MOLFETTA – Due, essenzialmente, le questioni affrontate nel corso del Consiglio comunale che si è tenuto lo scorso 13 settembre.
Il primo atto è stata l’approvazione all’unanimità di un Ordine del Giorno relativo alla situazione della Piramide Commerciale Italiana S.p.A. che, come è noto, ha annunciato l’avvio della procedura di licenziamento per 46 lavoratori su 100, lavoratori che avrebbero un’età media di 50 anni. Nei giorni scorsi, tra l’altro, una delegazione di lavoratori è stata ricevuta in Comune.
Nell’ultima seduta, dunque, i consiglieri hanno approvato un documento indirizzato al presidente del consiglio comunale, al sindaco e al segretario generale del Comune di Molfetta nonché da presentare alla proprietà dell’azienda che, per la verità avrebbe già diffuso un comunicato in merito, cfr. www.quindici-molfetta.it/piramide-commerciale-megamark-a-molfetta-auspichiamo-di-raggiungere-un-accordo_46014.aspx
La scelta dell’azienda, secondo quanto riportato nel documento, non sembrerebbe dettata da una crisi finanziaria, bensì dalla volontà di affidare l’attività di movimentazione merce a una cooperativa esterna “al fine di rispondere a una necessità di velocità ed efficienza”. I dipendenti sarebbero ricollocati nella cooperativa, perdendo lo status di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato per diventare soci-lavoratori della cooperativa.
Nel documento approvato dalla massima assise cittadina si legge: «Pur riconoscendo totale autonomia aziendale nelle scelte imprenditoriali, il Consiglio comunale esprime solidarietà ai lavori, invita a revocare la procedura di licenziamento e ad avviare un tavolo di confronto che garantisca il rispetto della legge, riconosca come centrale e inalienabile il diritto alla dignità dei lavoratori e delle loro famiglie, invita il sindaco a profondere ogni tipo di sostegno anche in collaborazione di altri enti del territorio, adoperarsi (nei limiti delle proprie competenze) per una risoluzione positiva della vertenza».
Prima di passare alla discussione degli otto punti previsti nella convocazione, la consigliera di opposizione Isa De Bari è intervenuta per richiedere l’estensione della ZTL a tutta l’area di banchina Seminario per evitare la presenza di una «cortina di autovetture» dinanzi all’ex Palazzo Dogana.
La discussione è poi entrata nel vivo, discutendo il primo punto all’ordine del giorno, ossia la redazione di un Piano per Insediamenti Produttivi nelle aree non soggette a vincoli all’interno della zona omogenea D1/N come definita dalla variante generale al PRGC definitivamente approvata con deliberazione della Giunta Regionale 31 marzo 2005, n. 489. Reiterazione del vincolo preordinato all’esproprio.
In pratica l’obiettivo sarebbe quello di redigere un nuovo piano per insediamenti produttivi (PIP). Come ha evidenziato l’assessore all’Urbanistica Pietro Mastropasqua, sarebbe un punto di grande interesse per l’amministrazione comunale che avrebbe l’intento di investire sulle aree da destinare ad attività produttive per consentire l’insediamento di nuove imprese che diano sviluppo e ricchezza alla città.
L’avv. Mastropasqua ha ripercorso le azioni che hanno portato alla redazione del provvedimento in discussione, a partire dalla ricognizione dell’esistente (PIP 1 e 2) e la verifica della presenza di lotti assegnabili ad aziende interessare a insediarsi a Molfetta. A questo si aggiungerebbe la questione relativa al PIP 3: divenuto inattuabile poiché è trascorso il tempo fissato per gli espropri. L’intento dell’amministrazione sarebbe quello di prevedere un ulteriore ampliamento di circa 15 ettari a sud dell’area attuale (avremmo così un PIP 4).
La proposta formulata è stata quella di proporre il vincolo di esproprio nell’area definita a “stralcio” del PIP 3, con la prospettiva di tornare successivamente in Consiglio per riproporre il vincolo di esproprio anche nelle aree limitrofe.
La maggioranza, per voce del consigliere Luigi Tridente, a tale proposito ha presentato un ordine del giorno nel quale si chiedeva di confermare quanto riportato nel DUP (Documento unico di programmazione) del 2019, portando a termine nei tempi più celeri possibili le assegnazioni di tutte le aree immediatamente disponibili, fuori dalle interferenze di vincoli e di privilegiare gli insediamenti ad alta capacità occupazionale e di più immediata realizzazione in tutte le aree disponibili, adattando l’area e i lotti alle reali esigenze produttive nonché garanzie di solidità finanziaria e diano disponibilità a concordare col comune tempi certi di realizzazione, corsi formativi in loco, modalità di realizzazione concertata in relazione alla salvaguardia ambientale e nella realizzazione di opere di urbanizzazione anche con l’anticipazione finanziaria.
Quelle che parrebbero richieste migliorative sono state duramente criticate dalle opposizioni, contrarie non solo per le modalità in cui il provvedimento è stato proposto ma anche per il timore che tale provvedimento renda più difficile l’insediamento di piccole attività artigianali.
Queste, infatti, non potrebbero competere con altre aziende perché non sarebbero in grado di garantire un notevole numero di assunzioni.
Altre perplessità hanno riguardato l’influenza della ZES (zona economica speciale) sui i piani per impianti produttivi esistenti o futuri e gli effetti sulla graduatoria delle aziende che stanno attendendo l’assegnazione dei suoli, soprattutto considerando che il PIP 3, in circa 10 anni, non è stato attuato.
Pronta la replica della maggioranza che ha rimarcato come quel piano sia stato bloccato dalla presenza di vincoli idrogeologici, conosciuti sin dal 2011, e per anni non si è fatto nulla per la mitigazione.
Posti ai voti, sia l’ordine del giorno sia l’intero provvedimento sono stati approvati con i voti dei consiglieri di maggioranza.
Al termine della votazione, c’è stato un colpo di scena: i consiglieri di maggioranza hanno proposto di rinviare i sei successivi punti in discussione, tutti riguardanti l’Urbanistica e uno la valutazione della proposta di ricapitalizzazione S.A.N.B., poiché ritenevano necessari ulteriori approfondimenti.
Per la verità, il rinvio della discussione su uno dei punti, quello relativo all’esame delle osservazioni e controdeduzioni sulle varianti alle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore Generale era stato richiesto dalla consigliera di opposizione Paola Natalicchio, autrice di una serie di osservazioni ma assente alla seduta.
Ma, come confermato durante il dibattito la proposta di aggiornamento di tutti i punti non era legata alla richiesta dell’ex sindaco bensì dalla necessità di approfondimenti da parte dei consiglieri di maggioranza.
Dopo un vivace scambio di battute tra maggioranza e opposizione, la proposta è stata messa ai voti, aggiungendo ai 6 punti in questione anche l’ultimo in assoluto, ossia quello sulla “Difesa dell’identità e dell’unitarietà culturale ed economica del sistema di istruzione nazionale avverso le richieste di autonomia differenziata delle regioni.
La richiesta di aggiornamento è stata approvata con 15 voti da parte della maggioranza, 1 voto contrario e una astensione.
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