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Cosa è rimasto della stagione politica del '94, dibattito sabato a Molfetta
30 settembre 2009

MOLFETTA - Cosa è rimasto della stagione poltica del '94 a Molfetta? A chiederselo è il gruppo di Terramia, una mailing list in cui si dibatte la politica molfettese. Ecco il testo dell'invito a partecipare sabato 3 ottobre alle ore 18 nella Sala Stampa del Comune a un incontro-dibattito: «Nel rumore di fondo della quotidianità molfettese annaspano le voci delle coscienze critiche. Manca la voglia di trasformare l'esistente e nel rumore di fondo permangono, addormentate e paghe del lauto pasto, le anime ribelli. All'orizzonte c'è solo il nostro ombelico. L'indifferenza per le bombe all'iprite che incombono, per i giovani disoccupati che si disperano, per i lavoratori prigionieri del mercato, per le consorterie arroganti dei delinquenti e dei ladri di galline che pervadono le strade è il segnale che la comunità e le cose comuni non son più degne di essere amate e curate perchè rese agonizzanti da una politica malata o di protagonismo o di clientelismo e vuota di aneliti e di aspirazioni. La medicina migliore è prendersela con gli altri, con chi è più vicino, con chi è più attivo. Ma la rabbia per il colpevole vicino cura la febbre e non la malattia. I ricordi sono in agguato per i vecchi e ai giovani rode la storia di questa città che ha visto ben altre stagioni, ben altre emozioni, ben altre speranze. Sembra che a nessuno interessi ripensare al '94, l'anno in cui a Molfetta si diede avvio a una frizzante stagione politica, si ribaltarono le previsioni elettorali e il governo della città cadde nella mani di una forza nuova che emerse inaspettatamente dalla città. Sembra che quel frangente di eccezionale mobilitazione civile e politica non abbia lasciato alcuna traccia. Ma di questo nessuno parla più. È davvero così? Può essere così? Davvero non ci sono più molfettesi che pensano e agiscono in forza della loro appartenenza ad una comunità di cittadini? Abbiamo deciso di rompere gli indugi. La riflessione sul '94 molfettese non può essere ulteriormente rimandata in attesa di tempi migliori. Il 3 ottobre alle ore 18.00 presso la Sala Stampa del Comune è indetto un incontro pubblico per discutere di quella stagione, con unanime spirito di correità, senza reti e senza format. Tutte e tutti siamo invitati a portare il nostro contributo e a rispondere alla domanda: perchè nonostante "quella" stagione politica ci ritroviamo "questa" Molfetta?».
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Cos'è rimasto della politica, quella discussa e ragionata, anche se sempre intrigata. Oggi la politica è diventata "guerra": coloro che devono considerarsi avversari, sono diventati nemici, muro contro muro. Una politica nauseante e melmosa, putrida: mucillaginosa. Una politica aggressiva, animalesca.- Le argomentazioni girano in tondo concludendo che la "natura dell'uomo è aggressiva perchè l'uomo ha sempre mostrato tratti di aggressività nella sua condotta ignorando altri tratti della stessa natura umana." Una critica a queste teorie è quella di Erich Fromm. Dopo aver esaminato dati fisiologici, neurologici e sociologici, Fromm ha concluso che le guerre e le aggressioni non sono nè naturali nè normali, ma traggono invece origini dalla sfera culturale. Egli sostiene inoltre che esse non sono presenti in tutte le culture, ma solo in quelle della carenza, vale a dire nelle culture dell'accumulo e del potere. Le supposizioni circa la natura aggressiva dell'uomo avanzate acriticamente dai fautori della teoria dello sfogo non hanno sufficiente avallo storico. La guerra è una forma di violenza istituzionalizzata. Il primo esercito permanente, come organismo specializzato nella violenza, nasce a Babilonia nel momento in cui la società da matriarcale si trasforma in patriarcale. La preistoria non conosceva le guerre anche se esisteva la violenza. La civiltà fondata sul potere ebbe inizio verso il 3000 a.C. Da allora in poi il numero delle guerre e delle vittime è aumentato in maniera progressiva. Nessun popolo ha mai concepito guerre e lotte di potere devastanti quanto quelle intraprese dall'Uomo del XX secolo. Dobbiamo riconoscere che le "guerre" non sono naturali nè normali, ma culturali. Per il novantacinque per cento del tempo l'uomo è stato cacciatore e non guerriero. La trasformazione urbana che accompagnò la rivoluzione neolitica fu caratterizzata dal passaggio da una civiltà matriarcale a una patriarcale. I governi e la burocrazia fecero la loro comparsa a partire dal 3000 a.C. e crearono le condizioni obiettive perchè le guerre avessero una loro utilità: oggi forse le guerre non servono più........ il problema è la continuità dell'umanità e non di un popolo, di una nazione, di una società. Dobbiamo smettere di considerare la pace come il frutto di una civiltà o di uno sviluppo tecnologico. La violenza nasce dalla non equità di potere. Le civiltà sono state costruite sul potere e lo scatenarsi della loro violenza si è tramutato in guerra e marasma. Tuttavia, ora che abbiamo toccato i limiti di questo stato di cose nel mondo post-Hirishima, questo sistema non funziona più. La situazione ci ripropone la questione della vera natura dell'uomo e della civiltà. La pace non può essere costruita sui valori dei vincitori. Il problema della pace scuote i fondamenta dell'uopmo, della società e della realtà stessa. (Raimon Panikkar - Pace e disarmo culturale) -

Cosa è rimasto della stagione politica del '94, a Molfetta e.......oltre. Bisogna ammettere che le cose ormai non sono più le stesse e non potranno tornare quelle che furono. La festa è finita, ma tanti continuano a ballare. Tutto si deve alla corrente crisi economica e finanziaria globale che sta restituendo, ormai, un mondo più complesso, in cui dalle spinte all'apertura globale che s'è verificata negli ultimi quindici anni, si sovrappongono delle spinte di chiusura, struggente paura del diverso e addirittura razzismo ariano promosso da partiti di Governo, chi l'avrebbe mai detto. Questi sono fatti ineludibili che si stanno verificando in tante città europee. Inoltre la gente ha paura del domani perchè non vede prospettive, non li vede anche perchè gran parte della classe politica al potere è la stessa che ha portato il sistema economico al collasso. Ci troviamo a dovere fare i conti con politici corrotti nell'accessione più corrosiva della parola, pseudo dittatori e senza scrupoli, nonchè uomini di potere pericolosi per i loro stessi paesi. Ma la cosa più buffa, triste e tragicomica è che gran parte della gente ha anche perso gli occhi della coscienza; non riesce neppure a capire chi la prende in giro e chi la vuole aiutare a guardare oltre l'orizzonte artificiale creato dai mass media. Costoro continuano ad affidarsi alla televisione per informarsi e farsi un'idea reale del mondo nonostante siano "informate" che la tv è sotto controllo e presentano solo quello che i potenti di turni vogliono che la gente sappia. Tutto il contrario di tutto, manipolazioni senza precedenti. Stiamo vivendo tempi di democrazie senza democratici; assistiamo a riforme costituzionali senza costituzionalismo. La democrazia vive i suoi peggiori momenti. E' il momento di rivedere l'attuale impianto democratico. Senza un equilibrio di poteri non è più una democrazia. Insomma cos'è rimasto della stagione politica del 94', a Molfetta e oltre?

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