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Confindustria: strumento da rivedere. Sindacati: da cancellare subito, è solo sfruttamento
15 gennaio 2017

Cosa ne pensano dei voucher le parti sociali? Per Domenico De Bartolomeo, presidente Confindustria Bari e Bat «l’aumento dell’utilizzo dei voucher è un fenomeno che va tenuto sotto osservazione e che va approfondito, anche eventualmente rivedendo l’attuale normativa. Sicuramente deve essere arginato ogni tentativo di utilizzare impropriamente gli strumenti giuridici esistenti, perché ciò danneggia innanzitutto le aziende sane, oltre che i lavoratori». Ma per la Cgil i voucher sono da cancellare, lo ha detto il segretario generale Susanna Camusso ieri, e questa posizione è condivisa da Pino Gesmundo segretario generale di Puglia: «Gli utilizzatori in Puglia nel 2015 sono stati poco oltre 100mila, per una media di 43 voucher a testa e un reddito di 320 euro, se reddito si può chiamare. Questo strumento ha impoverito e precarizzato ancor più il mercato del lavoro ed è servito invece a nascondere lavoro nero e grigio. E se anche fosse vera una sola delle due ipotesi, trova fondamento quanto ha sempre affermato la Cgil, che ha raccolto oltre un milione di firme per sostenere un referendum con il quale si chiede di abrogare i voucher. Attendiamo la decisione della Consulta sull’ammissibilità dei quesiti, ma il fallimento e la bocciatura prima ancora che dai cittadini è stata decretata dai numeri». Più possibilista, nel senso di una modifica, è Daniela Fumarola, segretario generale Cisl di Puglia: «Lo strumento del voucher era nato per assicurare la legalità nei lavori stagionali o saltuari. La sua utilità si riferiva ad un utilizzo non distorto così come, invece, certifica anno dopo anno l’Inps. Quindi non serve cancellarli ma modificarli e stanare gli abusi perché sono la prova che un utilizzo sbagliato evidenzia la tendenza a sottopagare i lavoratori. Dobbiamo insistere a tenere viva l’attenzione su questo fenomeno ed alzare la voce affinché si intensifichino i controlli e la vigilanza visto che il lavoro occasionale continuerà a richiedere forme di pagamento flessibili come dovrebbero essere i voucher. La crescita esponenziale che si è registrata in questi anni in Puglia è nei fatti oltre che nei numeri: se anche all’interno di specifici settori regionali se ne contenesse l’uso, limitandoli al perimetro per cui erano nati e cancellandoli dai lavori edili e agricoli, rientreremmo in parametri statistici di più semplice gestione. Per la Cisl rimangono comunque utili, ad esempio, per il lavoro domestico ad ore, le fiere, le ripetizioni e le manifestazioni in cui è richiesta una prestazione d’opera limitata nel tempo». Sulla stessa linea Aldo Pugliese, segretario generale Uil Puglia – Bari/ Bat: «Se si potessero eliminare, sarebbe la cosa migliore; ma siccome non sembra debba andare così, l’alternativa è trovare una soluzione che sia valida e realmente utile al lavoratore. Diciamo che una possibilità è destinarli a quelle attività temporanee, di pochi giorni, che in qualche modo darebbero una mano al precariato. Quelle, insomma, occasionali. Invece molte volte i voucher vengono utilizzati quando è necessario coprire il lavoro nero e così hanno finito per favorire illegalità, avvantaggiare il lavoro irregolare e insicuro, alimentare precarietà, sfruttamento e caporalato. Il che, ovviamente, diventa inaccettabile. L’uso indiscriminato che se ne è fatto negli ultimi due anni, con un incremento a dismisura che certamente non aiuta il mercato del lavoro, è diventata una piaga insostenibile che si è ormai estesa in tutti i settori. Per porre un riparo si dovrebbe finalmente stabilire e fissare dei paletti: chiarire, ad esempio, quali sono le attività e quali i tempi dell’utilizzo. Inutile girare intorno: siamo di fronte ad una vergogna tutta italiana che deve essere affrontata in tempi brevi. Il ministro si è impegnato a rivedere il tutto, ma restiamo insoddisfatti. Non basta rivedere, bisogna radicalmente cambiare».

Autore: Felice de Sanctis
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