Università, nelle ditte e fabbriche e nel campo commerciale. Con l'educazione dei loro membri, si aprirono in società un posto che pareggiava con altri gruppi sociali o etnici ed alcuni di loro vennero ad occupare posizioni di grande importanza politica, quale il Presidente Obama, che era già Senatore federale per lo Stato dell'Illinois. Egli aveva in mente la Casa Bianca, la più alta carica della Nazione, uno scoglio altissimo ed irraggiungibile. Come e cosa fece per conquistarlo? Si circondò, durante la campagna elettorale, di un gruppo esperto nel trattare con le persone comuni. Scesero al loro livello, ascoltarono i loro desideri e richieste e così crearono la dottrina del “cambio”, che durante la campagna elettorale, fu abbracciata con ardore da Afro Americani, da emigrati dal Sud America, da gruppi etnici dall'Asia e dall' Europa. Gruppi che ne avevano avuto abbastanza del tenore politico del repubblicano Bush, della guerra in Iraq ed Afghanistan. Anzitutto essi odiavano sentendosi separati dal residente della Casa Bianca, che ignorava le loro richieste. Obama era l'uomo giusto in un momento giusto. La sua tattica di buonsenso e di amicizia prevalse su tutte le altre, divenne la scelta del popolo votante e del Partito Democratico e finalmente creò il 44° Presidente degli Stati Uniti d'America. Oggi, a solo un mese dal suo insediamento, egli si trova sprofondato in un collasso del sistema finanziario mai visto su questo pianeta, insieme a Banche che chiudono, Ditte senza lavoro, lavoratori che stanno inoperosi, case che vengono ripossessate, lavori pubblici che necessitano riabilitazione, negozi vuoti e sconforto dappertutto. Obama ha iniziato immediatamente l'opera di ristagno, cercando di tamponare tutte le fuoriuscite e soddisfare le più bisognose emergenze. Ma, sopratutto, egli sta cercando di ricostruire la speranza negli animi dei cittadini ed inculcare in loro la fiducia verso la Nazione e verso il prossimo. E' la fiducia che deve riaprire le porte chiuse da anni, è la fiducia che deve mettere in moto questa enorme macchina che guida la vita della Nazione. Obama è superfiducioso. Proprio qualche sera fa, riportando lo stato del sistema finanziario alla Nazione, Obama ha reiterato il suo programma per far ritornare la confidenza e far ricoverare l'economia. Per rimettere in movimento la macchina della prosperità, ha detto che avremo bisogno di concentrare gli sforzi della Nazione per aumentare: 1) Energia, 2) Cura della salute generale 3) Educazione. Un ambizioso programma che molti considerano quasi impossibile da realizzare. Egli si mantiene, anche tuttora, a contatto con il popolo, leggendo giornalmente le lettere che gli arrivano e che trasmettono i pensieri d'ansietà e le richieste dei cittadini. Lo “stimolo” voluto da Obama e già autorizzato dal Congresso consiste in billioni di dollari destinati alle grandi Industrie per continuare a lavorare e produrre. I politici ben sanno il gran potere e la volontà degli industriali e del popolo americano. Hanno ancora vivo il ricordo della seconda guerra mondiale e della enorme quantità di produzione che questo sistema economico fu capace di mettere insieme. Tutti dovremo imparare a vivere con meno lussurie, ma con mezzi adeguati al fabbisogno. Obama e i suoi collaboratori sono già pronti ad affrontare i problemi della Nazione. mettendo in pratica le linee di condotta politica augurate durante le elezioni. Molte furono le promesse, numerosi gli ambiti e difficoltosi a realizzare i progetti per la riabilitazione della Nazione. L'esito sarà esaminato in tutto il mondo, poiché le interrelazioni fra le Nazioni dipendono dai progressi completati e raggiunti. Il rimedio avrà luogo, ma nessuno qui aspetta miracoli. Tutti sanno che ci vorranno mesi, anni per risolvere le deficienze e rianimare il polso di una grande Nazione. Ma c'è bisogno di buona volontà e fede nel popolo Americano e nel sistema adattato da già due secoli e provato di poter sostenere l'enorme compito di riabilitazione e trionfare per il benessere di tutta l'umanità. Così speriamo.
Autore: Nicholas Raimondi
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