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Consigli comunali per la maggioranza: tempo sprecato (ma il gettone, no)  
15 aprile 2007

I Consigli Comunali dell'era Antonio Azzollini hanno assunto un copione fisso. La giunta porta nell'aula Carnicella i propri provvedimenti, l'opposizione li analizza minuziosamente, dimostrando d'aver studiato a casa, chiosa, spesso polemizza, dispiega energia e fiato. I consiglieri di maggioranza assistono, senza grande interesse, anzi, con qualche moto di fastidio per quel che appare loro uno spreco di tempo. Maggioranza silenziosa in consiglio comunale Tranne che per il consigliere di Forza Italia, Giusi de Bari, cui è stato dato o che si è autoassegnato il ruolo di interprete ufficiale del verbo di sindaco e giunta, che si fa sentire spesso a difendere le loro proposte, polemizzando con le opposizioni, e per qualche altra rara voce che ogni tanto si alza, i consiglieri di maggioranza non si fanno certo notare per la loro dialettica, risparmiandosi anche le dichiarazioni di voto che, secondo la prassi consigliare, precedono il prender posizione pro o contro un provvedimento, per poi alzare la mano, compatti, approvando “a prescindere” quanto all'ordine del giorno. A conclusione di ogni punto interviene un volenteroso a chiedere “l'immediata esecutività del provvedimento”, e si va avanti. Ormai anche il sindaco quando deve presentare un provvedimento quasi ignora i suoi, forse anche lui, pure sopraccarico di impegni e si, vuole quella che a Molfetta si chiama “la sua soddisfazione” e sa che l'opposizione non gliela negherà, salvo poi trovarsi regolarmente battuta. La prima crepa nella maggioranza Non è dato sapere quanto questa situazione sia dovuta alla libera scelta dei consiglieri di maggioranza o ad un modello predisposto dallo stesso sindaco, assai decisionista e poco incline a vedersi intralciare i suoi piani. Tanto che il primo tentativo di sgambetto e la prima crepa nella compattezza delle manine che si alzano ad approvare i suoi provvedimenti si è manifestata quell'unica volta che non s'è presentato in Consiglio, in ossequio al detto per cui “assente il gatto, i topi ballano”. Nella seduta del 23 marzo, impegnato Azzollini in una riunione nazionale di “Forza Italia”, i quattro consiglieri dell'Udc e Pino Amato hanno trovato il coraggio non solo di dire no, ma di abbandonare l'aula e certo non per improvvisi e privatissimi sopraggiunti impegni. Insomma, il sen. Azzollini non ha potuto lasciar i suoi soli per un po', che subito hanno iniziato a questionare. Una vicenda di cui riferiamo in altre pagine del giornale. Il “Corridoio Mercantile 24” Quello precedente, del 19 marzo, ha registrato il ritorno del consigliere Pino Amato, dopo la revoca degli arresti domiciliari, e un paio di provvedimenti di routine, prima del botto dell'asilo Filippetto. L'adozione del “Corridoio Mercantile 24”, un'area di circa 50mila metri quadri, collocata fra 16 bis e ferrovia, quindi fra porto e Zona Asi, su cui molto ha avuto da ridire soprattutto Lillino Di Gioia; una zona del comparto è stata stralciata, a farla breve perché la proprietaria del suolo desidera conservare il giardino con piante di pregio che ha lì, Di Gioia ha chiesto garanzie che magari fra un po', scomparse le piante, fattasene venir la voglia, la signora non possa costruirci, rischiando di ripetere un caso B4. Soprattutto, i consiglieri di opposizione hanno insistito che fosse chiaro nella delibera che gli edifici da realizzare nel comparto e nelle intere D3 siano da fissare ad uso commerciale, nel timore che la maggioranza, in pratica esauriti i suoli destinabili ad insediamenti produttivi, voglia lasciarsi la porta aperta a poter utilizzare in questo senso anche un'area che, come dice l'art. 38 delle NTA, dovrebbe essere destinata a commercio all'ingrosso, magazzini, depositi, agenzie di servizi, uffici di rappresentanza, banche e, solo nel caso in cui vi sia qualcuno che venda ciò che egli stesso ha costruito, anche alla produzione. Il consiglio comunale di San Giuseppe Nella stessa seduta è passata anche la delibera che autorizza a vendere superfici di proprietà comunale, ad esempio le stradine di campagna, che rientrano nei comparti B3, B2.2, B2.3 e n.18 del P.R.G.C e quindi esprimono volumetria, ma su cui chiaramente il Comune non deve costruire nulla. La minoranza ha chiesto insistentemente di sapere come, quando e perché, cioè di quali aree si trattasse, quando grandi e a quali prezzo fossero vendute. Il sindaco e l'assessore all'Urbanistica PietroUva hanno replicato trattatasi di un semplice atto di indirizzo, anche se diversamente, secondo il consigliere di opposizione Nino Sallustio (Margherita), era espresso sulla delibera. Ma la seduta del 19 viveva tutta nell'attesa della discussione sulla cessione allo Stato della scuola pubblica dell'infanzia “Filippetto”. Punto cui il Consiglio si è dedicato solo dopo una sosta conviviale per festeggiare San Giuseppe, anche questa volta la maggioranza compattamente si è schierata a favore, ma delle zeppole offerte dal consigliere Giusi de Bari. Santificato San Giuseppe, s'è potuto passare a discutere di “Filippetto” - vicenda di cui diamo ampiamente conto in un'altra pagina di Quindici - che per volontà della maggioranza di centro destra, cessa di essere comunale e passa al II Circolo Scolastico Statale “Cesare Battisti”. Un provvedimento che potrebbe esser portata all'attenzione del Tar per verificarne la legittimità. Addio al traliccio di Via Ungaretti Diversamente dal solito il consiglio comunale è stato riconvocato nella stessa settimana per approvare il progetto esecutivo di interramento della linea elettrica che permetterà la rimozione del traliccio di Via Ungaretti. Dopo l'abbandono di Francesco Mangiarano, Pasquale Giancola, Riccardo Di Giovanni e Ottavio Balducci, tutti dell'Udc e di Pino Amato dell'Italia di Mezzo, i consiglieri di maggioranza presenti in aula erano appena 14, s'è potuto andare avanti e approvare il punto all'ordine del giorno solo perché i consiglieri di minoranza sono rimasti, consentendo fosse mantenuto il numero legale e votando a favore. Una scelta, come dichiarato dal consigliere della Margherita, Nino Sallustio, “fatta nell'interesse supremo della città e dei suoi abitanti”. Il mistero della signora polacca La seduta del 23 è stata occupata per buona parte da una serie di interpellanze ed interrogazioni. Dopo sei mesi, Lillino Di Gioia ha avuto risposta ad una sul parco della 167, quello mai aperto, mentre argomentava la sua insoddisfazione per i chiarimenti ricevuti dall'assessore Pierangelo Iurilli, sollecitato a stare nei tempi dal presidente del Consiglio, Nicola Camporeale, s'è sentito offeso, ha preso le sue carte e abbandonato l'aula. Ha potuto così avere per sé tutta l'attenzione il consigliere dell'Udeur, Mariano Caputo che - e non è la prima volta – si appassiona assai all'Asm, questa volta volendo sapere non solo quanti portatili e penne usb siano in dotazione del personale e come si smaltiscono i pneumatici, ma anche, un brivido di autentico interesse ha scosso l'aula come non accadeva dall'inizio della seduta, chi sia la misteriosa signora polacca che “si dice” la fa da padrona negli uffici dell'Asm, servendosi dei telefoni e di un'auto in dotazione all'azienda. L'assessore Carmela Minuto, fosca più che mai per la vicenda dell'Udc, ha replicato che da una nota dell'azienda di questa signora non risultava traccia. Delusione fra consiglieri e pubblico di sesso maschile, da cui s'era già sentito qualcuno che chiedeva con una sua personale interpellanza: “Ma almeno è bona”?
Autore: Lella Salvemini
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